Nella concezione di John Rawls, come è noto, l’altro che merita riconoscimento e tutela è il soggetto –in quanto- svantaggiato dalla distribuzione causale delle risorse ad opera della lotteria naturale. Ma perché considerarci responsabili per l’altro? Perché assumere obblighi nei confronti dei soggetti, non solo economicamente, più deboli? Le teorie dei diritti fondamentali non hanno ancora trovato risposta a questo problema, a dispetto della sua urgenza negli instabili equilibri della geopolitica mondiale. Molte decisioni interne agli ordinamenti, relative ai criteri di distribuzione dei beni fondamentali, infatti, oggi sono caratterizzate da un’ultra-attività, incidendo in gran parte su soggetti –l’altro-non cittadino- che non hanno sottoscritto, neanche indirettamente tali decisioni. Tutto ciò conferma l’irrimediabile usura dei criteri di legittimazione della democrazia procedurale tarati su ambiti di cittadinanza nazionale e la necessità che la fondazione dei diritti assuma, come base di riferimento, non il cittadino, ma l’individuo come persona umana e informi procedure discorsive idealmente aperte a tutti i destinatari delle decisioni. L’opzione non necessita tuttavia il rinvio alla condivisione di un ambito solidaristico: essa fonda sulla considerazione realistica delle stesse condizioni di effettività dell’ordinamento giuridico e, quindi, sulle condizioni di garanzia degli stessi diritti di chi si riconosce responsabile dell’altro.

Effettività, diritti ed istituzioni. Note a margine della teoria della giustizia come equità

IORIO, Vito
2004-01-01

Abstract

Nella concezione di John Rawls, come è noto, l’altro che merita riconoscimento e tutela è il soggetto –in quanto- svantaggiato dalla distribuzione causale delle risorse ad opera della lotteria naturale. Ma perché considerarci responsabili per l’altro? Perché assumere obblighi nei confronti dei soggetti, non solo economicamente, più deboli? Le teorie dei diritti fondamentali non hanno ancora trovato risposta a questo problema, a dispetto della sua urgenza negli instabili equilibri della geopolitica mondiale. Molte decisioni interne agli ordinamenti, relative ai criteri di distribuzione dei beni fondamentali, infatti, oggi sono caratterizzate da un’ultra-attività, incidendo in gran parte su soggetti –l’altro-non cittadino- che non hanno sottoscritto, neanche indirettamente tali decisioni. Tutto ciò conferma l’irrimediabile usura dei criteri di legittimazione della democrazia procedurale tarati su ambiti di cittadinanza nazionale e la necessità che la fondazione dei diritti assuma, come base di riferimento, non il cittadino, ma l’individuo come persona umana e informi procedure discorsive idealmente aperte a tutti i destinatari delle decisioni. L’opzione non necessita tuttavia il rinvio alla condivisione di un ambito solidaristico: essa fonda sulla considerazione realistica delle stesse condizioni di effettività dell’ordinamento giuridico e, quindi, sulle condizioni di garanzia degli stessi diritti di chi si riconosce responsabile dell’altro.
2004
8814114021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/3122564
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