Fin dalla nascita delle scienze della società gli studiosi hanno rivolto la loro attenzione a una serie di fenomeni alcuni dei quali, a una superficiale analisi, potevano essere ricondotti ad azioni del tutto individuali o devianti. Tra questi troviamo sicuramente il suicidio, ma questa posizione che potremmo definire di senso comune è stata smentita nel corso dei secoli dalle differenti teorie e ipotesi interpretative che si sono susseguite in ambito sociologico. Il problema della scelta di darsi la morte è complesso e storicamente è stato ampiamente trattato da differenti discipline, ma la peculiarità del comportamento suicida è rilevabile nel fatto che esso non si può ridurre a un fatto eccezionale. La sociologia, fin dalla sua nascita, ha provato a fornire delle risposte, ma studiare un argomento così dibattuto quale il suicidio, porta il ricercatore a dover scontrarsi con molteplici difficoltà di carattere culturale e metodologico. Alla luce di ciò, nel presente lavoro, si proverà a fornire una disamina quanto più esaustiva possibile delle teorie e della metodologie che si sono susseguite nel corso dei secoli nello studio del suicidio, partendo da aspetti di carattere epistemologico per giungere ad una sistematizzazione della definizione dello stesso fenomeno. Questo processo di sistematizzazione consentirà, nella parte finale del contributo, di presentare ulteriori riflessioni a supporto del fatto che il suicidio non può e non debba essere considerato un’azione deviante per due ordini di motivi: il primo è che il suicidio si configura come un fenomeno che non presenta gli elementi tipici di un comportamento deviante, e il secondo è che esso non è osservato/giudicato attraverso la lente del diritto, ma piuttosto attraverso la religione e la morale.
Suicidio
MANGONE, Emiliana
2012-01-01
Abstract
Fin dalla nascita delle scienze della società gli studiosi hanno rivolto la loro attenzione a una serie di fenomeni alcuni dei quali, a una superficiale analisi, potevano essere ricondotti ad azioni del tutto individuali o devianti. Tra questi troviamo sicuramente il suicidio, ma questa posizione che potremmo definire di senso comune è stata smentita nel corso dei secoli dalle differenti teorie e ipotesi interpretative che si sono susseguite in ambito sociologico. Il problema della scelta di darsi la morte è complesso e storicamente è stato ampiamente trattato da differenti discipline, ma la peculiarità del comportamento suicida è rilevabile nel fatto che esso non si può ridurre a un fatto eccezionale. La sociologia, fin dalla sua nascita, ha provato a fornire delle risposte, ma studiare un argomento così dibattuto quale il suicidio, porta il ricercatore a dover scontrarsi con molteplici difficoltà di carattere culturale e metodologico. Alla luce di ciò, nel presente lavoro, si proverà a fornire una disamina quanto più esaustiva possibile delle teorie e della metodologie che si sono susseguite nel corso dei secoli nello studio del suicidio, partendo da aspetti di carattere epistemologico per giungere ad una sistematizzazione della definizione dello stesso fenomeno. Questo processo di sistematizzazione consentirà, nella parte finale del contributo, di presentare ulteriori riflessioni a supporto del fatto che il suicidio non può e non debba essere considerato un’azione deviante per due ordini di motivi: il primo è che il suicidio si configura come un fenomeno che non presenta gli elementi tipici di un comportamento deviante, e il secondo è che esso non è osservato/giudicato attraverso la lente del diritto, ma piuttosto attraverso la religione e la morale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.