1. Gli orientamenti ermeneutico-metodologici della ricerca di Laura Clarizia L’obiettivo principale che ha guidato il lavoro di ricerca era nella possibilità di delineare alcuni possibili profili dei giovani rispetto agli orientamenti e alle modalità di adesione agli ideali sportivi. In questa direzione, una delle ipotesi di fondo riguardava l’idea che, in generale, l’essere socializzati/educati al riconoscimento di modalità relazionali improntate alla condivisione ed al rispetto di un sistema di regole (e lo sport può svolgere una importante funzione in questo senso), può sospingere verso un atteggiamento relazionale non violento. Questa predisposizione positiva verso comportamenti non violenti trova una sua possibile base costitutiva nei processi di costruzione dell’identità personale e in un chiaro senso di appartenenza ad una comunità/gruppo che non sia prevaricante rispetto alla propria identità personale. In altri termini, il riconoscimento di una definizione/distinzione della propria identità individuale all’interno dell’ambito di appartenenza può indurre una maggiore abilità a resistere alle pressioni del gruppo e del contesto in cui si scatenano comportamenti violenti. Se ad una chiara differenziazione della propria individualità (sé/gruppo), conseguono comportamenti più equilibrati, al contrario, il riconoscimento di sé e della propria identità esclusivamente o principalmente nel gruppo (e nel tifo per il proprio gruppo) rende disponibili e facilmente condizionabili all’assunzione di comportamenti violenti. Per la tipologia dell’indagine si è scelto di utilizzare un metodo quali-quantitativo, capace di valorizzare la specificità del percorso di costruzione identitaria dei singoli, garantendo tuttavia una adeguata generalizzazione dei dati raccolti che consentisse di trarre delle conclusioni rappresentative. In questa prospettiva il lavoro di ricerca si è configurato come un’indagine conoscitiva degli atteggiamenti e comportamenti dei giovani (tifosi e non/praticanti uno sport e non praticanti) all’interno di contesti caratterizzati dalla presenza di attività sportive (soprattutto calcio), a livello professionistico o semiprofessionistico, tradizionalmente seguite con una particolare attenzione. Lo strumento principale per la raccolta dei dati, dal punto di vista quantitativo, è stato costituito da un questionario capace di descrivere, accanto alle informazioni di tipo generale e comportamentale dei soggetti, anche la percepita propensione a comportamenti violenti/non violenti e, in genere, le tendenze, più o meno stabili, di personalità. Il questionario è stato integrato da strumenti di tipo qualitativo (interviste ermeneutiche e focus group), per indagare in profondità alcune delle variabili che potevano risultare significative dall’analisi dei questionari. La ricerca, dunque, è stata finalizzata a ritrovare i percorsi prevalenti di costruzione dell’identità giovanile, sempre in procedurale contaminazione tra autobiografia personale-familiare e autobiografia sociale. Nelle storie autobiografiche raccolte è stato ricercato, in modo particolare, il ruolo svolto dall’attività sportiva, praticata e/o oggetto di tifo e di aggregazione sociale, ai fini della costruzione dell’identità personale. Da questo punto di vista si è ricercato il modo in cui, anche attraverso l’appartenenza sociale a un gruppo (sportivo e/o tifistico), andassero elaborandosi le dimensioni (familiari, amicali, sociali) dell’autobiografia personale. L’ipotesi che ha guidato il lavoro è stata la ricerca di una possibile differenziazione, nei vari profili, relativamente al ruolo svolto dallo sport praticato e/o dal tifo, così da individuare quanto il processo (autobiografico) di costruzione dell’identità personale potesse risultare più o meno esasperatamente agganciato al tifo sportivo. Tra i due profili di identità che, relativamente a questa variabile, possono occupare le posizioni estreme di un continuum (identità giovanili fortemente condizionate da processi di identificazione socio-sportivi versus identità giovanili nelle quali non è riconoscibile alcun ruolo formativo svolto dallo sport come fenomeno sociale totale, secondo la nota definizione di Marcel Mauss) sono anche emersi i luoghi formativi del quotidiano giovanile (famiglia, scuola, amici, relazioni sentimentali, tempo libero…) con le loro, più o meno forti, più o meno positive, valenze. La scelta dell’intervista ermeneutica che ha affiancato la somministrazione del questionario, in gran parte strutturato, è stata motivata dall’esigenza di eliminare il più possibile, dalla ricerca, possibili distorsioni interpretative da parte del ricercatore-intervistatore. Nella forte correlazione tra interesse e sport nell’età adolescenziale, un contesto di indagine centrale nelle interviste ermeneutiche è stato lo sport spettacolo, in quanto fenomeno psicosociale esteso e intenso, sorta di mito collettivo sul quale sembrano essere veicolati, a livello locale, nazionale e internazionale significati, valori, aspettative, sogni, ansie, frustrazioni, …processi di autonarrazioni personali-sociali. Gli interessi adolescenziali e giovanili, punto di raccordo tra il soggetto e il contesto in cui vive, sono stati, dunque, l’elemento chiave che ha guidato l’elaborazione del questionario e, nelle interviste, sono emersi come cartina di tornasole dei processi formativi. Gli interessi hanno grossa importanza da un punto di vista formativo, per cui è proprio a partire dall’analisi delle funzioni e dei significati che gli interessi, sportivi in particolare, vengono ad assumere per gli adolescenti che è possibile cogliere i dinamismi profondi dei processi maturativi. Si può qui anticipare che, tra le funzioni significative emerse nella personalità dei soggetti che praticano attività ludico-motorie e sportive, particolarmente significativi sono alcuni processi quali il deflusso delle emozioni, il sostegno all’autostima, la riorganizzazione dello schema corporeo; inoltre, i soggetti che partecipano a forme aggregative sportive sembrano favoriti nella competenza spazio socio-relazionale. Il questionario elaborato nell’ambito della ricerca presentava domande sia chiuse che aperte (vedi Appendice n.2: Il Questionario). Quando la compilazione non si è avvalsa della presenza di un intervistatore precedentemente addestrato, la distribuzione del questionario è stata accompagnata da una lettera consegnata al soggetto, al fine di elevarne il livello di motivazione e di attenzione al compito (vedi Appendice n.1: La lettera motivazionale). Le aree indagate sono state molteplici: dal rapporto con la scuola, la famiglia e gli amici alle modalità di impiego del tempo libero; dallo sport praticato o visionato alle personali idee sullo sport e sui possibili episodi di violenza connessi al tifo. Nei fatti il questionario, semistrutturato, era teso a raccogliere diverse tipologie di informazioni: informazioni di tipo socioanagrafico; informazioni relative al sistema di relazioni familiari; informazioni relative al sistema di relazioni amicali e alle modalità di fruizione del tempo libero; informazioni relative al modo di percepire l’attività sportiva; opinioni sulle modalità di fruizione delle pratiche sportive; informazioni tese a rilevare le proprie capacità di resistere alle pressioni di gruppo e alle frustrazioni; informazioni relative alle convinzioni circa le capacità di affermare le proprie opinioni e di mantenere relazioni sociali. Relativamente a questi ultimi aspetti, nel questionario, sono state incluse e somministrate alcune scale di autoefficacia percepita, che “corrisponde alla convinzione che l’individuo ha di essere capace di dominare specifiche attività, situazioni o aspetti del proprio funzionamento psicologico e sociale”(Caprara, 2001, p.8) ; dunque le scale di autoefficacia misurano “quanto le persone ritengono di essere in grado di fare, sentire, esprimere, essere e divenire, cioè delle percezioni delle capacità personali” (ibidem). In questo senso, “la valutazione dell’autoefficacia in realtà è sempre valutazione dell’autoefficacia percepita, dal momento che la percezione che le persone hanno della propria capacità è ciò che, secondo la teoria sociocognitiva, più strettamente riflette e determina l’efficacia della prestazione” (ibidem). L’articolazione dello strumento di rilevazione è stata dunque definita non solo in vista dell’esigenza di descrivere e stimare le singole variabili rispetto agli obiettivi conoscitivi ma anche relativamente alla finalità di rilevare eventuali relazioni tra variabili specifiche della popolazione. D’altra parte, come è stato evidenziato, “…solo raramente la stima di singole variabili esaurisce l’interesse del ricercatore (analisi monovariata)…; il ricercatore sociale è soprattutto interessato alla relazione tra variabili” (Corbetta, 1999, p.337). In relazione a questi orientamenti di ricerca è stato adottato un piano di indagine adeguato a ricomporre un quadro di analisi della pratica e degli atteggiamenti degli studenti relativamente al tifo e, più in generale, verso una adesione non violenta all’ideale sportivo. In riferimento a tali aspetti ci si è orientati alla definizione di un disegno campionario che, al di là di ogni pretesa di significatività statistica, consentisse di ottenere sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista della variabilità interna, una adeguata rappresentatività dell’universo giovanile indagato. In particolare, il campo di indagine è stato ricondotto all’ambito territoriale della provincia di Salerno, mentre l’universo di riferimento è stato individuato nella popolazione studentesca delle scuole medie superiori. In questo senso si è proceduto alla definizione di un piano di campionamento ragionato che si è avvalso di una “procedura di stratificazione” dove per la definizione degli strati sono stati presi in considerazione quali elementi significativi: la territorialità; l'intero ciclo degli Istituti Superiori; la tipologia degli indirizzi di studio; l’età; l'appartenenza di genere. Operativamente la popolazione studentesca di riferimento è stata individuata rispetto a quelle aree territoriali, a sud e a nord del capoluogo di provincia, presso le quali si registra una significativa presenza di attività sportive e dove le vicende calcistiche locali hanno una particolare risonanza nei contesti di riferimento. Nello specifico i comuni selezionati sono stati: Salerno; Battipaglia, Eboli, Sapri (a sud); Nocera Inferiore, Angri e Pagani (a Nord). Per ogni ambito territoriale sono stati selezionati due licei e due tipi di istituti tecnici , per un complesso di 23 istituti di scuola media superiore, di cui 11 licei e 12 istituti tecnici. Per ogni tipologia di istituto è stata prevista la selezione, nell’ambito del quinquennio scolastico, di 10 studenti per classe, in modo da comporre, tenendo conto anche del genere, una quota complessiva di 100 interviste utili per area geografica. Onde garantire la completezza delle interviste previste, i rilevatori hanno di solito realizzato almeno 3 interviste di “riserva” e, nel computo complessivo, le interviste utili sono risultate, in media, pari a 104,5 per ambito territoriale. Nel complesso si è cercato di garantire una numerosità costante delle unità campionate rispetto ai vari “strati”, che è risultata di circa il 10% per tipo di istituto, del 20% per classe, del 14% per territorio. A queste si affiancano quote piuttosto equilibrate rispetto al sesso e all’età degli intervistati. In questo modo il campione ottenuto è da considerarsi ponderato rispetto all’articolazione degli elementi significativi presi a riferimento, sufficientemente rappresentativo dell’universo e di ampiezza adeguata (732 unità) all’analisi di possibili relazioni tra le caratteriste rilevate. (tabb. 1,2,3). tab.1 Distribuzione delle quote campionarie rispetto alle classi, al tipo di Istituto e al territorio v.a. I II III IV V Comuni Licei I.T. Licei I.T. Licei I.T. Licei I.T. Licei I.T. Totale Nocera inf. 11 12 10 10 11 10 10 10 10 10 104 Angri 10 10 11 12 11 10 11 11 10 10 106 Pagani 10 10 11 10 11 11 11 11 10 10 105 Salerno 11 12 11 12 10 11 11 11 10 10 109 Battipaglia 11 11 10 10 11 10 10 10 10 10 103 Eboli 11 10 10 10 11 10 10 10 11 11 104 Sapri 11 10 10 10 10 10 10 10 10 10 101 Totale 75 75 73 74 75 72 73 73 71 71 732 v.%riga 10,25 10,25 9,97 10,11 10,25 9,84 9,97 9,97 9,70 9,70 100 tab.2 Distribuzione degli intervistati rispetto alla classe e al sesso v.% Sesso Classi Maschio Femmina Totale I 21,1 19,8 20,5 II 19,8 20,4 20,1 III 18,5 21,8 20,1 IV 19,8 20,1 19,9 V 20,8 17,8 19,4 Totale 100 100 100 n. casi 384 348 732 52,5% 47,5% 100% tab.3 Distribuzione degli intervistati rispetto all’età e alla classe frequentata v.% Classi Scolastiche Età* I II III IV V Totale 14-15 anni 98,0 28,6 25,8 16 anni 2,0 70,1 22,4 19,0 17 anni 1,4 71,4 24,7 19,5 18 anni 6,1 70,5 12,7 17,8 19-20 anni 4,8 87,3 17,9 Totale 100 100 100 100 100 100 *Età media 16,8
Gli orientamenti ermeneutico-metodologici della ricerca, in AA.VV., "Costruttori d'identità. Gioco, Sport, Tifo"
CLARIZIA, Laura
2008-01-01
Abstract
1. Gli orientamenti ermeneutico-metodologici della ricerca di Laura Clarizia L’obiettivo principale che ha guidato il lavoro di ricerca era nella possibilità di delineare alcuni possibili profili dei giovani rispetto agli orientamenti e alle modalità di adesione agli ideali sportivi. In questa direzione, una delle ipotesi di fondo riguardava l’idea che, in generale, l’essere socializzati/educati al riconoscimento di modalità relazionali improntate alla condivisione ed al rispetto di un sistema di regole (e lo sport può svolgere una importante funzione in questo senso), può sospingere verso un atteggiamento relazionale non violento. Questa predisposizione positiva verso comportamenti non violenti trova una sua possibile base costitutiva nei processi di costruzione dell’identità personale e in un chiaro senso di appartenenza ad una comunità/gruppo che non sia prevaricante rispetto alla propria identità personale. In altri termini, il riconoscimento di una definizione/distinzione della propria identità individuale all’interno dell’ambito di appartenenza può indurre una maggiore abilità a resistere alle pressioni del gruppo e del contesto in cui si scatenano comportamenti violenti. Se ad una chiara differenziazione della propria individualità (sé/gruppo), conseguono comportamenti più equilibrati, al contrario, il riconoscimento di sé e della propria identità esclusivamente o principalmente nel gruppo (e nel tifo per il proprio gruppo) rende disponibili e facilmente condizionabili all’assunzione di comportamenti violenti. Per la tipologia dell’indagine si è scelto di utilizzare un metodo quali-quantitativo, capace di valorizzare la specificità del percorso di costruzione identitaria dei singoli, garantendo tuttavia una adeguata generalizzazione dei dati raccolti che consentisse di trarre delle conclusioni rappresentative. In questa prospettiva il lavoro di ricerca si è configurato come un’indagine conoscitiva degli atteggiamenti e comportamenti dei giovani (tifosi e non/praticanti uno sport e non praticanti) all’interno di contesti caratterizzati dalla presenza di attività sportive (soprattutto calcio), a livello professionistico o semiprofessionistico, tradizionalmente seguite con una particolare attenzione. Lo strumento principale per la raccolta dei dati, dal punto di vista quantitativo, è stato costituito da un questionario capace di descrivere, accanto alle informazioni di tipo generale e comportamentale dei soggetti, anche la percepita propensione a comportamenti violenti/non violenti e, in genere, le tendenze, più o meno stabili, di personalità. Il questionario è stato integrato da strumenti di tipo qualitativo (interviste ermeneutiche e focus group), per indagare in profondità alcune delle variabili che potevano risultare significative dall’analisi dei questionari. La ricerca, dunque, è stata finalizzata a ritrovare i percorsi prevalenti di costruzione dell’identità giovanile, sempre in procedurale contaminazione tra autobiografia personale-familiare e autobiografia sociale. Nelle storie autobiografiche raccolte è stato ricercato, in modo particolare, il ruolo svolto dall’attività sportiva, praticata e/o oggetto di tifo e di aggregazione sociale, ai fini della costruzione dell’identità personale. Da questo punto di vista si è ricercato il modo in cui, anche attraverso l’appartenenza sociale a un gruppo (sportivo e/o tifistico), andassero elaborandosi le dimensioni (familiari, amicali, sociali) dell’autobiografia personale. L’ipotesi che ha guidato il lavoro è stata la ricerca di una possibile differenziazione, nei vari profili, relativamente al ruolo svolto dallo sport praticato e/o dal tifo, così da individuare quanto il processo (autobiografico) di costruzione dell’identità personale potesse risultare più o meno esasperatamente agganciato al tifo sportivo. Tra i due profili di identità che, relativamente a questa variabile, possono occupare le posizioni estreme di un continuum (identità giovanili fortemente condizionate da processi di identificazione socio-sportivi versus identità giovanili nelle quali non è riconoscibile alcun ruolo formativo svolto dallo sport come fenomeno sociale totale, secondo la nota definizione di Marcel Mauss) sono anche emersi i luoghi formativi del quotidiano giovanile (famiglia, scuola, amici, relazioni sentimentali, tempo libero…) con le loro, più o meno forti, più o meno positive, valenze. La scelta dell’intervista ermeneutica che ha affiancato la somministrazione del questionario, in gran parte strutturato, è stata motivata dall’esigenza di eliminare il più possibile, dalla ricerca, possibili distorsioni interpretative da parte del ricercatore-intervistatore. Nella forte correlazione tra interesse e sport nell’età adolescenziale, un contesto di indagine centrale nelle interviste ermeneutiche è stato lo sport spettacolo, in quanto fenomeno psicosociale esteso e intenso, sorta di mito collettivo sul quale sembrano essere veicolati, a livello locale, nazionale e internazionale significati, valori, aspettative, sogni, ansie, frustrazioni, …processi di autonarrazioni personali-sociali. Gli interessi adolescenziali e giovanili, punto di raccordo tra il soggetto e il contesto in cui vive, sono stati, dunque, l’elemento chiave che ha guidato l’elaborazione del questionario e, nelle interviste, sono emersi come cartina di tornasole dei processi formativi. Gli interessi hanno grossa importanza da un punto di vista formativo, per cui è proprio a partire dall’analisi delle funzioni e dei significati che gli interessi, sportivi in particolare, vengono ad assumere per gli adolescenti che è possibile cogliere i dinamismi profondi dei processi maturativi. Si può qui anticipare che, tra le funzioni significative emerse nella personalità dei soggetti che praticano attività ludico-motorie e sportive, particolarmente significativi sono alcuni processi quali il deflusso delle emozioni, il sostegno all’autostima, la riorganizzazione dello schema corporeo; inoltre, i soggetti che partecipano a forme aggregative sportive sembrano favoriti nella competenza spazio socio-relazionale. Il questionario elaborato nell’ambito della ricerca presentava domande sia chiuse che aperte (vedi Appendice n.2: Il Questionario). Quando la compilazione non si è avvalsa della presenza di un intervistatore precedentemente addestrato, la distribuzione del questionario è stata accompagnata da una lettera consegnata al soggetto, al fine di elevarne il livello di motivazione e di attenzione al compito (vedi Appendice n.1: La lettera motivazionale). Le aree indagate sono state molteplici: dal rapporto con la scuola, la famiglia e gli amici alle modalità di impiego del tempo libero; dallo sport praticato o visionato alle personali idee sullo sport e sui possibili episodi di violenza connessi al tifo. Nei fatti il questionario, semistrutturato, era teso a raccogliere diverse tipologie di informazioni: informazioni di tipo socioanagrafico; informazioni relative al sistema di relazioni familiari; informazioni relative al sistema di relazioni amicali e alle modalità di fruizione del tempo libero; informazioni relative al modo di percepire l’attività sportiva; opinioni sulle modalità di fruizione delle pratiche sportive; informazioni tese a rilevare le proprie capacità di resistere alle pressioni di gruppo e alle frustrazioni; informazioni relative alle convinzioni circa le capacità di affermare le proprie opinioni e di mantenere relazioni sociali. Relativamente a questi ultimi aspetti, nel questionario, sono state incluse e somministrate alcune scale di autoefficacia percepita, che “corrisponde alla convinzione che l’individuo ha di essere capace di dominare specifiche attività, situazioni o aspetti del proprio funzionamento psicologico e sociale”(Caprara, 2001, p.8) ; dunque le scale di autoefficacia misurano “quanto le persone ritengono di essere in grado di fare, sentire, esprimere, essere e divenire, cioè delle percezioni delle capacità personali” (ibidem). In questo senso, “la valutazione dell’autoefficacia in realtà è sempre valutazione dell’autoefficacia percepita, dal momento che la percezione che le persone hanno della propria capacità è ciò che, secondo la teoria sociocognitiva, più strettamente riflette e determina l’efficacia della prestazione” (ibidem). L’articolazione dello strumento di rilevazione è stata dunque definita non solo in vista dell’esigenza di descrivere e stimare le singole variabili rispetto agli obiettivi conoscitivi ma anche relativamente alla finalità di rilevare eventuali relazioni tra variabili specifiche della popolazione. D’altra parte, come è stato evidenziato, “…solo raramente la stima di singole variabili esaurisce l’interesse del ricercatore (analisi monovariata)…; il ricercatore sociale è soprattutto interessato alla relazione tra variabili” (Corbetta, 1999, p.337). In relazione a questi orientamenti di ricerca è stato adottato un piano di indagine adeguato a ricomporre un quadro di analisi della pratica e degli atteggiamenti degli studenti relativamente al tifo e, più in generale, verso una adesione non violenta all’ideale sportivo. In riferimento a tali aspetti ci si è orientati alla definizione di un disegno campionario che, al di là di ogni pretesa di significatività statistica, consentisse di ottenere sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista della variabilità interna, una adeguata rappresentatività dell’universo giovanile indagato. In particolare, il campo di indagine è stato ricondotto all’ambito territoriale della provincia di Salerno, mentre l’universo di riferimento è stato individuato nella popolazione studentesca delle scuole medie superiori. In questo senso si è proceduto alla definizione di un piano di campionamento ragionato che si è avvalso di una “procedura di stratificazione” dove per la definizione degli strati sono stati presi in considerazione quali elementi significativi: la territorialità; l'intero ciclo degli Istituti Superiori; la tipologia degli indirizzi di studio; l’età; l'appartenenza di genere. Operativamente la popolazione studentesca di riferimento è stata individuata rispetto a quelle aree territoriali, a sud e a nord del capoluogo di provincia, presso le quali si registra una significativa presenza di attività sportive e dove le vicende calcistiche locali hanno una particolare risonanza nei contesti di riferimento. Nello specifico i comuni selezionati sono stati: Salerno; Battipaglia, Eboli, Sapri (a sud); Nocera Inferiore, Angri e Pagani (a Nord). Per ogni ambito territoriale sono stati selezionati due licei e due tipi di istituti tecnici , per un complesso di 23 istituti di scuola media superiore, di cui 11 licei e 12 istituti tecnici. Per ogni tipologia di istituto è stata prevista la selezione, nell’ambito del quinquennio scolastico, di 10 studenti per classe, in modo da comporre, tenendo conto anche del genere, una quota complessiva di 100 interviste utili per area geografica. Onde garantire la completezza delle interviste previste, i rilevatori hanno di solito realizzato almeno 3 interviste di “riserva” e, nel computo complessivo, le interviste utili sono risultate, in media, pari a 104,5 per ambito territoriale. Nel complesso si è cercato di garantire una numerosità costante delle unità campionate rispetto ai vari “strati”, che è risultata di circa il 10% per tipo di istituto, del 20% per classe, del 14% per territorio. A queste si affiancano quote piuttosto equilibrate rispetto al sesso e all’età degli intervistati. In questo modo il campione ottenuto è da considerarsi ponderato rispetto all’articolazione degli elementi significativi presi a riferimento, sufficientemente rappresentativo dell’universo e di ampiezza adeguata (732 unità) all’analisi di possibili relazioni tra le caratteriste rilevate. (tabb. 1,2,3). tab.1 Distribuzione delle quote campionarie rispetto alle classi, al tipo di Istituto e al territorio v.a. I II III IV V Comuni Licei I.T. Licei I.T. Licei I.T. Licei I.T. Licei I.T. Totale Nocera inf. 11 12 10 10 11 10 10 10 10 10 104 Angri 10 10 11 12 11 10 11 11 10 10 106 Pagani 10 10 11 10 11 11 11 11 10 10 105 Salerno 11 12 11 12 10 11 11 11 10 10 109 Battipaglia 11 11 10 10 11 10 10 10 10 10 103 Eboli 11 10 10 10 11 10 10 10 11 11 104 Sapri 11 10 10 10 10 10 10 10 10 10 101 Totale 75 75 73 74 75 72 73 73 71 71 732 v.%riga 10,25 10,25 9,97 10,11 10,25 9,84 9,97 9,97 9,70 9,70 100 tab.2 Distribuzione degli intervistati rispetto alla classe e al sesso v.% Sesso Classi Maschio Femmina Totale I 21,1 19,8 20,5 II 19,8 20,4 20,1 III 18,5 21,8 20,1 IV 19,8 20,1 19,9 V 20,8 17,8 19,4 Totale 100 100 100 n. casi 384 348 732 52,5% 47,5% 100% tab.3 Distribuzione degli intervistati rispetto all’età e alla classe frequentata v.% Classi Scolastiche Età* I II III IV V Totale 14-15 anni 98,0 28,6 25,8 16 anni 2,0 70,1 22,4 19,0 17 anni 1,4 71,4 24,7 19,5 18 anni 6,1 70,5 12,7 17,8 19-20 anni 4,8 87,3 17,9 Totale 100 100 100 100 100 100 *Età media 16,8I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.