Il denso saggio ricostruisce gli intrecci di potere tra la nobiltà e gli istituti religiosi femminili durante l’età moderna, quando le dinamiche di implementazione e consolidamento del casato implicano strategie di pianificazione demografica e patrimoniale che prevedono la scelta monastica per le fanciulle. I monasteri femminili, quindi, rappresentano nell’antico regime degli indiscutibili centri di potere politico, economico e sociale, profondamente integrati nel tessuto urbano, sia dal punto di vista materiale – con l’imponenza delle loro architetture – sia dal punto di vista immateriale – con il loro universo di simboli religiosi, culturali e la loro incidenza in ambito economico, giuridico ed amministrativo. I cenobi femminili costituiscono uno dei soggetti di quella pluralità giurisdizionale tipica dello Stato moderno, il quale nel suo processo di affermazione deve costantemente mediare con gli organismi di potere a livello locale, detentori di antichi privilegi e tutori di interessi e tradizioni di natura “corporativa”. Il ruolo dei monasteri è particolarmente evidente nelle province dello Stato Pontificio, dove la duplice autorità del papa – temporale e spirituale – produce un’articolata dialettica tra la corte romana e le élites dirigenti dei territori soggetti a Roma. Tra questi, un osservatorio privilegiato per lo studio di questi rapporti risulta la città di Benevento, enclave pontificia per circa otto secoli, inglobata geograficamente nel Regno di Napoli, in cui è fortemente riscontrabile l’influenza degli enti religiosi quali centri di organizzazione politico-territoriale e gestione delle risorse socio-economiche. Il presente lavoro analizza l’evoluzione dei monasteri femminili cittadini, parallelamente all’affermazione della nobiltà urbana come ceto dominante, in grado di perseguire il potenziamento e l’arricchimento del proprio lignaggio anche mediante il patronage ed il controllo sugli istituti religiosi. Lo studio rileva le trasformazioni ideologiche e culturali che attraversano la società nei secoli, influenzate da fenomeni epocali come l’introduzione della legislazione tridentina nel secondo Cinquecento, l’aristocratizzazione e clericalizzazione della dialettica politica tra Seicento e Settecento, l’inarrestabile processo di secolarizzazione che, nel corso dell’Ottocento, modifica il ruolo e le funzioni dei monasteri femminili, rendendoli strumento di un nuovo modello di educazione ed istruzione delle donne.
Il chiostro e il lignaggio: élites, potere e monasteri femminili dal Cinquecento all'Unità
NOTO, Maria Anna
2012-01-01
Abstract
Il denso saggio ricostruisce gli intrecci di potere tra la nobiltà e gli istituti religiosi femminili durante l’età moderna, quando le dinamiche di implementazione e consolidamento del casato implicano strategie di pianificazione demografica e patrimoniale che prevedono la scelta monastica per le fanciulle. I monasteri femminili, quindi, rappresentano nell’antico regime degli indiscutibili centri di potere politico, economico e sociale, profondamente integrati nel tessuto urbano, sia dal punto di vista materiale – con l’imponenza delle loro architetture – sia dal punto di vista immateriale – con il loro universo di simboli religiosi, culturali e la loro incidenza in ambito economico, giuridico ed amministrativo. I cenobi femminili costituiscono uno dei soggetti di quella pluralità giurisdizionale tipica dello Stato moderno, il quale nel suo processo di affermazione deve costantemente mediare con gli organismi di potere a livello locale, detentori di antichi privilegi e tutori di interessi e tradizioni di natura “corporativa”. Il ruolo dei monasteri è particolarmente evidente nelle province dello Stato Pontificio, dove la duplice autorità del papa – temporale e spirituale – produce un’articolata dialettica tra la corte romana e le élites dirigenti dei territori soggetti a Roma. Tra questi, un osservatorio privilegiato per lo studio di questi rapporti risulta la città di Benevento, enclave pontificia per circa otto secoli, inglobata geograficamente nel Regno di Napoli, in cui è fortemente riscontrabile l’influenza degli enti religiosi quali centri di organizzazione politico-territoriale e gestione delle risorse socio-economiche. Il presente lavoro analizza l’evoluzione dei monasteri femminili cittadini, parallelamente all’affermazione della nobiltà urbana come ceto dominante, in grado di perseguire il potenziamento e l’arricchimento del proprio lignaggio anche mediante il patronage ed il controllo sugli istituti religiosi. Lo studio rileva le trasformazioni ideologiche e culturali che attraversano la società nei secoli, influenzate da fenomeni epocali come l’introduzione della legislazione tridentina nel secondo Cinquecento, l’aristocratizzazione e clericalizzazione della dialettica politica tra Seicento e Settecento, l’inarrestabile processo di secolarizzazione che, nel corso dell’Ottocento, modifica il ruolo e le funzioni dei monasteri femminili, rendendoli strumento di un nuovo modello di educazione ed istruzione delle donne.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.