Le attività di ricerca petrolifera in Basilicata sono state piuttosto modeste fino alla metà degli anni ’90. La scoperta del giacimento della Val d’Agri da parte dell’ENI risale all’inizio degli anni ’80, ma solo dalla metà degli anni ’90 la società ha deciso di procedere ad una campagna di coltivazione su larga scala e alla costruzione di un Centro Olio nel quale avviene una prima attività di trattamento del greggio (separazione da acqua, zolfo e dall’idrogeno solforato, H2S, un gas inodore e per questo pericoloso e mortale). Attualmente i pozzi di estrazione in Val d’Agri sono 39, ma non tutti sono ugualmente utilizzati. L’esaurimento degli attuali giacimenti in concessione all’ENI è previsto per il 2025. Le previsioni di investimento da parte dell’ENI in Basilicata formulate, a metà degli anni ’90, ammontavano fino al 2002, in 3 mila miliardi di lire. Nel 1998 l’ENI ha concluso con la Regione Basilicata e con l’allora governo un accordo per lo sfruttamento delle risorse minerarie da cui dipendono le c.d. royalties petrolifere (393 milioni di euro accreditati alla Regione Basilicata alla fine del 2007), una parte delle quali destinate al sostegno delle attività produttive, ma di cui mancano ancora ricadute definitive e soprattutto positive. Sulla base dei dati e delle informazioni che abbiamo rilevato si può ritenere che gli addetti che svolgono un’attività stabile e continuativa tra il Centro e i pozzi di estrazione siano complessivamente circa 450. Questo numero comprende oltre ai 180 dipendenti dell’ENI, i circa cento di APM e ITALFLUID (gestione pozzi, attività di presidio e di LPT che consiste nei caricamenti provvisori del petrolio in vasche di accumulo), i circa 60 della manutenzione programmata elettrostrumentale del Centro Olio (Sudelettra, COSMI, Iniziative Industriali), i circa 30 della Baker (fornitura prodotti chimici) e della MAERSK (gestione e verifica dei sistemi di sicurezza), e circa 50 tra SAIPEM e PERGEMINE. Altre imprese minori, spesso locali, svolgono poi attività marginali in modo continuativo come Garramone e GDM (circa 30 addetti). Una stima degli addetti secondo la provenienza geografica lascia valutare l’occupazione regionale non oltre il 50% (la metà dei dipendenti dell’ENI, i due terzi di APM e ITALFUILD, il 90% delle imprese della manutenzione programmata e in misura minore in tutte le altre aziende finora citate con esclusione di quelle dell’indotto minore). Ai 450 addetti impiegati in modo strutturale vanno poi aggiunti una media di 140 addetti che lavorano per conto delle altre ditte appaltatrici (compresi i servizi di trasporto greggio). Nel complesso si può, dunque, stimare un’occupazione giornaliera di 600 addetti, anche se quest’ultimo aggregato di unità di lavoro è presente in numero molto variabile e indeterminabile durante la normale attività di estrazione.

L'indotto industriale e di servizi del Centro Olio ENI di Viggiano e dei pozzi di estrazione petrolifera della Val d'Agri: la proposta del contratto di sito

BUBBICO, Davide
2009-01-01

Abstract

Le attività di ricerca petrolifera in Basilicata sono state piuttosto modeste fino alla metà degli anni ’90. La scoperta del giacimento della Val d’Agri da parte dell’ENI risale all’inizio degli anni ’80, ma solo dalla metà degli anni ’90 la società ha deciso di procedere ad una campagna di coltivazione su larga scala e alla costruzione di un Centro Olio nel quale avviene una prima attività di trattamento del greggio (separazione da acqua, zolfo e dall’idrogeno solforato, H2S, un gas inodore e per questo pericoloso e mortale). Attualmente i pozzi di estrazione in Val d’Agri sono 39, ma non tutti sono ugualmente utilizzati. L’esaurimento degli attuali giacimenti in concessione all’ENI è previsto per il 2025. Le previsioni di investimento da parte dell’ENI in Basilicata formulate, a metà degli anni ’90, ammontavano fino al 2002, in 3 mila miliardi di lire. Nel 1998 l’ENI ha concluso con la Regione Basilicata e con l’allora governo un accordo per lo sfruttamento delle risorse minerarie da cui dipendono le c.d. royalties petrolifere (393 milioni di euro accreditati alla Regione Basilicata alla fine del 2007), una parte delle quali destinate al sostegno delle attività produttive, ma di cui mancano ancora ricadute definitive e soprattutto positive. Sulla base dei dati e delle informazioni che abbiamo rilevato si può ritenere che gli addetti che svolgono un’attività stabile e continuativa tra il Centro e i pozzi di estrazione siano complessivamente circa 450. Questo numero comprende oltre ai 180 dipendenti dell’ENI, i circa cento di APM e ITALFLUID (gestione pozzi, attività di presidio e di LPT che consiste nei caricamenti provvisori del petrolio in vasche di accumulo), i circa 60 della manutenzione programmata elettrostrumentale del Centro Olio (Sudelettra, COSMI, Iniziative Industriali), i circa 30 della Baker (fornitura prodotti chimici) e della MAERSK (gestione e verifica dei sistemi di sicurezza), e circa 50 tra SAIPEM e PERGEMINE. Altre imprese minori, spesso locali, svolgono poi attività marginali in modo continuativo come Garramone e GDM (circa 30 addetti). Una stima degli addetti secondo la provenienza geografica lascia valutare l’occupazione regionale non oltre il 50% (la metà dei dipendenti dell’ENI, i due terzi di APM e ITALFUILD, il 90% delle imprese della manutenzione programmata e in misura minore in tutte le altre aziende finora citate con esclusione di quelle dell’indotto minore). Ai 450 addetti impiegati in modo strutturale vanno poi aggiunti una media di 140 addetti che lavorano per conto delle altre ditte appaltatrici (compresi i servizi di trasporto greggio). Nel complesso si può, dunque, stimare un’occupazione giornaliera di 600 addetti, anche se quest’ultimo aggregato di unità di lavoro è presente in numero molto variabile e indeterminabile durante la normale attività di estrazione.
2009
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/3863480
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