Pietro Lacava fu un esponente della Sinistra storica: la sua impronta politica, tanto nelle file dell’opposizione (fino alla caduta della Destra, avvenuta il 17 marzo 1876), quanto in quelle della maggioranza prima e del governo poi, fu sempre coerente nel corso di una ultraquarantennale attività politica. Forte dell’esperienza risorgimentale, durante la quale fu attivo protagonista tanto a livello locale, quanto nelle vicende di carattere più nazionale, giunse in Parlamento (e a capo di diversi ministeri) non perdendo mai di vista gli originari orientamenti in ordine ai temi di politica fiscale e finanziaria, di giustizia sociale (soprattutto in riferimento al ruolo attivo rivestito nel graduale processo di allargamento del suffragio elettorale), e dei lavori pubblici. Le scelte compiute, sempre all’interno di una visione mai angustamente localistica, hanno costantemente tenuto conto tanto delle necessità del paese – affinché esso crescesse sull’esempio delle più grandi realtà europee – quanto di quelle della sua terra d’origine. Pietro Lacava, in altri termini, non fu esclusivamente interprete delle esigenze di un Mezzogiorno d’Italia che era chiamato politicamente ed istituzionalmente a rappresentare, ma seppe agire con lucidità politica anche in questioni di carattere nazionale ed internazionale; la sua azione politica, infatti, fu significativamente volta all’inserimento delle questioni meridionali nel più ampio quadro di un progetto nazionale, affinché al suo interno i limiti e i condizionamenti delle aree più arretrate del paese potessero essere assorbiti, elaborati e, conseguentemente, risolti. Ma gli elementi di modernità del suo pensiero si colgono anche in altri aspetti come, ad esempio, il tanto invocato principio del divieto di cumulo delle cariche da parte degli amministratori pubblici, sollecitato sia per ragioni più generali di moralità, sia per consentire una maggiore efficienza dell’azione amministrativa. Le posizioni di principio appena evidenziate, inoltre, si accompagnavano alla battaglia compiuta per il riconoscimento della loro responsabilità individuale, perché sentissero particolarmente l’esigenza di dover ben operare una volta venuta meno la contestata prassi dell’impunità. L’analisi degli scritti e dei discorsi parlamentari di Pietro Lacava lascia trasparire, al di là degli indirizzi politici, un’attenzione particolare per la crescita del cittadino italiano e per la sua emancipazione civile: in questa direzione, infatti, sono leggibili le sue analisi sul potenziamento dell’istruzione pubblica come presupposto per la formazione di un elettorato più ampio e consapevole. Il tema dell’ampliamento della base elettorale, infatti, per cui si spese con particolare impegno, fu ancorato, nelle sue riflessioni, ad un doppio fine, ovvero a quello di un più ampio coinvolgimento delle masse nei processi politici del paese e alla contestuale moralizzazione dell’amministrazione dello Stato. Lacava, infatti, reputava un efficiente sistema elettorale come prerequisito per la selezione della migliore classe dirigente. È sulla scorta del principio della partecipazione all’amministrazione della cosa pubblica, d’altronde, che presero le mosse della battaglia in favore del referendum, inteso simultaneamente come mezzo di promozione di proposte condivise e come strumento di controllo contro l’arbitrio politico. È su queste convinzioni, infatti, che è possibile scorgere una sorta di progetto unico che, negli anni, Lacava elaborò per il cittadino italiano: la tutela delle libertà e la promozione del principio della partecipazione si accompagnavano, infatti, alle articolate proposte formulate per una maggiore, più giusta ed equa fiscalità. Il canone della gradualità e del tempo lungo che Lacava indicava come strategia per il raggiungimento di questi obiettivi, inoltre, non va semplicisticamente letto come moderatismo politico, ma si ritiene debba essere interpretato più correttamente come strategia operativa improntata a quel principio di prudenza capace di garantire la maturazione progressiva delle riforme proposte. L’azione riformatrice della macchina dello Stato, inoltre, prendeva corpo sia attraverso la promozione del decentramento amministrativo (più rispondente alle multiformi esigenze locali), sia con l’equilibrata armonizzazione tra statalizzazioni (evocate più nel periodo tardo ottocentesco) e privatizzazioni (sollecitate più nelle elaborazioni del primo Novecento). In ultimo, dunque, Lacava rappresenta al tempo stesso un uomo illustre della Basilicata, un politico italiano di spicco e un anticipatore di visioni europee di larga scala: «è l’uomo che fa il posto e non il posto che fa l’uomo», ammoniva Sir William Ewart Gladstone nel secondo Ottocento, mentre Meulemans, all’inizio del XX secolo gli faceva eco nel suo articolo su La Revue Diplomatique. Pietro Lacava, al riguardo, seppe esprimere un impegno personale significativo tanto attraverso il contributo offerto alla causa italiana, quanto nella strutturazione di un indirizzo politico che, fondato sulla storia specifica del paese, seppe guardare oltre nel tempo e nello spazio, per promuovere lo sviluppo economico, politico e sociale del giovane Regno d’Italia e per incentivare, al tempo stesso, l’emancipazione e il riscatto dei suoi cittadini.

Pietro Lacava: scritti politici e discorsi parlamentari

VERRASTRO, Donato
2013-01-01

Abstract

Pietro Lacava fu un esponente della Sinistra storica: la sua impronta politica, tanto nelle file dell’opposizione (fino alla caduta della Destra, avvenuta il 17 marzo 1876), quanto in quelle della maggioranza prima e del governo poi, fu sempre coerente nel corso di una ultraquarantennale attività politica. Forte dell’esperienza risorgimentale, durante la quale fu attivo protagonista tanto a livello locale, quanto nelle vicende di carattere più nazionale, giunse in Parlamento (e a capo di diversi ministeri) non perdendo mai di vista gli originari orientamenti in ordine ai temi di politica fiscale e finanziaria, di giustizia sociale (soprattutto in riferimento al ruolo attivo rivestito nel graduale processo di allargamento del suffragio elettorale), e dei lavori pubblici. Le scelte compiute, sempre all’interno di una visione mai angustamente localistica, hanno costantemente tenuto conto tanto delle necessità del paese – affinché esso crescesse sull’esempio delle più grandi realtà europee – quanto di quelle della sua terra d’origine. Pietro Lacava, in altri termini, non fu esclusivamente interprete delle esigenze di un Mezzogiorno d’Italia che era chiamato politicamente ed istituzionalmente a rappresentare, ma seppe agire con lucidità politica anche in questioni di carattere nazionale ed internazionale; la sua azione politica, infatti, fu significativamente volta all’inserimento delle questioni meridionali nel più ampio quadro di un progetto nazionale, affinché al suo interno i limiti e i condizionamenti delle aree più arretrate del paese potessero essere assorbiti, elaborati e, conseguentemente, risolti. Ma gli elementi di modernità del suo pensiero si colgono anche in altri aspetti come, ad esempio, il tanto invocato principio del divieto di cumulo delle cariche da parte degli amministratori pubblici, sollecitato sia per ragioni più generali di moralità, sia per consentire una maggiore efficienza dell’azione amministrativa. Le posizioni di principio appena evidenziate, inoltre, si accompagnavano alla battaglia compiuta per il riconoscimento della loro responsabilità individuale, perché sentissero particolarmente l’esigenza di dover ben operare una volta venuta meno la contestata prassi dell’impunità. L’analisi degli scritti e dei discorsi parlamentari di Pietro Lacava lascia trasparire, al di là degli indirizzi politici, un’attenzione particolare per la crescita del cittadino italiano e per la sua emancipazione civile: in questa direzione, infatti, sono leggibili le sue analisi sul potenziamento dell’istruzione pubblica come presupposto per la formazione di un elettorato più ampio e consapevole. Il tema dell’ampliamento della base elettorale, infatti, per cui si spese con particolare impegno, fu ancorato, nelle sue riflessioni, ad un doppio fine, ovvero a quello di un più ampio coinvolgimento delle masse nei processi politici del paese e alla contestuale moralizzazione dell’amministrazione dello Stato. Lacava, infatti, reputava un efficiente sistema elettorale come prerequisito per la selezione della migliore classe dirigente. È sulla scorta del principio della partecipazione all’amministrazione della cosa pubblica, d’altronde, che presero le mosse della battaglia in favore del referendum, inteso simultaneamente come mezzo di promozione di proposte condivise e come strumento di controllo contro l’arbitrio politico. È su queste convinzioni, infatti, che è possibile scorgere una sorta di progetto unico che, negli anni, Lacava elaborò per il cittadino italiano: la tutela delle libertà e la promozione del principio della partecipazione si accompagnavano, infatti, alle articolate proposte formulate per una maggiore, più giusta ed equa fiscalità. Il canone della gradualità e del tempo lungo che Lacava indicava come strategia per il raggiungimento di questi obiettivi, inoltre, non va semplicisticamente letto come moderatismo politico, ma si ritiene debba essere interpretato più correttamente come strategia operativa improntata a quel principio di prudenza capace di garantire la maturazione progressiva delle riforme proposte. L’azione riformatrice della macchina dello Stato, inoltre, prendeva corpo sia attraverso la promozione del decentramento amministrativo (più rispondente alle multiformi esigenze locali), sia con l’equilibrata armonizzazione tra statalizzazioni (evocate più nel periodo tardo ottocentesco) e privatizzazioni (sollecitate più nelle elaborazioni del primo Novecento). In ultimo, dunque, Lacava rappresenta al tempo stesso un uomo illustre della Basilicata, un politico italiano di spicco e un anticipatore di visioni europee di larga scala: «è l’uomo che fa il posto e non il posto che fa l’uomo», ammoniva Sir William Ewart Gladstone nel secondo Ottocento, mentre Meulemans, all’inizio del XX secolo gli faceva eco nel suo articolo su La Revue Diplomatique. Pietro Lacava, al riguardo, seppe esprimere un impegno personale significativo tanto attraverso il contributo offerto alla causa italiana, quanto nella strutturazione di un indirizzo politico che, fondato sulla storia specifica del paese, seppe guardare oltre nel tempo e nello spazio, per promuovere lo sviluppo economico, politico e sociale del giovane Regno d’Italia e per incentivare, al tempo stesso, l’emancipazione e il riscatto dei suoi cittadini.
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