Il saggio propone una lettura di "The Masque of Blackness", il primo dei ventotto spettacoli composti per la corte dei sovrani Stuart da Ben Jonson, autore versatile e prolifico come pochi e profondo conoscitore della tradizione umanistica, che al masque seppe conferire piena dignità letteraria, sfruttandone a pieno le potenzialità poetiche e drammatiche. Andato in scena nel 1605, lo spettacolo vede la regina Anna e le dame del suo seguito impersonare il ruolo delle dodici ninfe figlie del fiume Niger, alla spasmodica ricerca di un rimedio capace di rendere bianca la loro pelle. Letta nella prospettiva teorica inaugurata dal "new historicism" e dai "gender studies", la scelta di Anna di apparire in scena con il corpo reso bruno dal trucco per interpretare il ruolo della ninfa Euphoris appare qui indicativa della volontà della sovrana di appropriarsi di un paradigma culturale in cui la sovrapposizione delle categorie di nero/donna/bello produce l’immagine di una regalità femminile che si autorappresenta nei termini di una alterità assoluta e nel far questo traduce sul piano della forme simboliche il senso di una propria peculiare identità politica, proponendo se stessa e la propria corte come centro di un potere autonomo, seppur problematicamente e talora conflittualmente inscritto all’interno di un modello gerarchico che ne esigeva la subordinazione all’autorità del sovrano.
"Anna di Danimarca, Giacomo I Stuart e la regalità in scena in 'The Masque of Blackness'"
LOPS, Marina
2013-01-01
Abstract
Il saggio propone una lettura di "The Masque of Blackness", il primo dei ventotto spettacoli composti per la corte dei sovrani Stuart da Ben Jonson, autore versatile e prolifico come pochi e profondo conoscitore della tradizione umanistica, che al masque seppe conferire piena dignità letteraria, sfruttandone a pieno le potenzialità poetiche e drammatiche. Andato in scena nel 1605, lo spettacolo vede la regina Anna e le dame del suo seguito impersonare il ruolo delle dodici ninfe figlie del fiume Niger, alla spasmodica ricerca di un rimedio capace di rendere bianca la loro pelle. Letta nella prospettiva teorica inaugurata dal "new historicism" e dai "gender studies", la scelta di Anna di apparire in scena con il corpo reso bruno dal trucco per interpretare il ruolo della ninfa Euphoris appare qui indicativa della volontà della sovrana di appropriarsi di un paradigma culturale in cui la sovrapposizione delle categorie di nero/donna/bello produce l’immagine di una regalità femminile che si autorappresenta nei termini di una alterità assoluta e nel far questo traduce sul piano della forme simboliche il senso di una propria peculiare identità politica, proponendo se stessa e la propria corte come centro di un potere autonomo, seppur problematicamente e talora conflittualmente inscritto all’interno di un modello gerarchico che ne esigeva la subordinazione all’autorità del sovrano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.