Interessante rilettura de "L’anima altrove", romanzo edito da Rizzoli nel 2012, con cui Anna Maria Mori, dopo "Bora" e "Nata in Istria", chiude esemplarmente la sua trilogia. Anna Maria Mori, giornalista e scrittrice di successo, torna con questo romanzo al tema della diaspora istriana circoscrivendo, attraverso la rievocazione di una drammatica vicenda personale, ma anche storica, il punto di partenza e di eterno ritorno di chi è costretto a rinnegare le proprie origini, dell’esule con le sue dissociazioni, le sue fratture insanabili. E dunque l’esilio come dimensione dello spirito, o meglio come condizione dell’essere. E difatti più che l’esodo, con tutta la sua carica drammatica, storica, che riguarda ‘il corpo e i corpi degli esuli’ la Mori racconta proprio la dimensione dell’esilio, una condizione lacerante e dolorosa che marca a fuoco la personalità dell’esule, il suo stare al mondo, la sua anima. Si tratta di un tempo interno, invisibile, eterno, appunto l’altrove che è poi l’altrove di ogni esule, espressione di un dissidio lacerante e atroce che proprio il richiamo alle cose, l’immagine tangibile del ‘prima’, di ciò che è stato, sottolinea ed esaspera. Entro queste linee l’A. riserva particolare attenzione all’aspetto linguistico-espressivo di questo libro mettendo in luce la straordinaria originalità del romanzo, il suo essere ‘altro’ rispetto all’impianto tradizionale di una scrittura narrativa o di un libro di memorie. La Mori sperimenta così con efficacia una scrittura, per così dire, senza trama, a piani incrociati, affidata al flusso emotivo dei ricordi, che si muove tra il réportage giornalistico, l’introspezione psicologica, il saggio e il racconto, in un continuo assestamento dei poli espressivi. Una scrittura dalla quale naturalmente non è estranea la suggestione della lezione di Joyce, ma che guarda anche, con un certo interesse, ai mutamenti, o meglio alle contaminazioni formali, associate alla cultura digitale, secondo la lezione di Shields.

L'Altrove di Anna Maria Mori

MONTANILE, Filomena
2014-01-01

Abstract

Interessante rilettura de "L’anima altrove", romanzo edito da Rizzoli nel 2012, con cui Anna Maria Mori, dopo "Bora" e "Nata in Istria", chiude esemplarmente la sua trilogia. Anna Maria Mori, giornalista e scrittrice di successo, torna con questo romanzo al tema della diaspora istriana circoscrivendo, attraverso la rievocazione di una drammatica vicenda personale, ma anche storica, il punto di partenza e di eterno ritorno di chi è costretto a rinnegare le proprie origini, dell’esule con le sue dissociazioni, le sue fratture insanabili. E dunque l’esilio come dimensione dello spirito, o meglio come condizione dell’essere. E difatti più che l’esodo, con tutta la sua carica drammatica, storica, che riguarda ‘il corpo e i corpi degli esuli’ la Mori racconta proprio la dimensione dell’esilio, una condizione lacerante e dolorosa che marca a fuoco la personalità dell’esule, il suo stare al mondo, la sua anima. Si tratta di un tempo interno, invisibile, eterno, appunto l’altrove che è poi l’altrove di ogni esule, espressione di un dissidio lacerante e atroce che proprio il richiamo alle cose, l’immagine tangibile del ‘prima’, di ciò che è stato, sottolinea ed esaspera. Entro queste linee l’A. riserva particolare attenzione all’aspetto linguistico-espressivo di questo libro mettendo in luce la straordinaria originalità del romanzo, il suo essere ‘altro’ rispetto all’impianto tradizionale di una scrittura narrativa o di un libro di memorie. La Mori sperimenta così con efficacia una scrittura, per così dire, senza trama, a piani incrociati, affidata al flusso emotivo dei ricordi, che si muove tra il réportage giornalistico, l’introspezione psicologica, il saggio e il racconto, in un continuo assestamento dei poli espressivi. Una scrittura dalla quale naturalmente non è estranea la suggestione della lezione di Joyce, ma che guarda anche, con un certo interesse, ai mutamenti, o meglio alle contaminazioni formali, associate alla cultura digitale, secondo la lezione di Shields.
2014
9788862276641
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4353053
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