Non sono molte le notizie documentate che riguardano la formazione scientifica di Giovan Battista Benedetti (1530-1590). Una delle questioni più controverse riguarda il rapporto con Niccolò Tartaglia, generalmente indicato in letteratura come maestro di Benedetti nel biennio 1546-1548 a Venezia. Come è noto, tuttavia, non solo il matematico bresciano venne menzionato solo – e non senza una venatura polemica – nella Resolutio omnium Euclidis problematum aliorumque ad hoc necessario inventorum una tantummodo circini data apertura (1553) ma per di più la breve citazione sembra ridimensionare molto il contributo dato da Tartaglia alla formazione del giovane allievo (“Nicolaus Tartalea, mihi quatuor primos libros solos Euclidis legit, reliqua omnia, privato & labore et studio investigavi, volenti namque scire, nihil est difficile”). Da parte sua del resto, Tartaglia non annoverò mai Benedetti tra i suoi allievi, né menzionò le sue opere. Quali che fossero le relazioni personali tra i due matematici, sembrava comunque condivisibile fino a poco tempo fa l’affermazione di Paul Lawrence Rose che, nel suo ormai classico The Italian Renaissance of Mathematics, a proposito di Tartaglia osservava che “his own pupil Benedetti rejected his teaching in both statics and dynamics and ignored algebra” (p.151). E’ stato invece recentemente individuato un esemplare del General Trattato de’ Numeri et Misure (1556-1560), che reca postille autografe di Benedetti le quali testimoniano una lettura attenta e critica soprattutto della Quinta e Sesta Parte, rispettivamente dedicate ai problemi geometrici e proprio all’algebra. E’ ben noto che le prime due Parti dell’enciclopedia matematica di Tartaglia uscirono dai torchi nel 1556, mentre le ultime quattro vennero pubblicate postume nel 1560. Tuttavia solo la Quinta e la Sesta Parte devono considerarsi come redatte senza la diretta supervisione dell’autore, dal momento che alla morte di Tartaglia, l’inventario dei beni registrava già l’esistenza di copie a stampa (sfascicolate) della Terza e la Quarta Parte. Assume quindi un particolare interesse la disamina delle postille – oggetto del presente contributo – per offrire possibili nuovi elementi alla questione della ricezione della matematica tartagliana in Benedetti.

Giovan Battista Benedetti lettore del General Trattato di Tartaglia

GAVAGNA, Veronica;
2014-01-01

Abstract

Non sono molte le notizie documentate che riguardano la formazione scientifica di Giovan Battista Benedetti (1530-1590). Una delle questioni più controverse riguarda il rapporto con Niccolò Tartaglia, generalmente indicato in letteratura come maestro di Benedetti nel biennio 1546-1548 a Venezia. Come è noto, tuttavia, non solo il matematico bresciano venne menzionato solo – e non senza una venatura polemica – nella Resolutio omnium Euclidis problematum aliorumque ad hoc necessario inventorum una tantummodo circini data apertura (1553) ma per di più la breve citazione sembra ridimensionare molto il contributo dato da Tartaglia alla formazione del giovane allievo (“Nicolaus Tartalea, mihi quatuor primos libros solos Euclidis legit, reliqua omnia, privato & labore et studio investigavi, volenti namque scire, nihil est difficile”). Da parte sua del resto, Tartaglia non annoverò mai Benedetti tra i suoi allievi, né menzionò le sue opere. Quali che fossero le relazioni personali tra i due matematici, sembrava comunque condivisibile fino a poco tempo fa l’affermazione di Paul Lawrence Rose che, nel suo ormai classico The Italian Renaissance of Mathematics, a proposito di Tartaglia osservava che “his own pupil Benedetti rejected his teaching in both statics and dynamics and ignored algebra” (p.151). E’ stato invece recentemente individuato un esemplare del General Trattato de’ Numeri et Misure (1556-1560), che reca postille autografe di Benedetti le quali testimoniano una lettura attenta e critica soprattutto della Quinta e Sesta Parte, rispettivamente dedicate ai problemi geometrici e proprio all’algebra. E’ ben noto che le prime due Parti dell’enciclopedia matematica di Tartaglia uscirono dai torchi nel 1556, mentre le ultime quattro vennero pubblicate postume nel 1560. Tuttavia solo la Quinta e la Sesta Parte devono considerarsi come redatte senza la diretta supervisione dell’autore, dal momento che alla morte di Tartaglia, l’inventario dei beni registrava già l’esistenza di copie a stampa (sfascicolate) della Terza e la Quarta Parte. Assume quindi un particolare interesse la disamina delle postille – oggetto del presente contributo – per offrire possibili nuovi elementi alla questione della ricezione della matematica tartagliana in Benedetti.
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