L’esame specifico delle biblioteche di questi celebri architetti italiani ha permesso di dissertare sul rapporto tra conoscenza storica, letteraria ecc. e progetto di architettura, ma ha soprattutto autorizzato nuove interpretazioni sul profilo intellettuale e professionale di architetti famosi, il cui percorso culturale non risultava però sempre limpido e accertato. Si sono così a volte svelati aspetti nuovi e lati poco conosciuti di personalità il cui spessore di interessi si è rivelato sovente particolarmente ampio. L’osservazione puntuale e approfondita delle pubblicazioni di cui gli architetti amano circondarsi, o a volte soltanto possedere, ha costituito quindi uno strumento certo inusuale ma pur tuttavia efficace per acclarare in parte la poetica progettuale e sopperire a volte alla carenza di riferimenti espliciti da parte degli artisti. Ma ha consentito soprattutto di riflettere sulle modalità in cui gli architetti traggono contributo dai libri e di interrogarsi sullo specchio che si rivela essere il corpus librario rispetto all’artista che lo possiede. Il rapporto tra la poesia del XX secolo e le opzioni progettuali di Scarpa, così come la matrice leopardiana di alcune sue opere, ma anche l’utilizzo della rappresentazione iconografica da parte di Zevi, o l’interesse manifestato da Michelucci per l’urbanistica francese non sarebbero forse stati sottolineati sufficientemente se non si fosse “passati” attraverso le loro biblioteche.
Titolo: | La formazione culturale di quattro grandi architetti italiani attraverso un'indagine sulle loro biblioteche |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2014 |
Abstract: | L’esame specifico delle biblioteche di questi celebri architetti italiani ha permesso di dissertare sul rapporto tra conoscenza storica, letteraria ecc. e progetto di architettura, ma ha soprattutto autorizzato nuove interpretazioni sul profilo intellettuale e professionale di architetti famosi, il cui percorso culturale non risultava però sempre limpido e accertato. Si sono così a volte svelati aspetti nuovi e lati poco conosciuti di personalità il cui spessore di interessi si è rivelato sovente particolarmente ampio. L’osservazione puntuale e approfondita delle pubblicazioni di cui gli architetti amano circondarsi, o a volte soltanto possedere, ha costituito quindi uno strumento certo inusuale ma pur tuttavia efficace per acclarare in parte la poetica progettuale e sopperire a volte alla carenza di riferimenti espliciti da parte degli artisti. Ma ha consentito soprattutto di riflettere sulle modalità in cui gli architetti traggono contributo dai libri e di interrogarsi sullo specchio che si rivela essere il corpus librario rispetto all’artista che lo possiede. Il rapporto tra la poesia del XX secolo e le opzioni progettuali di Scarpa, così come la matrice leopardiana di alcune sue opere, ma anche l’utilizzo della rappresentazione iconografica da parte di Zevi, o l’interesse manifestato da Michelucci per l’urbanistica francese non sarebbero forse stati sottolineati sufficientemente se non si fosse “passati” attraverso le loro biblioteche. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11386/4520875 |
ISBN: | 9788868440169 |
Appare nelle tipologie: | 2.1.2 Articolo su libro con ISBN |