Il contributo intende affrontare il tema del rapporto tra storia dell'architettura e grande pubblico. Diffondere la conoscenza architettonica ad un pubblico di non specialisti è stata la grande sfida di Bruno Zevi. I suoi editoriali, le sue collezioni a 1000 lire, le sue pubblicazioni in cui il ricco apparato iconografico permetteva di comunicare più facilmente ai non addetti al lavoro, non sembrano trovare oggi un’eco soddisfacente nel panorama culturale italiano. Le collane dedicate alla storia dell’architettura allegate ai settimanali, così come le trasmissioni di Philippe Daverio, seppur interessanti e accattivanti, non possono per esempio essere paragonate, né in termini di pubblico coinvolto, né in termini di qualità scientifica, ai documentari che il canale televisivo franco-tedesco Arte propone già da diversi anni e che edita sotto forma di dvd con un discreto successo. Le giornate europee del patrimonio, la cui promozione in Italia sembra sottolineare essenzialmente la gratuità degli ingressi, costituiscono in Francia un’occasione straordinaria di avvicinamento del grande pubblico non solo a musei o luoghi istituzionali, ma all’architettura e alla sua storia, attraverso visite di edifici solitamente chiusi al pubblico o comunque di difficile accesso. Un paese come l’Italia che vanta una specifica tradizione in tema di storia dell’architettura, sarà capace di trasmettere contenuti e conoscenze scientifiche anche al grande pubblico? E chi saranno i nuovi responsabili di un tale insegnamento? Rimane in effetti il dubbio – e le esperienze francesi sembrano confermarlo– che spesso siano altre categorie professionali (come i registi o i fotografi per esempio) a rispondere più adeguatamente a questo difficile compito di comunicare non solo conoscenza ma anche passione ed emozione, cimentandosi con le più moderne tecnologie e sfruttando pienamente il valore accattivante dell’immagine
Da Zevi ai documentari su ARTE: la storia dell’architettura e il grande pubblico
TALENTI, Simona
2025
Abstract
Il contributo intende affrontare il tema del rapporto tra storia dell'architettura e grande pubblico. Diffondere la conoscenza architettonica ad un pubblico di non specialisti è stata la grande sfida di Bruno Zevi. I suoi editoriali, le sue collezioni a 1000 lire, le sue pubblicazioni in cui il ricco apparato iconografico permetteva di comunicare più facilmente ai non addetti al lavoro, non sembrano trovare oggi un’eco soddisfacente nel panorama culturale italiano. Le collane dedicate alla storia dell’architettura allegate ai settimanali, così come le trasmissioni di Philippe Daverio, seppur interessanti e accattivanti, non possono per esempio essere paragonate, né in termini di pubblico coinvolto, né in termini di qualità scientifica, ai documentari che il canale televisivo franco-tedesco Arte propone già da diversi anni e che edita sotto forma di dvd con un discreto successo. Le giornate europee del patrimonio, la cui promozione in Italia sembra sottolineare essenzialmente la gratuità degli ingressi, costituiscono in Francia un’occasione straordinaria di avvicinamento del grande pubblico non solo a musei o luoghi istituzionali, ma all’architettura e alla sua storia, attraverso visite di edifici solitamente chiusi al pubblico o comunque di difficile accesso. Un paese come l’Italia che vanta una specifica tradizione in tema di storia dell’architettura, sarà capace di trasmettere contenuti e conoscenze scientifiche anche al grande pubblico? E chi saranno i nuovi responsabili di un tale insegnamento? Rimane in effetti il dubbio – e le esperienze francesi sembrano confermarlo– che spesso siano altre categorie professionali (come i registi o i fotografi per esempio) a rispondere più adeguatamente a questo difficile compito di comunicare non solo conoscenza ma anche passione ed emozione, cimentandosi con le più moderne tecnologie e sfruttando pienamente il valore accattivante dell’immagineI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.