L’architettura, fin dalle origini è stata un’arte ancipite, ancorata tanto alla sfera dell’utile (con le sue derivazioni funzionaliste, propugnate in varia misura dai teorici del Movimento Moderno) tanto a quella del bello (che in casi estremi approda a quelle forme di architettura/scultura in cui la destinazione d’uso si annulla nell’esperienza estetica). Questo numero della “Rivista di estetica” vuole fare il punto sullo stato attuale del dibattito, in area analitica e continentale, mettendo a fuoco gli interrogativi che la società oggi pone all’architettura. Di conseguenza qual è il significato della dialettica utile/bello nella cultura architettonica contemporanea? In che modo la riflessione estetologica può contribuire ad un dibattito critico in cui la dimensione artistico-estetica dell’architettura viene da più parti additata (ad es. da la Cecla ma anche, in modo più articolato, da Gregotti) quale legittimazione di un’architettura auto-referenziale, ordinata a valori puramente commerciali, ridotta ad espediente mediatico-pubblicitario, a mezzo di colonizzazione culturale? Nuove problematiche legate alla globalizzazione, all’ecologia, al paesaggio e alla salvaguardia dell’ambiente, richiedono l’intervento di un approccio interdisciplinare e, soprattutto, del recupero di un’etica della responsabilità. Se l’odierna società tecnocratica troppo spesso antepone le ragioni del profitto a quelle etiche, estetiche, culturali o persino della vita, è forse possibile, attraverso un rinnovato confronto con i classici, con i grandi maestri del passato, ricostruire modelli di riferimento in grado di restituire l’architettura al suo compito millenario: l’elaborazione materiale e simbolica dello spazio vitale dell’uomo. In questa prospettiva, questo numero della “Rivista di estetica” è aperto al contributo di estetologi ma anche di studiosi di altre discipline filosofiche e delle scienza umane, di studiosi di architettura e architetti direttamente coinvolti nella pratica progettuale.
Architettura. Rivista di Estetica, nuova serie, n. 58, 2015, anno LV
VITALE, Francesco;
2015-01-01
Abstract
L’architettura, fin dalle origini è stata un’arte ancipite, ancorata tanto alla sfera dell’utile (con le sue derivazioni funzionaliste, propugnate in varia misura dai teorici del Movimento Moderno) tanto a quella del bello (che in casi estremi approda a quelle forme di architettura/scultura in cui la destinazione d’uso si annulla nell’esperienza estetica). Questo numero della “Rivista di estetica” vuole fare il punto sullo stato attuale del dibattito, in area analitica e continentale, mettendo a fuoco gli interrogativi che la società oggi pone all’architettura. Di conseguenza qual è il significato della dialettica utile/bello nella cultura architettonica contemporanea? In che modo la riflessione estetologica può contribuire ad un dibattito critico in cui la dimensione artistico-estetica dell’architettura viene da più parti additata (ad es. da la Cecla ma anche, in modo più articolato, da Gregotti) quale legittimazione di un’architettura auto-referenziale, ordinata a valori puramente commerciali, ridotta ad espediente mediatico-pubblicitario, a mezzo di colonizzazione culturale? Nuove problematiche legate alla globalizzazione, all’ecologia, al paesaggio e alla salvaguardia dell’ambiente, richiedono l’intervento di un approccio interdisciplinare e, soprattutto, del recupero di un’etica della responsabilità. Se l’odierna società tecnocratica troppo spesso antepone le ragioni del profitto a quelle etiche, estetiche, culturali o persino della vita, è forse possibile, attraverso un rinnovato confronto con i classici, con i grandi maestri del passato, ricostruire modelli di riferimento in grado di restituire l’architettura al suo compito millenario: l’elaborazione materiale e simbolica dello spazio vitale dell’uomo. In questa prospettiva, questo numero della “Rivista di estetica” è aperto al contributo di estetologi ma anche di studiosi di altre discipline filosofiche e delle scienza umane, di studiosi di architettura e architetti direttamente coinvolti nella pratica progettuale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.