Paragraphs 381-404 of Theodicy contain one of the most systematic discussions of the action of creatures ever provided by Leibniz. Although they expressly reject Bayle’s view that creatures are not truly efficient causes of their states, they also have a wider target, namely the ‘new Cartesian’ tenets such as the continuous creation doctrine. A close scrutiny of these paragraphs casts new light on two main issues in Leibniz’s defence of the active power of creatures: first, the relation between the substances and their accidents; second, the consistency of Leibniz’s view with the traditional theological doctrine of God’s concurrence. Leibniz’s solution of these difficulties is philosophically interesting, for it offers both a very refined version of a traditional ‘endurantist’ view on individual persistence and a robust metaphysics of dispositions and dispositional properties. This metaphysics is also the ground of Leibniz’s final doctrine on the relations Nature/Miracle and Nature/Grace.

I paragrafi 381-408 dei "Saggi di teodicea" di Leibniz contengono una delle discussioni più sistematiche sull'attività delle creature fornite dal filosofo. Nonostante che essi contestino specificamente Bayle e la sua tesi che le creature non possono essere cause efficienti dei loro stati, essi hanno un obiettivo polemico ben più largo, vale a dire i "nuovi cartesiani", ovvero gli occasionalisti, nonché la loro interpretazione della dottrina della creazione continua. Un'analisi attenta di questi paragrafi mostra che vi sono due punti fondamentali nella difesa dei poteri attivi della creatura tentata da Leibniz: la relazione sostanza/accidenti; nonché la reinterpretazione leibniziana della tradizionale dottrina teologica del concorso di Dio con la creatura. Le soluzioni leibniziane su questi due punti sono interessanti perché esse offrono sia una riformulazione molto raffinata della tradizionale concezione "endurantista" della persistenza degli individui nel corso del tempo, sia una robusta metafisica delle proprietà disposizionali. Questa metafisica è infine la base della dottrina leibniziana delle relazioni Natura/Miracolo e Natura/Grazia come esse si configurano nell'ultima parte della sua vita.

Creaturely Action in Leibniz's Theodicy

PIRO, Francesco
2016-01-01

Abstract

Paragraphs 381-404 of Theodicy contain one of the most systematic discussions of the action of creatures ever provided by Leibniz. Although they expressly reject Bayle’s view that creatures are not truly efficient causes of their states, they also have a wider target, namely the ‘new Cartesian’ tenets such as the continuous creation doctrine. A close scrutiny of these paragraphs casts new light on two main issues in Leibniz’s defence of the active power of creatures: first, the relation between the substances and their accidents; second, the consistency of Leibniz’s view with the traditional theological doctrine of God’s concurrence. Leibniz’s solution of these difficulties is philosophically interesting, for it offers both a very refined version of a traditional ‘endurantist’ view on individual persistence and a robust metaphysics of dispositions and dispositional properties. This metaphysics is also the ground of Leibniz’s final doctrine on the relations Nature/Miracle and Nature/Grace.
2016
9788869690846
I paragrafi 381-408 dei "Saggi di teodicea" di Leibniz contengono una delle discussioni più sistematiche sull'attività delle creature fornite dal filosofo. Nonostante che essi contestino specificamente Bayle e la sua tesi che le creature non possono essere cause efficienti dei loro stati, essi hanno un obiettivo polemico ben più largo, vale a dire i "nuovi cartesiani", ovvero gli occasionalisti, nonché la loro interpretazione della dottrina della creazione continua. Un'analisi attenta di questi paragrafi mostra che vi sono due punti fondamentali nella difesa dei poteri attivi della creatura tentata da Leibniz: la relazione sostanza/accidenti; nonché la reinterpretazione leibniziana della tradizionale dottrina teologica del concorso di Dio con la creatura. Le soluzioni leibniziane su questi due punti sono interessanti perché esse offrono sia una riformulazione molto raffinata della tradizionale concezione "endurantista" della persistenza degli individui nel corso del tempo, sia una robusta metafisica delle proprietà disposizionali. Questa metafisica è infine la base della dottrina leibniziana delle relazioni Natura/Miracolo e Natura/Grazia come esse si configurano nell'ultima parte della sua vita.
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