Nella Sezione I del saggio viene illustrato il sistema delle impugnazioni disegnato dalla legge concorsuale avverso la sentenza dichiarativa di fallimento, e, principalmente le caratteristiche del giudizio di reclamo innanzi alla corte d’appello, regolato dall’art. 18 l. fall., i profili della legittimazione attiva e passiva, il procedimento ed i mezzi di gravame esperibili contro il provvedimento conclusivo del giudizio (ricorso per Cassazione, revocazione straordinaria ed opposizione di terzo ex art. 404 c.p.c.). Più a monte, si indaga sulla natura giuridica del reclamo, evidenziandosi (anche in confronto dialettico con la giurisprudenza della Suprema Corte) come, a seguito delle riforme del 2006-2007, per un verso, la sua proposizione non possa più dar luogo ad un effetto devolutivo pieno ed automatico, in capo alla corte d’appello, della cognizione degli elementi di fatto e delle ragioni di diritto oggetto del giudizio di primo grado; e come, per un altro verso, la mutata natura dello stesso si riverbera altresì sui poteri istruttori officiosi del giudice del reclamo, il cui esercizio, oggi, non può che essere circoscritto ai soli fatti dedotti quali allegazioni difensive, non potendo i suddetti poteri assolvere la funzione di colmare le lacune istruttorie delle parti. Si passa, quindi, nella Sezione II del saggio, ad analizzare i profili del reclamo proponibile, ai sensi dell’art. 22 l. fall., contro il decreto di rigetto della domanda di fallimento, soffermandosi sulla analogie e sulle differenze tra il procedimento in discorso e quello di cui all’art. 18 l. fall. In particolare, con riguardo agli esiti del giudizio, viene affrontata la problematica dei limiti della cognizione della corte d’appello sui fatti sopravvenuti, che abbiano rilevanza ai fini della verifica dei presupposti di fallibilità del debitore, nonché della ricorribilità per Cassazione del provvedimento di rigetto del reclamo ex art. 22 l. fall.

I MEZZI DI GRAVAME

DE SANTIS, Francesco
2016-01-01

Abstract

Nella Sezione I del saggio viene illustrato il sistema delle impugnazioni disegnato dalla legge concorsuale avverso la sentenza dichiarativa di fallimento, e, principalmente le caratteristiche del giudizio di reclamo innanzi alla corte d’appello, regolato dall’art. 18 l. fall., i profili della legittimazione attiva e passiva, il procedimento ed i mezzi di gravame esperibili contro il provvedimento conclusivo del giudizio (ricorso per Cassazione, revocazione straordinaria ed opposizione di terzo ex art. 404 c.p.c.). Più a monte, si indaga sulla natura giuridica del reclamo, evidenziandosi (anche in confronto dialettico con la giurisprudenza della Suprema Corte) come, a seguito delle riforme del 2006-2007, per un verso, la sua proposizione non possa più dar luogo ad un effetto devolutivo pieno ed automatico, in capo alla corte d’appello, della cognizione degli elementi di fatto e delle ragioni di diritto oggetto del giudizio di primo grado; e come, per un altro verso, la mutata natura dello stesso si riverbera altresì sui poteri istruttori officiosi del giudice del reclamo, il cui esercizio, oggi, non può che essere circoscritto ai soli fatti dedotti quali allegazioni difensive, non potendo i suddetti poteri assolvere la funzione di colmare le lacune istruttorie delle parti. Si passa, quindi, nella Sezione II del saggio, ad analizzare i profili del reclamo proponibile, ai sensi dell’art. 22 l. fall., contro il decreto di rigetto della domanda di fallimento, soffermandosi sulla analogie e sulle differenze tra il procedimento in discorso e quello di cui all’art. 18 l. fall. In particolare, con riguardo agli esiti del giudizio, viene affrontata la problematica dei limiti della cognizione della corte d’appello sui fatti sopravvenuti, che abbiano rilevanza ai fini della verifica dei presupposti di fallibilità del debitore, nonché della ricorribilità per Cassazione del provvedimento di rigetto del reclamo ex art. 22 l. fall.
2016
9788859813354
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