Il saggio si sofferma sulle idee e sui concetti del welfare, in particolare su come essi siano stati variamente interpretati dalle correnti ideologiche e politiche dal dopoguerra a oggi. Il piano del confronto tra convinzioni etiche e azione politica diventa fondamentale per dirimere le questioni sulla storia sociale del welfare in Europa, rispetto alle varie ipotesi della sua costruzione sostenibile e innovativa, con profondi riflessi sulla realtà italiana. Spostando il ragionamento dal piano teorico a quello dei contenuti, l’attenzione va immediatamente alle questioni di senso e significato. Ci sono, infatti, più modelli funzionali che possono essere di per sé sostenibili e innovativi, per cui le domande diventano: quale welfare è degno di essere sostenuto? Che cosa dobbiamo intendere per innovazione? Il saggio ricostruisce idealmente, e per grandi linee, tre principali ontologie presenti in Europa, secondo la centralità attribuita allo Stato, al Mercato e alla Persona. La discussione entra nel vivo del dibattito etico e politico in Europa e continua fino ad approdare al Modello Sociale Europeo. Qui, l’autore predispone uno schema sintetico della sussidiarietà, facendo notare come questo principio riformula e, per certi versi, risolve, almeno sul piano intellettuale, le storiche tensioni tra autorità e controllo, convinzione e responsabilità, libertà e uguaglianza, che avevano caratterizzato per lungo tempo lo scontro politico. Si tratta di una griglia concettuale dove queste nozioni, comprese quelle di cooperazione e solidarietà, si definiscono reciprocamente. Il saggio, però, vuole rispondere anche un’altra domanda: perché pur facendo riferimento al MSE, siamo arrivati alle condizioni attuali del welfare, dove la dignità della persona e la sua autonomia sono state messe così duramente alla prova? Un conto è intenderci sul piano delle idee, un altro è inseguire le soluzioni ai problemi che il welfare ci pone. L’ipotesi di fondo è che il disegno tracciato dal MSE non si sia rivelato, alla fine, compatibile con le logiche geopolitiche e dell’economia che hanno finito per dettare da sole le condizioni dello sviluppo del welfare in Europa. La competizione spostata dal piano dei fini a quello dei mezzi ha favorito la colonizzazione del Mercato capitalistico su pezzi importanti della sanità e del servizio pubblico, coinvolgendo in questo anche le risorse umane (e la stessa ricerca scientifica), legittimando l’idea che si possa fare profitto sulla salute pubblica, che la salute stessa debba essere subordinata ai dispositivi del Mercato.
Etica, politica, economia nella storia sociale del welfare in Europa
DEL FORNO, Massimo
2016-01-01
Abstract
Il saggio si sofferma sulle idee e sui concetti del welfare, in particolare su come essi siano stati variamente interpretati dalle correnti ideologiche e politiche dal dopoguerra a oggi. Il piano del confronto tra convinzioni etiche e azione politica diventa fondamentale per dirimere le questioni sulla storia sociale del welfare in Europa, rispetto alle varie ipotesi della sua costruzione sostenibile e innovativa, con profondi riflessi sulla realtà italiana. Spostando il ragionamento dal piano teorico a quello dei contenuti, l’attenzione va immediatamente alle questioni di senso e significato. Ci sono, infatti, più modelli funzionali che possono essere di per sé sostenibili e innovativi, per cui le domande diventano: quale welfare è degno di essere sostenuto? Che cosa dobbiamo intendere per innovazione? Il saggio ricostruisce idealmente, e per grandi linee, tre principali ontologie presenti in Europa, secondo la centralità attribuita allo Stato, al Mercato e alla Persona. La discussione entra nel vivo del dibattito etico e politico in Europa e continua fino ad approdare al Modello Sociale Europeo. Qui, l’autore predispone uno schema sintetico della sussidiarietà, facendo notare come questo principio riformula e, per certi versi, risolve, almeno sul piano intellettuale, le storiche tensioni tra autorità e controllo, convinzione e responsabilità, libertà e uguaglianza, che avevano caratterizzato per lungo tempo lo scontro politico. Si tratta di una griglia concettuale dove queste nozioni, comprese quelle di cooperazione e solidarietà, si definiscono reciprocamente. Il saggio, però, vuole rispondere anche un’altra domanda: perché pur facendo riferimento al MSE, siamo arrivati alle condizioni attuali del welfare, dove la dignità della persona e la sua autonomia sono state messe così duramente alla prova? Un conto è intenderci sul piano delle idee, un altro è inseguire le soluzioni ai problemi che il welfare ci pone. L’ipotesi di fondo è che il disegno tracciato dal MSE non si sia rivelato, alla fine, compatibile con le logiche geopolitiche e dell’economia che hanno finito per dettare da sole le condizioni dello sviluppo del welfare in Europa. La competizione spostata dal piano dei fini a quello dei mezzi ha favorito la colonizzazione del Mercato capitalistico su pezzi importanti della sanità e del servizio pubblico, coinvolgendo in questo anche le risorse umane (e la stessa ricerca scientifica), legittimando l’idea che si possa fare profitto sulla salute pubblica, che la salute stessa debba essere subordinata ai dispositivi del Mercato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.