Conservato in un manoscritto della Biblioteca nazionale di Napoli, «Il finto moro» appartiene al genere letterario del “dramma per musica”, efficace strumento di educazione sentimentale della famiglia colta e benestante tra la fine del XVII e tutto il XVIII secolo. Mediando tra cultura e musica questo genere avvia un filone artistico e culturale nuovo. Esso attua il dialogo tra le forme della poesia e il tessuto narrativo e storico proveniente da tradizioni diverse e lontane, sulla base di ideologie e comportamenti percepiti come “idées reçues” e insieme rifiutate. Il finto moro realizza, dunque, la contaminazione tra due sensibilità e due dinastie –l’Epiro e l’Egitto- vicine geograficamente e lontane idealmente. Il Barocco contamina e fonde quelle aree geografiche e quelle culture in una categoria che l’era della globalizzazione ha definito della mediterraneità, col superamento degli orizzonti culturali tradizionali. Il racconto mitico per l’autore non è vincolante. Egli ha certamente raccolto immagini preesistenti ed extraindividuali (cioè mitiche, collettive), tuttavia tessendole in una trama narrativa con l’evidente finalità di contribuire ad una rinnovata paideia, emergente da un’identità culturale mediterranea, della quale l’Europa e l’Africa sono i due poli insieme fungibili e dialettici. La singolare duplicità dell’autore, vescovo ortodosso e celebrato poeta barocco, realizza quasi esistenzialmente la contaminazione fra mondi e culture diverse, in una prospettiva di orizzonti nuovi.
Tra Barocco e Controriforma: «Il finto moro» di Nicolò Lepori. Edizione del testo dal manoscritto Bibl. Nap. XIII E 65
CHIRICO, Irene
2016
Abstract
Conservato in un manoscritto della Biblioteca nazionale di Napoli, «Il finto moro» appartiene al genere letterario del “dramma per musica”, efficace strumento di educazione sentimentale della famiglia colta e benestante tra la fine del XVII e tutto il XVIII secolo. Mediando tra cultura e musica questo genere avvia un filone artistico e culturale nuovo. Esso attua il dialogo tra le forme della poesia e il tessuto narrativo e storico proveniente da tradizioni diverse e lontane, sulla base di ideologie e comportamenti percepiti come “idées reçues” e insieme rifiutate. Il finto moro realizza, dunque, la contaminazione tra due sensibilità e due dinastie –l’Epiro e l’Egitto- vicine geograficamente e lontane idealmente. Il Barocco contamina e fonde quelle aree geografiche e quelle culture in una categoria che l’era della globalizzazione ha definito della mediterraneità, col superamento degli orizzonti culturali tradizionali. Il racconto mitico per l’autore non è vincolante. Egli ha certamente raccolto immagini preesistenti ed extraindividuali (cioè mitiche, collettive), tuttavia tessendole in una trama narrativa con l’evidente finalità di contribuire ad una rinnovata paideia, emergente da un’identità culturale mediterranea, della quale l’Europa e l’Africa sono i due poli insieme fungibili e dialettici. La singolare duplicità dell’autore, vescovo ortodosso e celebrato poeta barocco, realizza quasi esistenzialmente la contaminazione fra mondi e culture diverse, in una prospettiva di orizzonti nuovi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.