Il fenomeno del Grand Tour ricevette impulso, nella seconda metà del Settecento, certamente dagli scavi di Pompei e dalle notizie già ampiamente circolanti sui templi di Paestum. Ma la stessa rilevanza e forza attrattiva di questi luoghi costituì anche il limite ad andare oltre. Poco numerosi, pertanto, sono i testi editi relativi ai luoghi posti a Sud di Paestum, forse anche per la non incoraggiante nomea di ‘terra dei tristi’. Altro limite è la scarsa attenzione prestata al punto di vista del viaggiatore-scrittore, senza dubbio influenzato dalla sua formazione e dal modo fisico del viaggiare, con inevitabili conseguenze sulla stessa percezione dei luoghi e degli uomini. Mi è sembrato utile l'approccio a questi due limiti esaminando, in una sorta di messa a confronto, due testi: il già noto L'Italie des Italiens di Louise Colet pubblicato a Parigi nel 1862 e l'altro, meno noto ma utilissimo a comprendere lo spirito di quel vagabondare per le contrade d’Italia, A pedestrian tour in Calabria and Sicily di Arthur John Strutt uscito a Londra nel 1842. L’esame, condotto sui capitoli che in ambedue i testi toccano la parte meridionale della Campania, conduce a definire due diverse e contrapposte ‘carte interiori’: da una parte la gran dama parigina tutta intenta alla grande vicenda politica risorgimentale e alle grandi personalità incontrate, dall’altra il giovane pittore londinese orientato da un’autentica curiosità, ben equilibrata tra l’interesse per la gente e la bellezza dei paesaggi.
A piedi e in carrozza: Grand Tour anche fra i "tristi"
CHIRICO, Irene
2015
Abstract
Il fenomeno del Grand Tour ricevette impulso, nella seconda metà del Settecento, certamente dagli scavi di Pompei e dalle notizie già ampiamente circolanti sui templi di Paestum. Ma la stessa rilevanza e forza attrattiva di questi luoghi costituì anche il limite ad andare oltre. Poco numerosi, pertanto, sono i testi editi relativi ai luoghi posti a Sud di Paestum, forse anche per la non incoraggiante nomea di ‘terra dei tristi’. Altro limite è la scarsa attenzione prestata al punto di vista del viaggiatore-scrittore, senza dubbio influenzato dalla sua formazione e dal modo fisico del viaggiare, con inevitabili conseguenze sulla stessa percezione dei luoghi e degli uomini. Mi è sembrato utile l'approccio a questi due limiti esaminando, in una sorta di messa a confronto, due testi: il già noto L'Italie des Italiens di Louise Colet pubblicato a Parigi nel 1862 e l'altro, meno noto ma utilissimo a comprendere lo spirito di quel vagabondare per le contrade d’Italia, A pedestrian tour in Calabria and Sicily di Arthur John Strutt uscito a Londra nel 1842. L’esame, condotto sui capitoli che in ambedue i testi toccano la parte meridionale della Campania, conduce a definire due diverse e contrapposte ‘carte interiori’: da una parte la gran dama parigina tutta intenta alla grande vicenda politica risorgimentale e alle grandi personalità incontrate, dall’altra il giovane pittore londinese orientato da un’autentica curiosità, ben equilibrata tra l’interesse per la gente e la bellezza dei paesaggi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.