In questo contributo l'A. prova a soffermarsi non tanto sulla storia dei pittori e incisori che operarono negli anni del Grand Tour quanto sul dato documentario delle rappresentazioni con una ricerca del tutto originale perché effettuata secondo una prospettiva mai seguita sino ad oggi. L'A. cerca infatti di mettere a confronto le opere cercando di cogliere le modalità di realizzazione tenendo presente la reale prospettiva di chi ha riprodotto e poi diffuso il paesaggio pestano. Come con le descrizioni dei monumenti, che a volte riprendevano passi di altri autori, anche i disegni della città riproducevano acriticamente particolari rappresentati in altre opere. Il caso più significativo è dato dalla pianta di Paestum di Paoli che, con i suoi errori di rappresentazione, riprodotta più volte sino alla fine dell'Ottocento nonostante esistessero altre rappresentazioni più corrette, come ad esempio quella del Bamonte. E così spesso si riprendeva il circuito murario del Paoli mentre all'interno si modificavano i percorsi interni. L'A., inoltre, si sofferma sulle vedute del pittore Antonio Joli, riprese da famosi incisori anche con evidenti 'errori' di rappresentazione dovuti a fraintendimenti o a cause che dipendono dal processo stesso di riproduzione delle immagini. Nel contributo l'A. prova anche ad individuare il punto di osservazione del pittore quando dipinse la veduta dei tre templi da est, un'icona della rappresentazione di Paestum nel Grand Tour, ma che si configura come una perfetta fusione di realtà e immaginazione. La parte reale del paesaggio riprodotto è molto verosimilmente la veduta dei tre templi da una delle finestre di Torre Laura, una delle torri della cinta meridionale della città, che tuttavia nel dipinto si trasforma in una porta immaginaria.
La Représentation de la ville de Paestum à l'époque du Grand Tour
Longo. Fausto
2015
Abstract
In questo contributo l'A. prova a soffermarsi non tanto sulla storia dei pittori e incisori che operarono negli anni del Grand Tour quanto sul dato documentario delle rappresentazioni con una ricerca del tutto originale perché effettuata secondo una prospettiva mai seguita sino ad oggi. L'A. cerca infatti di mettere a confronto le opere cercando di cogliere le modalità di realizzazione tenendo presente la reale prospettiva di chi ha riprodotto e poi diffuso il paesaggio pestano. Come con le descrizioni dei monumenti, che a volte riprendevano passi di altri autori, anche i disegni della città riproducevano acriticamente particolari rappresentati in altre opere. Il caso più significativo è dato dalla pianta di Paestum di Paoli che, con i suoi errori di rappresentazione, riprodotta più volte sino alla fine dell'Ottocento nonostante esistessero altre rappresentazioni più corrette, come ad esempio quella del Bamonte. E così spesso si riprendeva il circuito murario del Paoli mentre all'interno si modificavano i percorsi interni. L'A., inoltre, si sofferma sulle vedute del pittore Antonio Joli, riprese da famosi incisori anche con evidenti 'errori' di rappresentazione dovuti a fraintendimenti o a cause che dipendono dal processo stesso di riproduzione delle immagini. Nel contributo l'A. prova anche ad individuare il punto di osservazione del pittore quando dipinse la veduta dei tre templi da est, un'icona della rappresentazione di Paestum nel Grand Tour, ma che si configura come una perfetta fusione di realtà e immaginazione. La parte reale del paesaggio riprodotto è molto verosimilmente la veduta dei tre templi da una delle finestre di Torre Laura, una delle torri della cinta meridionale della città, che tuttavia nel dipinto si trasforma in una porta immaginaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.