Il ruolo crescente riconosciuto all’autonomia privata nelle relazioni familiari è frutto – come noto – di un processo che ha visto operare, nel contesto domestico, attori istituzionali, dapprincipio poco inclini a squarciare il velo della indisponibilità e poi sempre più disposti a recuperare spazio (comunque nel rispetto di precisi limiti) ad un moderato, libero, apprezzamento della persona. La ricchezza del dibattito in tema è testimoniata da una pubblicistica imponente, a fronte della quale talune sottolineature si impongono . Si tratta di un percorso necessario a comprendere i modi, e i tempi, in cui il richiamo all’autonomia privata nell’ambito delle relazioni familiari è stato percepito all’interno della cultura giuridica italiana e che serve a porre in rilevante le condizioni che aprono ad ineluttabili prospettive. Il tema degli accordi prematrimoniali in vista del divorzio ha rappresentato uno dei più significativi luoghi di emersione della tendenza alla contrattualizzazione delle relazioni familiari , vera e propria cartina al tornasole per verificare il ruolo decisivo qui assunto dall’autonomia privata. In presenza di un quadro normativo assai deficitario – come noto non è prevista alcuna disciplina specifica di queste forme contrattuali –, la giurisprudenza italiana ha più volte avuto occasione di pronunciarsi circa la validità delle intese raggiunte dalle parti sull’assetto patrimoniale in previsione di un possibile futuro divorzio. Anche in questo caso – come per quello del carattere disponibile o meno del contributo al mantenimento del coniuge separato e dell’assegno di divorzio – si è assistito ad una significativa evoluzione del pensiero dei giudici di legittimità i quali, a concezioni più “possibiliste”, hanno via via affiancato posizioni di assai più rigida chiusura. La risposta a chi si interroghi sulle ragioni di questo procedere – scrollata ogni retorica – va pazientemente cercata in una giurisprudenza che, quando nega validità agli accordi, sembra farlo quasi per “bilanciare” gli effetti connessi alla possibilità di liberarsi del vincolo matrimoniale, con tutto ciò che ne segue in termini di responsabilità e di necessità di tutelare la parte più debole del rapporto: la donna.

«ACCORDI DELLA CRISI CONIUGALE». ANTICHI ASSIOMI E PROFILI EVOLUTIVI

ZAMBRANO, Virginia
2017-01-01

Abstract

Il ruolo crescente riconosciuto all’autonomia privata nelle relazioni familiari è frutto – come noto – di un processo che ha visto operare, nel contesto domestico, attori istituzionali, dapprincipio poco inclini a squarciare il velo della indisponibilità e poi sempre più disposti a recuperare spazio (comunque nel rispetto di precisi limiti) ad un moderato, libero, apprezzamento della persona. La ricchezza del dibattito in tema è testimoniata da una pubblicistica imponente, a fronte della quale talune sottolineature si impongono . Si tratta di un percorso necessario a comprendere i modi, e i tempi, in cui il richiamo all’autonomia privata nell’ambito delle relazioni familiari è stato percepito all’interno della cultura giuridica italiana e che serve a porre in rilevante le condizioni che aprono ad ineluttabili prospettive. Il tema degli accordi prematrimoniali in vista del divorzio ha rappresentato uno dei più significativi luoghi di emersione della tendenza alla contrattualizzazione delle relazioni familiari , vera e propria cartina al tornasole per verificare il ruolo decisivo qui assunto dall’autonomia privata. In presenza di un quadro normativo assai deficitario – come noto non è prevista alcuna disciplina specifica di queste forme contrattuali –, la giurisprudenza italiana ha più volte avuto occasione di pronunciarsi circa la validità delle intese raggiunte dalle parti sull’assetto patrimoniale in previsione di un possibile futuro divorzio. Anche in questo caso – come per quello del carattere disponibile o meno del contributo al mantenimento del coniuge separato e dell’assegno di divorzio – si è assistito ad una significativa evoluzione del pensiero dei giudici di legittimità i quali, a concezioni più “possibiliste”, hanno via via affiancato posizioni di assai più rigida chiusura. La risposta a chi si interroghi sulle ragioni di questo procedere – scrollata ogni retorica – va pazientemente cercata in una giurisprudenza che, quando nega validità agli accordi, sembra farlo quasi per “bilanciare” gli effetti connessi alla possibilità di liberarsi del vincolo matrimoniale, con tutto ciò che ne segue in termini di responsabilità e di necessità di tutelare la parte più debole del rapporto: la donna.
2017
9788849532210
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4686329
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