L'A. ricostruisce il percorso della parola propaganda, fissata nel linguaggio ecclesiastico fin dalla prima metà del '600, laicizzata dapprima in ambito controrivoluzionario, e finalmente acquisita nel significato politico moderno solo nel 1792, ad opera di Condorcet, collegando la fortuna e la diffusione della parola in Italia all'esperienza fondante del triennio rivoluzionario. L'A. segue la diffusione di questa parola nella pratica politica di quegli anni, osservando che la difficoltà a consolidarsi nell'uso e a fissarsi in lemma, dovuta al rapido evolversi dei fatti storico-politici, non pregiudicò l'ambito di interesse e la forza d'uso della parola che, ormai pienamente laicizzata, guidò le linee di una lotta politica diffusa a tutti i livelli, e che si giovò degli strumenti più adatti a sollecitare il consenso (dal teatro alla pubblicistica, ai circoli costituzionali ai catechismi ecc.). Dopo il triennio, in pieno clima di Restaurazione, la parola, nell'accezione acquisita in quegli anni, sarà in qualche modo ignorata o rimossa dai tanti lessicografi primottocenteschi, fino alla sua riassunzione in lemma dopo l'esperienza dei moti mazziniani e dopo l'influsso determinante del liberalismo. La parola si risemantizza poi in area novecentesca, associata a lungo a quell'idea di slogan pubblicitario o di réclame, sollecitata dalla cultura dei media.
I giacobini e il pubblico dei cittadini: "propaganda" tra uso e lemma
MONTANILE, Filomena
2014
Abstract
L'A. ricostruisce il percorso della parola propaganda, fissata nel linguaggio ecclesiastico fin dalla prima metà del '600, laicizzata dapprima in ambito controrivoluzionario, e finalmente acquisita nel significato politico moderno solo nel 1792, ad opera di Condorcet, collegando la fortuna e la diffusione della parola in Italia all'esperienza fondante del triennio rivoluzionario. L'A. segue la diffusione di questa parola nella pratica politica di quegli anni, osservando che la difficoltà a consolidarsi nell'uso e a fissarsi in lemma, dovuta al rapido evolversi dei fatti storico-politici, non pregiudicò l'ambito di interesse e la forza d'uso della parola che, ormai pienamente laicizzata, guidò le linee di una lotta politica diffusa a tutti i livelli, e che si giovò degli strumenti più adatti a sollecitare il consenso (dal teatro alla pubblicistica, ai circoli costituzionali ai catechismi ecc.). Dopo il triennio, in pieno clima di Restaurazione, la parola, nell'accezione acquisita in quegli anni, sarà in qualche modo ignorata o rimossa dai tanti lessicografi primottocenteschi, fino alla sua riassunzione in lemma dopo l'esperienza dei moti mazziniani e dopo l'influsso determinante del liberalismo. La parola si risemantizza poi in area novecentesca, associata a lungo a quell'idea di slogan pubblicitario o di réclame, sollecitata dalla cultura dei media.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.