In quanto il «Periphyseon» di Giovanni Scoto Eriugena è interamente percorso dall’aspirazione a comporre uno sguardo teoretico unificante sull’insieme di tutto il reale, l’inclusione del nome «nihil» tra i termini significanti, e quindi dotati della capacità di corrispondere a «res» conoscibili razionalmente, vi deve necessariamente essere condizionata dalla sua inclusione all’interno della generalissima divisione logica di tutto ciò che è reale, ossia di tutto ciò che rientra nel significato universale del termine «natura». Solo grazie a tale inclusione logica all’interno della divisione semantica di un nome che significa tutte le cose pensabili – ossia conoscibili oppure inconoscibili ma riconosciute dalla mente come ‘vere’ – il nome «nihil» può dunque tradursi in una nozione effettivamente significante. La soluzione di questo problema logico è data dalla scoperta della possibilità di far rientrare all’interno del generalissimo significato di natura anche nozioni significanti ma contrassegnate da nomi grammaticalmente negativi (come tutte le cose «che non sono»): si tratta infatti di realtà effettive ma che, non essendo sostanze, possono però essere denominate con nomi che hanno una valenza significante soltanto relativa, ossia evidenziabile in base alla loro relazione con cose positivamente denotabili, invece, come sostanze. La ricerca del significato del termine «nihil», sotto più aspetti e con molteplici valenze logiche introdotto nel linguaggio filosofico occidentale dal testo delle Scritture sacre cristiane, trova dunque in questo quadro speculativo interessanti vie di soluzione proprio in ragione di una sua predicabilità solo relativa e negativa, ovvero indicativa solo di una impossibilità di relazione logicamente determinabile tra due o più sostanze, una delle quali è trascendente e, in quanto tale, si pone al di là di ogni funzionalità semantica affermativa.

"Quel nome che (non) è nihil". L'idea del nulla secondo Giovanni Scoto

D'ONOFRIO, Giulio
2017-01-01

Abstract

In quanto il «Periphyseon» di Giovanni Scoto Eriugena è interamente percorso dall’aspirazione a comporre uno sguardo teoretico unificante sull’insieme di tutto il reale, l’inclusione del nome «nihil» tra i termini significanti, e quindi dotati della capacità di corrispondere a «res» conoscibili razionalmente, vi deve necessariamente essere condizionata dalla sua inclusione all’interno della generalissima divisione logica di tutto ciò che è reale, ossia di tutto ciò che rientra nel significato universale del termine «natura». Solo grazie a tale inclusione logica all’interno della divisione semantica di un nome che significa tutte le cose pensabili – ossia conoscibili oppure inconoscibili ma riconosciute dalla mente come ‘vere’ – il nome «nihil» può dunque tradursi in una nozione effettivamente significante. La soluzione di questo problema logico è data dalla scoperta della possibilità di far rientrare all’interno del generalissimo significato di natura anche nozioni significanti ma contrassegnate da nomi grammaticalmente negativi (come tutte le cose «che non sono»): si tratta infatti di realtà effettive ma che, non essendo sostanze, possono però essere denominate con nomi che hanno una valenza significante soltanto relativa, ossia evidenziabile in base alla loro relazione con cose positivamente denotabili, invece, come sostanze. La ricerca del significato del termine «nihil», sotto più aspetti e con molteplici valenze logiche introdotto nel linguaggio filosofico occidentale dal testo delle Scritture sacre cristiane, trova dunque in questo quadro speculativo interessanti vie di soluzione proprio in ragione di una sua predicabilità solo relativa e negativa, ovvero indicativa solo di una impossibilità di relazione logicamente determinabile tra due o più sostanze, una delle quali è trascendente e, in quanto tale, si pone al di là di ogni funzionalità semantica affermativa.
2017
978-88-255-0257-2
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