Nel 1954, durante la reggenza a sindaco di Napoli dell’armatore monarchico Achille Lauro, Eduardo apre il teatro San Ferdinando e, un anno dopo, fonda la compagnia “La Scarpettiana” segnando fortemente lo spettacolo cittadino degli anni Cinquanta. I rapporti tra il potere autarchico di Lauro e l’arte di Eduardo sono immediatamente difficili e conflittuali. La politica culturale del sindaco, tesa a proporre all’esterno l’immagine serena di una città ancora in macerie, si scontra con l’impietosa visione del presente contenuta nella drammaturgia eduardiana e stride con l’impresa del San Ferdinando. Il progetto eduardiano, articolato e ambizioso, accoglie forme drammatiche del contemporaneo provenienti dall’esterno e parallelamente rivitalizza le ultime forze di una tradizione locale basata su una generazione attorica fondata su una personale autorialità interpretativa. L’azione del sindaco, invece, promuove le espressioni più rassicuranti del teatro napoletano in un contesto produttivo che ben presto conduce a una deriva folkloristica. Tra indifferenze e ritorsioni, denunce e lettere ai giornali, la relazione fra i due caratterizza il clima culturale della Napoli degli anni Cinquanta che, paradossalmente, vede culminare e tramontare sia la parabola politica del Comandante che l’utopia teatrale di Eduardo.

Eduardo e "La Scarpettiana". Gli anni del laurismo

SAPIENZA, Annamaria
2017-01-01

Abstract

Nel 1954, durante la reggenza a sindaco di Napoli dell’armatore monarchico Achille Lauro, Eduardo apre il teatro San Ferdinando e, un anno dopo, fonda la compagnia “La Scarpettiana” segnando fortemente lo spettacolo cittadino degli anni Cinquanta. I rapporti tra il potere autarchico di Lauro e l’arte di Eduardo sono immediatamente difficili e conflittuali. La politica culturale del sindaco, tesa a proporre all’esterno l’immagine serena di una città ancora in macerie, si scontra con l’impietosa visione del presente contenuta nella drammaturgia eduardiana e stride con l’impresa del San Ferdinando. Il progetto eduardiano, articolato e ambizioso, accoglie forme drammatiche del contemporaneo provenienti dall’esterno e parallelamente rivitalizza le ultime forze di una tradizione locale basata su una generazione attorica fondata su una personale autorialità interpretativa. L’azione del sindaco, invece, promuove le espressioni più rassicuranti del teatro napoletano in un contesto produttivo che ben presto conduce a una deriva folkloristica. Tra indifferenze e ritorsioni, denunce e lettere ai giornali, la relazione fra i due caratterizza il clima culturale della Napoli degli anni Cinquanta che, paradossalmente, vede culminare e tramontare sia la parabola politica del Comandante che l’utopia teatrale di Eduardo.
2017
9788868225650
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