Preservare il suolo e i servizi ecosistemici che esso fornisce rappresenta una sfida centrale per la sostenibilità del pianeta. Secondo l’Institute for Advanced Sustainability Studies (Iass e Hbf 2015) 24 miliardi di tonnellate di terreno fertile vengono perdute ogni anno nel mondo a causa di un uso improprio di questa risorsa o di processi naturali accelerati dall’azione umana. E’ una perdita, quasi sempre irreversibile, che interessa tanto il Sud quanto il Nord del mondo, sebbene caratteristiche, dimensioni e cause del fenomeno possono differire notevolmente da luogo a luogo. Mentre a livello globale ed in particolare nei paesi in via di sviluppo le più significative minacce al suolo sono costituite dall’erosione, dal cambiamento climatico e dallo squilibrio dei nutrienti (eccesso o insufficienza di sostanze nutritive), nell’ambito dei paesi avanzati, specie quelli di più antico popolamento, il principale driver alla perdita di suolo è rappresentato dall’artificializzazione o consumo di suolo, ossia dalla conversione di terreni agricoli o naturali ad usi urbani o infrastrutturali. L’Europa, per le sue elevate densità demografiche e la sua storia urbano-industriale, è una delle aree del mondo che fa registrare i più alti tassi di land take. Secondo stime prudenziali (dati Corine Land Cover 2000-2012), ogni anno circa 926 km2 di terreni naturali o agricoli, un’area comparabile a quella di Berlino, sono consumati in ambito comunitario, per scopi abitativi, produttivi o ricreativi (Eea, 2017). Questo spiega perché il consumo di suolo sia stato identificato nella Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee del 2006 Towards a Thematic Strategy on Soil Protection come una delle principali sfide ambientali da affrontare in ambito comunitario. Il presente contributo, dopo un primo paragrafo dedicato ad approfondire i concetti di suolo e di “consumo di suolo”, prende in esame il fenomeno del land take in ambito europeo. Seguendo il modello DPSIR proposto dall’Eea, l’analisi focalizza l’attenzione su cinque aspetti: le determinanti e i fattori di pressione (driving forces e pressures) che sono alla base del consumo di suolo (par. 3.1 ), l’entità e i pattern del consumato (state) nell’ambito indagato (par. 3.2 ), gli impatti multipli generati dal consumo di suolo (impacts), alle diverse scale territoriali (par. 3.3 ), le azioni istituzionali messe in campo (responses) per contrastate il fenomeno (par. 3.4 ). Sono presentate, infine, alcune brevi riflessioni conclusive che cercano di mettere in luce alcuni dei nodi problematici e delle questioni aperte connesse al problema del consumo di suolo.
Perdere terreno. La sfida del consumo di suolo in Europa
GIORGIA IOVINO
2018
Abstract
Preservare il suolo e i servizi ecosistemici che esso fornisce rappresenta una sfida centrale per la sostenibilità del pianeta. Secondo l’Institute for Advanced Sustainability Studies (Iass e Hbf 2015) 24 miliardi di tonnellate di terreno fertile vengono perdute ogni anno nel mondo a causa di un uso improprio di questa risorsa o di processi naturali accelerati dall’azione umana. E’ una perdita, quasi sempre irreversibile, che interessa tanto il Sud quanto il Nord del mondo, sebbene caratteristiche, dimensioni e cause del fenomeno possono differire notevolmente da luogo a luogo. Mentre a livello globale ed in particolare nei paesi in via di sviluppo le più significative minacce al suolo sono costituite dall’erosione, dal cambiamento climatico e dallo squilibrio dei nutrienti (eccesso o insufficienza di sostanze nutritive), nell’ambito dei paesi avanzati, specie quelli di più antico popolamento, il principale driver alla perdita di suolo è rappresentato dall’artificializzazione o consumo di suolo, ossia dalla conversione di terreni agricoli o naturali ad usi urbani o infrastrutturali. L’Europa, per le sue elevate densità demografiche e la sua storia urbano-industriale, è una delle aree del mondo che fa registrare i più alti tassi di land take. Secondo stime prudenziali (dati Corine Land Cover 2000-2012), ogni anno circa 926 km2 di terreni naturali o agricoli, un’area comparabile a quella di Berlino, sono consumati in ambito comunitario, per scopi abitativi, produttivi o ricreativi (Eea, 2017). Questo spiega perché il consumo di suolo sia stato identificato nella Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee del 2006 Towards a Thematic Strategy on Soil Protection come una delle principali sfide ambientali da affrontare in ambito comunitario. Il presente contributo, dopo un primo paragrafo dedicato ad approfondire i concetti di suolo e di “consumo di suolo”, prende in esame il fenomeno del land take in ambito europeo. Seguendo il modello DPSIR proposto dall’Eea, l’analisi focalizza l’attenzione su cinque aspetti: le determinanti e i fattori di pressione (driving forces e pressures) che sono alla base del consumo di suolo (par. 3.1 ), l’entità e i pattern del consumato (state) nell’ambito indagato (par. 3.2 ), gli impatti multipli generati dal consumo di suolo (impacts), alle diverse scale territoriali (par. 3.3 ), le azioni istituzionali messe in campo (responses) per contrastate il fenomeno (par. 3.4 ). Sono presentate, infine, alcune brevi riflessioni conclusive che cercano di mettere in luce alcuni dei nodi problematici e delle questioni aperte connesse al problema del consumo di suolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.