Si tratta della novella 'napoletana' di Antonello da Palermo che Camilleri finge di aver ritrovato per circostanze fortuite, e di averne curato semplicemente trascrizione e pubblicazione. È stata pubblicata a Napoli nella collana "Autentici falsi d'autore"(Guida 2007). La novella, destinata in origine alla terza giornata, fu poi esclusa dal Boccaccio, insoddisfatto soprattutto per la resa stilistica. Certo un singolare apocrifo che, oltre a rispettare la stessa convenzione del 'patto' (seppure fraudolento) previsto da Lejeune, obbedisce in pieno alla convenzione che presiede alla fabbricazione di questo genere di testi: le vicissitudini legate al ritrovamento del manoscritto, smarrito da Boccaccio, e poi fortunosamente ritrovato. Pare, infatti che il Boccaccio, incaricato come ambasciatore del governo fiorentino, lo avesse portato con sé in un viaggio compiuto nel 1351 in Tirolo e in Baviera per farne dono a qualche personaggio illustre. La novella, ambientata a Palermo, rientra nella tradizione della novella di beffa: è la storia di un'astuzia giocata ai danni di un medico vecchio e geloso. La trama è dunque boccaccesca, il tessuto linguistico segue il doppio livello del toscano e del siciliano. L'analisi pone in relazione questa novella con il suo 'presunto' ipotesto. Camilleri costruisce in realtà un''impostura' quasi perfetta, giocando ad occultare sé stesso nel momento stesso in cui diviene raffinato interprete del 'suo' autore. Egli confeziona con sapienza e con singolare sensibilità linguistica un prodotto che non rientra né nel pastiche né nella semplice riscrittura, ma che trova la sua ragione in un gioco squisitamente letterario che svela ancora una volta le sue straordinarie qualità di scrittore.

Sui falsi d'autore: il Boccaccio di Andrea Camilleri

Montanile, Milena
2016-01-01

Abstract

Si tratta della novella 'napoletana' di Antonello da Palermo che Camilleri finge di aver ritrovato per circostanze fortuite, e di averne curato semplicemente trascrizione e pubblicazione. È stata pubblicata a Napoli nella collana "Autentici falsi d'autore"(Guida 2007). La novella, destinata in origine alla terza giornata, fu poi esclusa dal Boccaccio, insoddisfatto soprattutto per la resa stilistica. Certo un singolare apocrifo che, oltre a rispettare la stessa convenzione del 'patto' (seppure fraudolento) previsto da Lejeune, obbedisce in pieno alla convenzione che presiede alla fabbricazione di questo genere di testi: le vicissitudini legate al ritrovamento del manoscritto, smarrito da Boccaccio, e poi fortunosamente ritrovato. Pare, infatti che il Boccaccio, incaricato come ambasciatore del governo fiorentino, lo avesse portato con sé in un viaggio compiuto nel 1351 in Tirolo e in Baviera per farne dono a qualche personaggio illustre. La novella, ambientata a Palermo, rientra nella tradizione della novella di beffa: è la storia di un'astuzia giocata ai danni di un medico vecchio e geloso. La trama è dunque boccaccesca, il tessuto linguistico segue il doppio livello del toscano e del siciliano. L'analisi pone in relazione questa novella con il suo 'presunto' ipotesto. Camilleri costruisce in realtà un''impostura' quasi perfetta, giocando ad occultare sé stesso nel momento stesso in cui diviene raffinato interprete del 'suo' autore. Egli confeziona con sapienza e con singolare sensibilità linguistica un prodotto che non rientra né nel pastiche né nella semplice riscrittura, ma che trova la sua ragione in un gioco squisitamente letterario che svela ancora una volta le sue straordinarie qualità di scrittore.
2016
9788846745491
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4704625
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