Nell’ambito della categoria del “mostruoso” la Gorgone suscita un interesse particolare. Nello specifico, assume un valore simbolico pregnante la particolarità che la testa (Gorgeíē kephalē) dell’orribile mostro, spaventoso e tremendo prodigio di Zeus egíoco, appaia impressa sul manto caprino, ovvero l’egida con cui Atena si copre le spalle, dopo aver indossato la tunica del padre ‘adunatore di nubi’ (Ilias 5.733-742), usandola come arma di battaglia e strumento di protezione invulnerabile e temibile, perché mostruosa e terribile a guardarsi. La cifra semantica del vedere, legato all’apparire, condiziona la rilettura del mito relativo all’origine dell’epiteto di Zeus egíoco, proposta in età ellenistica dallo pseudo-Eratostene (Catasterismi 1.13.23-41) a proposito della catasterizzazione della capra Amaltea, nutrice di Zeus, della cui pelle il padre degli dèi, una volta raggiunta l’età virile (hēlichía), si sarebbe servito per affrontare e sconfiggere i Titani. In particolare, indossare la pelle di capra è presentato come un artificio (téchnē) mediante il quale il dio si mostra (phaínomai) doppio o duplice (diplasíōn). Indossare l’aigís (ciò che rimane della capra dopo la thusía) col Gorgónos prósōpon impresso in mezzo alla schiena sembra pertanto determinare una trasformazione (nel senso moderno del “cambiare pelle”) e al tempo stesso uno svelamento, un rivelarsi sotto un altro aspetto per così dire consustanziale alla natura del dio. Che cosa implica, dunque, a livello di rappresentazione del divino, portare l’ibrido addosso? Che effetti produce, sul piano dell’ordine cosmico, ‘servirsi’ dell’ibrido la cui qualità antonomastica è la dismisura (hybris)? E che tipo di rapporto intercorre tra la Gorgone e la capra, considerando che alla medesima stirpe ibrida e mostruosa di Ceto e di Forci appartengono per discendenza diretta sia la Gorgone Medusa sia Chimera, che nel nome stesso rievoca la denominazione di ‘giovane capra’?

L’ibrido addosso. Il marchio del mostruoso sulla pelle del potere: l’aspetto terastico del ‘portatore di egida’

VISCARDI G
2013-01-01

Abstract

Nell’ambito della categoria del “mostruoso” la Gorgone suscita un interesse particolare. Nello specifico, assume un valore simbolico pregnante la particolarità che la testa (Gorgeíē kephalē) dell’orribile mostro, spaventoso e tremendo prodigio di Zeus egíoco, appaia impressa sul manto caprino, ovvero l’egida con cui Atena si copre le spalle, dopo aver indossato la tunica del padre ‘adunatore di nubi’ (Ilias 5.733-742), usandola come arma di battaglia e strumento di protezione invulnerabile e temibile, perché mostruosa e terribile a guardarsi. La cifra semantica del vedere, legato all’apparire, condiziona la rilettura del mito relativo all’origine dell’epiteto di Zeus egíoco, proposta in età ellenistica dallo pseudo-Eratostene (Catasterismi 1.13.23-41) a proposito della catasterizzazione della capra Amaltea, nutrice di Zeus, della cui pelle il padre degli dèi, una volta raggiunta l’età virile (hēlichía), si sarebbe servito per affrontare e sconfiggere i Titani. In particolare, indossare la pelle di capra è presentato come un artificio (téchnē) mediante il quale il dio si mostra (phaínomai) doppio o duplice (diplasíōn). Indossare l’aigís (ciò che rimane della capra dopo la thusía) col Gorgónos prósōpon impresso in mezzo alla schiena sembra pertanto determinare una trasformazione (nel senso moderno del “cambiare pelle”) e al tempo stesso uno svelamento, un rivelarsi sotto un altro aspetto per così dire consustanziale alla natura del dio. Che cosa implica, dunque, a livello di rappresentazione del divino, portare l’ibrido addosso? Che effetti produce, sul piano dell’ordine cosmico, ‘servirsi’ dell’ibrido la cui qualità antonomastica è la dismisura (hybris)? E che tipo di rapporto intercorre tra la Gorgone e la capra, considerando che alla medesima stirpe ibrida e mostruosa di Ceto e di Forci appartengono per discendenza diretta sia la Gorgone Medusa sia Chimera, che nel nome stesso rievoca la denominazione di ‘giovane capra’?
2013
978-88-7140-531-5
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