I contributi per questo volume, che per la maggior parte costituiscono la rielaborazione di relazioni tenute in occasione di un convegno che ebbe luogo nel novembre 2009 a Bari, vertono soprattutto sui tre complessi di questioni, sopra delineati, che in modo diverso attengono al rapporto tra cultura europea e questione armena. Il volume si articola dunque in sezioni che corrispondo a tali complessi. Ad apertura di volume abbiamo voluto porre però il contributo generosamente messo a disposizione da Antonia Arslan, autrice di fortunate opere narrative che, dalla Masseria delle allodole (2004) alla Strada di Smirne (2009), hanno fatto accostare i lettori italiani alle vicende della storia armena nel XX secolo. La prima sezione, dedicata alla „Storia del popolo armeno“, si apre con due contributi che illustrano la tradizione dell’armenistica italiana, rapppresentata dai lavori di Marco Bais, dedicato alle origini della cultura e della identità armene, e di Aldo Ferrari, che delinea una storia della diaspora armena a partire dai primi secoli del secondo millennio d. C. Lo storico contemporaneo Marcello Flores, grazie al quale la ricerca storica in Italia ha rivolto il proprio interesse alla questione armena, individua in alcuni sviluppi della società e della politica turca ed armena le cause che favorirono e produssero il genocidio del 1915/16. Infine, Günter Seufert, conoscitore profondo della realtà e della società turche dei nostri giorni, presenta per un verso un quadro critico dell’immagine degli armeni nell’attuale società turca, per altro verso individua e mette in luce sintomi dell’evoluzione nella società turca che promettono un miglioramento di quella immagine e dunque dei rapporti turco-armeni. La sezione dedicata all’accoglienza degli Armeni in Puglia presenta i contributi dell’italianista Domenico Cofano e degli storici Carlo Coppola e Vito Antonio Leuzzi. Il saggio di Cofano è dedicato al ruolo di Nazariantz nella cultura e nella società pugliesi e italiane della prima metà del Novecento – ruolo complesso anche in considerazione non solo dei legami del poeta con la massoneria, ma anche dei suoi orientamenti antroposofici e del suo riconoscersi nella tradizione del simbolismo. Sulla base di documenti riaffiorati di recente, il lavoro dei due storici baresi ricostruisce alcune vicende del rapporto fra la curia barese, che prestò meritoria opera assistenziale ai profughi, e la comunità armena. L’ultima sezione, dedicata al rapporto fra cultura europea (in particolare tedesca e francese) e questione armena, non può che aprirsi con il contributo di Hermann Goltz: lo studioso prematuramente scomparso traccia un illuminante profilo di Johannes Lepsius (1858-1926), il teologo protestante che, sfidando le autorità governative tedesche ed ecclesiastiche, per primo denunciò la persecuzione degli armeni da parte die Turchi già alla fine dell’Ottocento e continuò a farlo anche quando Prussia e Turchia cobatterono fianco a fianco nella prima guerra mondiale. La figura e l’opera di Armin T. Wegner (1886-1978) sono al centro di due contributi. Laura Wilfinger traccia un profilo complessivo di un uomo e di uno scrittore ingiustamente dimenticato, mentre Stefan Nienhaus si concentra sugli scritti che Wegner dedicò in particolare alla questione armena, dopo essere stato testimone oculare e aver fissato in efficaci immagini fotografiche le marce forzate nel deserto degli Armeni. In un secondo saggio, Nienhaus analizza la ricezione del romanzo Die vierzig Tage des Mussa Dagh (I quaranta giorni del Mussa Dagh, 1933) di Franz Werfel (1890-1945), letto non soltanto come una sorta di poema nazionale dal popolo armeno ma recepito anche dal mondo ebraico come anticipazione dell’olocausto. Chiude la sezione il saggio di Domenico Mugnolo sul romanzo di Edgar Hilsenrath, Das Märchen vom letzten Gedanken (La fiaba dell’ultimo pensiero, 1989); al centro dell’attenzione sono qui il singolare ricorso dello scrittore alla fiabe per rievocare la storia e le implicazioni polemiche contro la storiografia che si manifestano in questa scelta.

Questione armena e cultura europea

Nienhaus S.;
2013-01-01

Abstract

I contributi per questo volume, che per la maggior parte costituiscono la rielaborazione di relazioni tenute in occasione di un convegno che ebbe luogo nel novembre 2009 a Bari, vertono soprattutto sui tre complessi di questioni, sopra delineati, che in modo diverso attengono al rapporto tra cultura europea e questione armena. Il volume si articola dunque in sezioni che corrispondo a tali complessi. Ad apertura di volume abbiamo voluto porre però il contributo generosamente messo a disposizione da Antonia Arslan, autrice di fortunate opere narrative che, dalla Masseria delle allodole (2004) alla Strada di Smirne (2009), hanno fatto accostare i lettori italiani alle vicende della storia armena nel XX secolo. La prima sezione, dedicata alla „Storia del popolo armeno“, si apre con due contributi che illustrano la tradizione dell’armenistica italiana, rapppresentata dai lavori di Marco Bais, dedicato alle origini della cultura e della identità armene, e di Aldo Ferrari, che delinea una storia della diaspora armena a partire dai primi secoli del secondo millennio d. C. Lo storico contemporaneo Marcello Flores, grazie al quale la ricerca storica in Italia ha rivolto il proprio interesse alla questione armena, individua in alcuni sviluppi della società e della politica turca ed armena le cause che favorirono e produssero il genocidio del 1915/16. Infine, Günter Seufert, conoscitore profondo della realtà e della società turche dei nostri giorni, presenta per un verso un quadro critico dell’immagine degli armeni nell’attuale società turca, per altro verso individua e mette in luce sintomi dell’evoluzione nella società turca che promettono un miglioramento di quella immagine e dunque dei rapporti turco-armeni. La sezione dedicata all’accoglienza degli Armeni in Puglia presenta i contributi dell’italianista Domenico Cofano e degli storici Carlo Coppola e Vito Antonio Leuzzi. Il saggio di Cofano è dedicato al ruolo di Nazariantz nella cultura e nella società pugliesi e italiane della prima metà del Novecento – ruolo complesso anche in considerazione non solo dei legami del poeta con la massoneria, ma anche dei suoi orientamenti antroposofici e del suo riconoscersi nella tradizione del simbolismo. Sulla base di documenti riaffiorati di recente, il lavoro dei due storici baresi ricostruisce alcune vicende del rapporto fra la curia barese, che prestò meritoria opera assistenziale ai profughi, e la comunità armena. L’ultima sezione, dedicata al rapporto fra cultura europea (in particolare tedesca e francese) e questione armena, non può che aprirsi con il contributo di Hermann Goltz: lo studioso prematuramente scomparso traccia un illuminante profilo di Johannes Lepsius (1858-1926), il teologo protestante che, sfidando le autorità governative tedesche ed ecclesiastiche, per primo denunciò la persecuzione degli armeni da parte die Turchi già alla fine dell’Ottocento e continuò a farlo anche quando Prussia e Turchia cobatterono fianco a fianco nella prima guerra mondiale. La figura e l’opera di Armin T. Wegner (1886-1978) sono al centro di due contributi. Laura Wilfinger traccia un profilo complessivo di un uomo e di uno scrittore ingiustamente dimenticato, mentre Stefan Nienhaus si concentra sugli scritti che Wegner dedicò in particolare alla questione armena, dopo essere stato testimone oculare e aver fissato in efficaci immagini fotografiche le marce forzate nel deserto degli Armeni. In un secondo saggio, Nienhaus analizza la ricezione del romanzo Die vierzig Tage des Mussa Dagh (I quaranta giorni del Mussa Dagh, 1933) di Franz Werfel (1890-1945), letto non soltanto come una sorta di poema nazionale dal popolo armeno ma recepito anche dal mondo ebraico come anticipazione dell’olocausto. Chiude la sezione il saggio di Domenico Mugnolo sul romanzo di Edgar Hilsenrath, Das Märchen vom letzten Gedanken (La fiaba dell’ultimo pensiero, 1989); al centro dell’attenzione sono qui il singolare ricorso dello scrittore alla fiabe per rievocare la storia e le implicazioni polemiche contro la storiografia che si manifestano in questa scelta.
2013
9788884315519
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4711960
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