Il lavoro teatrale di Giorgio Barberio Corsetti realizzato negli anni Ottanta con l’equipe di Studio Azzurro (struttura milanese esperta nel settore audiovisivo), rappresenta una pagina interessante della sperimentazione che ha introdotto un tassello necessario nell’irrefrenabile ricerca sulle contaminazioni fra teatro e nuovi media. L’incontro con Studio Azzurro, sancisce tale tensione creativa e realizza una trilogia caratterizzata dall’impiego delle videoinstallazioni nelle quali l’elettronica è il linguaggio invisibile che crea e organizza le proiezioni: Prologo a diario segreto contraffatto (1985), Correva come un lungo segno bianco (1985) e La camera astratta (1987). Quest’ultimo, in particolare, è lo spettacolo simbolo di una fase che potremmo definire pionieristica, se rapportata allo sviluppo che attualmente ha raggiunto la relazione fra teatro e mondo digitale, ma proprio per questo fondamentale per affrontare le questioni che a tale ambito appartengono. In questa particolare esperienza, sono stati messi in campo intuizioni, ricerche e soluzioni che a più livelli hanno guardato in senso creativo al linguaggio mediologico, nel tentativo di superare la frammentarietà degli elementi dello spettacolo e oltrepassare i limiti esistenti tra tempo e spazio, ambiente esterno e scena, azione e corpo, falso e reale.
Esperienze pionieristiche: La camera astratta di Giorgio Barberio Corsetti e Studio Azzurro
Annamaria Sapienza
2018
Abstract
Il lavoro teatrale di Giorgio Barberio Corsetti realizzato negli anni Ottanta con l’equipe di Studio Azzurro (struttura milanese esperta nel settore audiovisivo), rappresenta una pagina interessante della sperimentazione che ha introdotto un tassello necessario nell’irrefrenabile ricerca sulle contaminazioni fra teatro e nuovi media. L’incontro con Studio Azzurro, sancisce tale tensione creativa e realizza una trilogia caratterizzata dall’impiego delle videoinstallazioni nelle quali l’elettronica è il linguaggio invisibile che crea e organizza le proiezioni: Prologo a diario segreto contraffatto (1985), Correva come un lungo segno bianco (1985) e La camera astratta (1987). Quest’ultimo, in particolare, è lo spettacolo simbolo di una fase che potremmo definire pionieristica, se rapportata allo sviluppo che attualmente ha raggiunto la relazione fra teatro e mondo digitale, ma proprio per questo fondamentale per affrontare le questioni che a tale ambito appartengono. In questa particolare esperienza, sono stati messi in campo intuizioni, ricerche e soluzioni che a più livelli hanno guardato in senso creativo al linguaggio mediologico, nel tentativo di superare la frammentarietà degli elementi dello spettacolo e oltrepassare i limiti esistenti tra tempo e spazio, ambiente esterno e scena, azione e corpo, falso e reale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.