L’esistenza di una forte interazione tra circolazione atmosferica e topografia causa, in prossimità delle aree orografiche, un incremento significativo della quantità delle precipitazioni e un’accentuata variabilità spaziale delle stesse (tra gli altri, Prudhomme & Reed, 1999; Roe, 2005). È bene rimarcare come quest’ultima circostanza, associata ad una rete pluviometrica storicamente insufficiente e sparsa nelle zone di montagna, renda l'osservazione e la quantificazione degli effetti orografici sui campi di precipitazione un compito impegnativo e talvolta disatteso con conseguenti danni sul territorio, specialmente quando le valutazioni si riferiscono ad eventi pluviometrici estremi e agli studi statistici ad essi associati. Con riferimento al territorio della Regione Campania, sita in Italia meridionale, Furcolo et al. (2016) hanno indagato sugli effetti indotti dalla presenza dell’orografia sulla variabilità spaziale del valor medio della distribuzione di probabilità dei massimi annuali delle piogge giornaliere, dimostrando l’inadeguatezza delle tecniche geostatistiche lineari classiche (e.g. Kriging con dati incerti – KUD) nel descrivere il campo di precipitazione in prossimità delle barriere orografiche, così come oggettivamente classificate e identificate da Cuomo et al. (2011) ed evidenziate in Figura 1 alla Sezione successiva. Pelosi & Furcolo (2015), con riferimento allo stesso territorio regionale, hanno, dunque, proposto un modello per la stima regionale della media della distribuzione di probabilità dei massimi annuali delle precipitazioni giornaliere, in grado di dare una migliore interpretazione della variabilità del campo di precipitazione nelle aree orografiche rispetto ai modelli di regressione con la quota attualmente in uso, proposti nell’ambito del progetto VAPI (Rossi & Villani, 1994), o alle tecniche geostatistiche lineari classiche di interpolazione. Il modello proposto interpreta la media dei massimi annuali delle precipitazioni giornaliere, , come il prodotto di un processo di base debolmente stazionario, , da stimare mediante l’applicazione di tecniche geostatistiche lineari (e.g. KUD) alle sole osservazioni site in pianura, e di un fattore di amplificazione, AF, correttivo del processo di base nelle sole aree di barriera, funzione di alcuni indici topografici caratteristici di ciascuna barriera orografica (in rosso in Figura 1a), quali prominenza, pendenza media ed esposizione. Nella presente memoria, saranno mostrati alcuni risultati preliminari ottenuti nella valutazione degli effetti indotti dall’orografia sulla variabilità spaziale della media dei massimi annuali delle precipitazioni a diverse durate: 1, 3, 6, 12 e 24 ore, al fine di integrare i risultati di Pelosi & Furcolo (2015) riferiti alle sole piogge giornaliere e nella prospettiva di aggiornare le curve di possibilità pluviometrica regionali (per un esempio di aggiornamento delle curve di possibilità pluviometrica che tiene in conto degli effetti orografici, si veda: Allamano et al., 2009). Si indagherà, dunque, sulla dipendenza del fattore di amplificazione dalla durata degli eventi estremi oltre che dalle caratteristiche topografiche delle barriere.
UN’INDAGINE SUL LEGAME TRA AMPLIFICAZIONE OROGRAFICA ED ESTREMI DI PRECIPITAZIONE A DIVERSE DURATE
Anna Pelosi
;Paolo Villani;Pierluigi Furcolo
2018
Abstract
L’esistenza di una forte interazione tra circolazione atmosferica e topografia causa, in prossimità delle aree orografiche, un incremento significativo della quantità delle precipitazioni e un’accentuata variabilità spaziale delle stesse (tra gli altri, Prudhomme & Reed, 1999; Roe, 2005). È bene rimarcare come quest’ultima circostanza, associata ad una rete pluviometrica storicamente insufficiente e sparsa nelle zone di montagna, renda l'osservazione e la quantificazione degli effetti orografici sui campi di precipitazione un compito impegnativo e talvolta disatteso con conseguenti danni sul territorio, specialmente quando le valutazioni si riferiscono ad eventi pluviometrici estremi e agli studi statistici ad essi associati. Con riferimento al territorio della Regione Campania, sita in Italia meridionale, Furcolo et al. (2016) hanno indagato sugli effetti indotti dalla presenza dell’orografia sulla variabilità spaziale del valor medio della distribuzione di probabilità dei massimi annuali delle piogge giornaliere, dimostrando l’inadeguatezza delle tecniche geostatistiche lineari classiche (e.g. Kriging con dati incerti – KUD) nel descrivere il campo di precipitazione in prossimità delle barriere orografiche, così come oggettivamente classificate e identificate da Cuomo et al. (2011) ed evidenziate in Figura 1 alla Sezione successiva. Pelosi & Furcolo (2015), con riferimento allo stesso territorio regionale, hanno, dunque, proposto un modello per la stima regionale della media della distribuzione di probabilità dei massimi annuali delle precipitazioni giornaliere, in grado di dare una migliore interpretazione della variabilità del campo di precipitazione nelle aree orografiche rispetto ai modelli di regressione con la quota attualmente in uso, proposti nell’ambito del progetto VAPI (Rossi & Villani, 1994), o alle tecniche geostatistiche lineari classiche di interpolazione. Il modello proposto interpreta la media dei massimi annuali delle precipitazioni giornaliere, , come il prodotto di un processo di base debolmente stazionario, , da stimare mediante l’applicazione di tecniche geostatistiche lineari (e.g. KUD) alle sole osservazioni site in pianura, e di un fattore di amplificazione, AF, correttivo del processo di base nelle sole aree di barriera, funzione di alcuni indici topografici caratteristici di ciascuna barriera orografica (in rosso in Figura 1a), quali prominenza, pendenza media ed esposizione. Nella presente memoria, saranno mostrati alcuni risultati preliminari ottenuti nella valutazione degli effetti indotti dall’orografia sulla variabilità spaziale della media dei massimi annuali delle precipitazioni a diverse durate: 1, 3, 6, 12 e 24 ore, al fine di integrare i risultati di Pelosi & Furcolo (2015) riferiti alle sole piogge giornaliere e nella prospettiva di aggiornare le curve di possibilità pluviometrica regionali (per un esempio di aggiornamento delle curve di possibilità pluviometrica che tiene in conto degli effetti orografici, si veda: Allamano et al., 2009). Si indagherà, dunque, sulla dipendenza del fattore di amplificazione dalla durata degli eventi estremi oltre che dalle caratteristiche topografiche delle barriere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.