Si mettono a confronto due scrittori emblematici della modernità letteraria e linguistica, italiana e tedesca, entrambi ingegneri, con la passione per la filosofia e la matematica, che tuttavia parteciparono da fronti opposti alle battaglie sull’Isonzo nella prima guerra mondiale. Da una parte, si analizza, anche attraverso una poesia di Gadda sul San Michele del Carso, sorprendentemente speculare a quella celebre e tematicamente affine di Ungaretti, Sono una creatura (1916), il suo dolore per la perdita del fratello e per la disfatta di Caporetto, da lui avvertita come una catastrofe storica, una brutale e umiliante violenza alla propria dignità personale di uomo e di militare; dall’altra, viene, per la prima volta, svolto un particolareggiato esame dei giudizi pronunciati dagli ufficiali e dai soldati dell’Impero austroungarico sull’Italia e gli italiani, riferiti da Musil, investigando non solo nel capolavoro dello scrittore austriaco, alla luce della critica italiana di formazione mitteleuropea, da Magris a Cacciari, ma soprattutto in altri suoi meno noti e divulgati testi, in cui la spinta distruttiva, arrecata dalla Grande Guerra ai valori della sua millenaria civiltà, esaltata nel mito asburgico, viene vista come un’incolmabile distanza tra le ideologie e la vita.
Le «ferite» d'Europa: Gadda e Musil, l'italiano e l'austriaco, fratelli in arte, nemici in guerra
Giulio, Rosa
2018-01-01
Abstract
Si mettono a confronto due scrittori emblematici della modernità letteraria e linguistica, italiana e tedesca, entrambi ingegneri, con la passione per la filosofia e la matematica, che tuttavia parteciparono da fronti opposti alle battaglie sull’Isonzo nella prima guerra mondiale. Da una parte, si analizza, anche attraverso una poesia di Gadda sul San Michele del Carso, sorprendentemente speculare a quella celebre e tematicamente affine di Ungaretti, Sono una creatura (1916), il suo dolore per la perdita del fratello e per la disfatta di Caporetto, da lui avvertita come una catastrofe storica, una brutale e umiliante violenza alla propria dignità personale di uomo e di militare; dall’altra, viene, per la prima volta, svolto un particolareggiato esame dei giudizi pronunciati dagli ufficiali e dai soldati dell’Impero austroungarico sull’Italia e gli italiani, riferiti da Musil, investigando non solo nel capolavoro dello scrittore austriaco, alla luce della critica italiana di formazione mitteleuropea, da Magris a Cacciari, ma soprattutto in altri suoi meno noti e divulgati testi, in cui la spinta distruttiva, arrecata dalla Grande Guerra ai valori della sua millenaria civiltà, esaltata nel mito asburgico, viene vista come un’incolmabile distanza tra le ideologie e la vita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.