La ricca documentazione archeologica della Magna Grecia e dell'Italia anellenica proveniente da scavi recenti e passati consente di studiare presenza e significato delle armi difensive e offensive (reali o simboliche) in contesti votivi. Confrontare il dossier di dati delle città greche con quello del mondo indigeno non solo mostra la complessità e la diversità del fenomeno, ma consente di riaprire la discussione sul rapporto tra guerra e culto nel mondo antico e, più specificatamente, sulle modalità e sulle pratiche rituali riferibili al mondo delle armi e alla rappresentazione della guerra tra il periodo arcaico e la romanizzazione. In passato l'argomento è stato studiato poco, quasi mai nel mondo italico e magnogreco dal momento che nella letteratura archeologica sono stati presi in considerazione quasi sempre gli oggetti più significativi o meglio conservati mentre gran parte dei materiali sono ancora nei depositi in attesa di essere editati; spesso nelle pubblicazioni mancano i riferimenti ai contesti, ai dati quantitativi o ai dettagli utili per comprendere la manipolazione subita prima e dopo la deposizione. I rinvenimenti effettuati negli ultimi anni in alcuni santuari della Magna Grecia (ad es. Caulonia), le "scoperte" nei depositi di alcuni musei (ad es. Paestum) e gli studi monografici su casi particolari (ad es. le corazze), consentono di avere oggi di avviare uno studio sistematico delle armi in contesto votivo, di indagare le modalità e le cartteristiche della loro deposizione e di restituire le vicende storiche riferibili ad esse. L'incontro di studio "Armi votive in Magna Grecia", tenutosi a Salerno e a Paestum tra il 23 e il 25 novembre 2017 e pubblicato solo un anno dopo, fa il punto su questo specifico tema di ricerca, senza tralasciare il contesto generale - storico e topografico - in cui il fenomeno si inquadra.
Armi votive in Magna Grecia
Fausto Longo
2018-01-01
Abstract
La ricca documentazione archeologica della Magna Grecia e dell'Italia anellenica proveniente da scavi recenti e passati consente di studiare presenza e significato delle armi difensive e offensive (reali o simboliche) in contesti votivi. Confrontare il dossier di dati delle città greche con quello del mondo indigeno non solo mostra la complessità e la diversità del fenomeno, ma consente di riaprire la discussione sul rapporto tra guerra e culto nel mondo antico e, più specificatamente, sulle modalità e sulle pratiche rituali riferibili al mondo delle armi e alla rappresentazione della guerra tra il periodo arcaico e la romanizzazione. In passato l'argomento è stato studiato poco, quasi mai nel mondo italico e magnogreco dal momento che nella letteratura archeologica sono stati presi in considerazione quasi sempre gli oggetti più significativi o meglio conservati mentre gran parte dei materiali sono ancora nei depositi in attesa di essere editati; spesso nelle pubblicazioni mancano i riferimenti ai contesti, ai dati quantitativi o ai dettagli utili per comprendere la manipolazione subita prima e dopo la deposizione. I rinvenimenti effettuati negli ultimi anni in alcuni santuari della Magna Grecia (ad es. Caulonia), le "scoperte" nei depositi di alcuni musei (ad es. Paestum) e gli studi monografici su casi particolari (ad es. le corazze), consentono di avere oggi di avviare uno studio sistematico delle armi in contesto votivo, di indagare le modalità e le cartteristiche della loro deposizione e di restituire le vicende storiche riferibili ad esse. L'incontro di studio "Armi votive in Magna Grecia", tenutosi a Salerno e a Paestum tra il 23 e il 25 novembre 2017 e pubblicato solo un anno dopo, fa il punto su questo specifico tema di ricerca, senza tralasciare il contesto generale - storico e topografico - in cui il fenomeno si inquadra.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.