La valle del Sarno, in provincia di Salerno, è assurta alle cronache nazionali nel 1998 per una violenta e distruttiva alluvione che, travolgendo Sarno e i comuni limitrofi, provocò 160 vittime. Si è trattato di una strage annunciata, essendo da secoli noto che i comuni di Sarno, Quindici, Bracigliano, Siano e S. Felice a Cancello erano costruiti su un terreno devastato dalle attività antropiche. Se dalle descrizioni della Geografia di Strabone emerge il quadro di una valle ubertosa, salubre, percorsa dal fiume omonimo (al tempo navigabile e con un corso diverso dall’attuale: prima dell’eruzione vesuviana del 79 d.C. attraversava infatti Pompei, dotata di porto), alcuni commentatori e studiosi della metà del XIX secolo (come G. Normandia, C. Afan de Rivera, L. Bianchini) descrivono un territorio disastrato, dove la plurisecolare opera antropica di disboscamento dei monti, deviazione arbitraria dei corsi d’acqua, nell’incuria delle collettività, hanno provocato un irreparabile dissesto idrogeologico, con danni permanenti all’ambiente, esposto a continue inondazioni. Danni ai quali si possono aggiungere i crimini ambientali degli ultimi cinquant’anni che hanno trasformato il Sarno nel fiume più inquinato d’Europa. Alle fonti testuali riguardanti la valle si aggiungono quelle cartografiche, preziosi strumenti di informazione territoriale, che offrono dei “flash” sull’organizzazione sistemica preunitaria dei luoghi degli antichi Sarrasti, nonché sulla consapevolezza del pericolo legato ai monti espressa da qualche rappresentazione cartografica più acuta. Dalla Tabula Peutingeriana alla cartografia sei-settecentesca e ottocentesca, sino a quella dell’I.G.M. della prima metà del XX secolo, le immagini “fotografate”, comparate con cartografia più recente e supportate da opportuna letteratura scientifica di riferimento, possono diventare allora un’utile occasione di confronto, per verificare quanto sia stato sinora fatto per la cura del territorio (considerando anche l’incidenza del Parco Fluviale del Sarno) e indicare, sulla base della documentazione del passato e la pianificazione del presente, dei possibili suggerimenti per una più efficace valorizzazione del territorio sarnese nel suo complesso.

La valle del Sarno e le sue trasformazioni nelle fonti geostoriche e cartografiche

Siniscalchi Silvia
2019-01-01

Abstract

La valle del Sarno, in provincia di Salerno, è assurta alle cronache nazionali nel 1998 per una violenta e distruttiva alluvione che, travolgendo Sarno e i comuni limitrofi, provocò 160 vittime. Si è trattato di una strage annunciata, essendo da secoli noto che i comuni di Sarno, Quindici, Bracigliano, Siano e S. Felice a Cancello erano costruiti su un terreno devastato dalle attività antropiche. Se dalle descrizioni della Geografia di Strabone emerge il quadro di una valle ubertosa, salubre, percorsa dal fiume omonimo (al tempo navigabile e con un corso diverso dall’attuale: prima dell’eruzione vesuviana del 79 d.C. attraversava infatti Pompei, dotata di porto), alcuni commentatori e studiosi della metà del XIX secolo (come G. Normandia, C. Afan de Rivera, L. Bianchini) descrivono un territorio disastrato, dove la plurisecolare opera antropica di disboscamento dei monti, deviazione arbitraria dei corsi d’acqua, nell’incuria delle collettività, hanno provocato un irreparabile dissesto idrogeologico, con danni permanenti all’ambiente, esposto a continue inondazioni. Danni ai quali si possono aggiungere i crimini ambientali degli ultimi cinquant’anni che hanno trasformato il Sarno nel fiume più inquinato d’Europa. Alle fonti testuali riguardanti la valle si aggiungono quelle cartografiche, preziosi strumenti di informazione territoriale, che offrono dei “flash” sull’organizzazione sistemica preunitaria dei luoghi degli antichi Sarrasti, nonché sulla consapevolezza del pericolo legato ai monti espressa da qualche rappresentazione cartografica più acuta. Dalla Tabula Peutingeriana alla cartografia sei-settecentesca e ottocentesca, sino a quella dell’I.G.M. della prima metà del XX secolo, le immagini “fotografate”, comparate con cartografia più recente e supportate da opportuna letteratura scientifica di riferimento, possono diventare allora un’utile occasione di confronto, per verificare quanto sia stato sinora fatto per la cura del territorio (considerando anche l’incidenza del Parco Fluviale del Sarno) e indicare, sulla base della documentazione del passato e la pianificazione del presente, dei possibili suggerimenti per una più efficace valorizzazione del territorio sarnese nel suo complesso.
2019
978-88-942641-2-8
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4720963
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact