Da sempre la conoscenza esercita un ruolo di primo piano nello sviluppo economico e sociale, da sempre tutte le conoscenze scientifiche, tecniche e organizzative vengono scambiate seguendo un movimento di diffusione incessante la cui portata e velocità dipende dall’intensità di processi sociali e La competitività sostenibile delle filiere agroalimentari in Campania dalle tecnologie di comunicazione disponibili. Tuttavia, se è vero che ogni epoca ha visto nascere organizzazioni in cui si sono state sperimentate nuove forme di archiviazione, apprendimento e sviluppo delle conoscenze, è a partire dalla seconda metà del XX secolo che questa diviene risorsa chiave e principale fonte di creazione del vantaggio competitivo. Le determinanti del successo dipendono sempre più dalla capacità di estrarre valore dagli intangibles invece che da risorse fisiche e dalla capacità di valorizzare e di saper attingere conoscenze anche da territori e settori distanti: occupazione knowledge-intensive, crescente peso economico di settori ad alta intensità tecnologica e crescenti investimenti in capitale intangibile ne sono un chiaro esempio. Ciò ha generato nuove possibilità nel governo d’impresa, consentendo di definire eterogenei e più convenienti equilibri nella scelta tra impresa e mercato 4, di ripensare la catena del valore e riconfigurare il bilanciamento tra risorse, strutture e processi. Nell’ambito di sistemi manageriali complessi quali quelli di filiera, dunque, il tema della knowledge governance si inquadra in quello più ampio della governance di asset distribuiti. Data la diversità degli attori, le conoscenze sono detenute e si generano in punti e momenti diversi della filiera ed in tali punti producono i propri effetti di incrementi di efficienza e di efficacia. Ciò ostacola la possibilità di un governo centralizzato del sistema di conoscenze esistente ed indebolisce la necessità della condivisione delle conoscenze settoriali. Si richiede, in particolare, una visibilità più ampia dei comportamenti di tutti gli attori in modo da armonizzare le iniziative ai diversi livelli decisionali. La diffusione delle tecnologie digitali ha, dunque, portato un radicale cambiamento di paradigma in diversi settori, rappresentando una grande opportunità per le imprese operanti nei più svariati contesti, coinvolgendo anche settori di matrice “tradizionale” quali l’agricoltura e l’agroindustria. Il mondo dell’agricoltura sta, infatti, cambiando: dispersione geografica e produzione decentrata, necessità di amministrare grandi quantitativi di informazioni sia in relazione ai fornitori I modelli di knowledge governance nelle filiere agroalimentari che ai clienti finali, accresciuto fabbisogno informativo sono solo alcuni dei problemi che il settore primario deve affrontare. L’aspetto “digital”, rappresentativo del legame sempre più profondo tra tecnologie, internet e condivisione di conoscenza (non più di soli dati) tra macchine e operatori, così, delinea un nuovo modo di intendere la filiera agro-alimentare, orientandola verso una maggiore qualità dei prodotti e sostenibilità. Strumenti quali IoT, cloud e blockchain offrono opportunità inedite per la tracciabilità delle materie prime e prodotti finali e permettono di acquisire dati, compiere analisi e integrare le informazioni tra diversi nodi nella catena di approvvigionamento. In questo scenario s’inserisce il presente capitolo, con l’obiettivo di evidenziare le potenzialità offerte al settore agroalimentare dalla profonda trasformazione tecnologica in atto. In particolare, dopo un inquadramento della risorsa “conoscenza” ed una breve rassegna dei principali modelli di knowledge governance (par. 2), l’analisi si è rivolta all’approfondimento dei modelli di knowledge governance nelle filiere agroalimentari (par. 3) ed al ruolo giocato dall’ICT nel governo dell’informazione quale processo strategico, fondamentale nell’ottimizzazione delle attività che concorrono alla creazione, trasformazione, distribuzione, commercializzazione e fornitura del prodotto agro-alimentare (par. 4). Le conclusioni, infine, sono presentate nel paragrafo 5.

I MODELLI DI KNOWLEDGE GOVERNANCE NELLE FILIERE AGROALIMENTARI_VARIABILI STRUTTURALI, PROCESSI CHIAVE E TREND EVOLUTIVI

Antonio La Sala;
2019-01-01

Abstract

Da sempre la conoscenza esercita un ruolo di primo piano nello sviluppo economico e sociale, da sempre tutte le conoscenze scientifiche, tecniche e organizzative vengono scambiate seguendo un movimento di diffusione incessante la cui portata e velocità dipende dall’intensità di processi sociali e La competitività sostenibile delle filiere agroalimentari in Campania dalle tecnologie di comunicazione disponibili. Tuttavia, se è vero che ogni epoca ha visto nascere organizzazioni in cui si sono state sperimentate nuove forme di archiviazione, apprendimento e sviluppo delle conoscenze, è a partire dalla seconda metà del XX secolo che questa diviene risorsa chiave e principale fonte di creazione del vantaggio competitivo. Le determinanti del successo dipendono sempre più dalla capacità di estrarre valore dagli intangibles invece che da risorse fisiche e dalla capacità di valorizzare e di saper attingere conoscenze anche da territori e settori distanti: occupazione knowledge-intensive, crescente peso economico di settori ad alta intensità tecnologica e crescenti investimenti in capitale intangibile ne sono un chiaro esempio. Ciò ha generato nuove possibilità nel governo d’impresa, consentendo di definire eterogenei e più convenienti equilibri nella scelta tra impresa e mercato 4, di ripensare la catena del valore e riconfigurare il bilanciamento tra risorse, strutture e processi. Nell’ambito di sistemi manageriali complessi quali quelli di filiera, dunque, il tema della knowledge governance si inquadra in quello più ampio della governance di asset distribuiti. Data la diversità degli attori, le conoscenze sono detenute e si generano in punti e momenti diversi della filiera ed in tali punti producono i propri effetti di incrementi di efficienza e di efficacia. Ciò ostacola la possibilità di un governo centralizzato del sistema di conoscenze esistente ed indebolisce la necessità della condivisione delle conoscenze settoriali. Si richiede, in particolare, una visibilità più ampia dei comportamenti di tutti gli attori in modo da armonizzare le iniziative ai diversi livelli decisionali. La diffusione delle tecnologie digitali ha, dunque, portato un radicale cambiamento di paradigma in diversi settori, rappresentando una grande opportunità per le imprese operanti nei più svariati contesti, coinvolgendo anche settori di matrice “tradizionale” quali l’agricoltura e l’agroindustria. Il mondo dell’agricoltura sta, infatti, cambiando: dispersione geografica e produzione decentrata, necessità di amministrare grandi quantitativi di informazioni sia in relazione ai fornitori I modelli di knowledge governance nelle filiere agroalimentari che ai clienti finali, accresciuto fabbisogno informativo sono solo alcuni dei problemi che il settore primario deve affrontare. L’aspetto “digital”, rappresentativo del legame sempre più profondo tra tecnologie, internet e condivisione di conoscenza (non più di soli dati) tra macchine e operatori, così, delinea un nuovo modo di intendere la filiera agro-alimentare, orientandola verso una maggiore qualità dei prodotti e sostenibilità. Strumenti quali IoT, cloud e blockchain offrono opportunità inedite per la tracciabilità delle materie prime e prodotti finali e permettono di acquisire dati, compiere analisi e integrare le informazioni tra diversi nodi nella catena di approvvigionamento. In questo scenario s’inserisce il presente capitolo, con l’obiettivo di evidenziare le potenzialità offerte al settore agroalimentare dalla profonda trasformazione tecnologica in atto. In particolare, dopo un inquadramento della risorsa “conoscenza” ed una breve rassegna dei principali modelli di knowledge governance (par. 2), l’analisi si è rivolta all’approfondimento dei modelli di knowledge governance nelle filiere agroalimentari (par. 3) ed al ruolo giocato dall’ICT nel governo dell’informazione quale processo strategico, fondamentale nell’ottimizzazione delle attività che concorrono alla creazione, trasformazione, distribuzione, commercializzazione e fornitura del prodotto agro-alimentare (par. 4). Le conclusioni, infine, sono presentate nel paragrafo 5.
2019
978-88-921-7989-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4722910
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