Per lunghi anni, l’innovazione è stata associata al progresso tecnologico, riducendo ogni sua forma a soluzioni proposte da macchine e strumenti in grado di risolvere con automatismo le diverse sfide. Inoltre, al concetto di tecnologia spesso viene attribuito un carattere di impersonalità, di indifferenza rispetto alle ripercussioni prodotte sugli individui e sulla collettività. Solanto alle soglie del Terzo Millennio il tema dell’innovazione sociale ha acquisito grande rilevanza ed è divenuto di straordinaria attualità, anche per il mondo della ricerca. I fattori che hanno determinato questo apparente disinteresse sono stati culturali e territoriali: da un lato, si sosteneva che le innovazioni più meritevoli di ricevere finanziamenti erano soprattutto quelle utili alla crescita industriale; dall’altro, si sottovalutava la capacità dell’innovazione sociale di innescare processi di sviluppo locale. Da tale premessa, il lavoro si propone di approfondire la realtà delle startup e di dedicare attenzione in particolare a quelle innovative, illustrando gli interventi legislativi che hanno dato avvio alla loro nascita e presentando la distribuzione geografica delle stesse. All’interno della macro-categoria di startup innovative viene evidenziata la variante «a vocazione sociale» (SIAVS), per poi indagare alcune essenziali condizioni abilitanti alla creazione di un ambiente startup friendly. L’analisi a scala regionale evidenzia che l’approccio relazionale dell’azione territoriale accomuna i casi di studio più significativi, al punto da diventare decisivo nel determinare la diffusione del fenomeno in specifiche aree. Infatti in alcuni casi - pure se vi è una tendenza all’innovazione sociale - non insistono omogenee condizioni abilitanti all’emersione del fenomeno, nonché adeguate capacità di metterle in rete per comporre un ecosistema innovativo. I risultati tenderanno a sostenere che le startup innovative a vocazione sociale (SIAVS) non sono solo frutto della buona volontà o del genio individuale, ma nascono in contesti precisi: prevalentemente urbani e metropolitani, là dove vi è un tessuto economico e imprenditoriale dinamico, nonché un coordinamento politico. Insomma, le SIAVS non si distribuiscono in modo uniforme ma tendano a concentrarsi in quelle aree geografiche in cui vi è un’interazione tra i diversi attori chiave, pubblici e privati (es. università, associazioni, istituti di ricerca e istruzione, camere di commercio, reti di impresa esistenti, acceleratori e incubatori, intermediari finanziari) che contribuiscono alla valorizzazione delle specificità delle stesse startup; adottano politiche di sostegno e misure volte ad incoraggiare la replicazione dell’innovazione; hanno un ruolo nel rendere il sociale un fenomeno aziendale visibile. In conclusione, le startup nascono e crescono là dove c’è un sistema che le vuole e crea le condizioni perché ciò possa avverarsi. Essere un territorio startup friendly è una responsabilità di molti soggetti al punto che l’ambiente geografico di riferimento diventa un soggetto attivo integrato e complesso che gode di conoscenze localizzate condivisibili mediante dinamiche relazionali. Tale “spessore territoriale” costituisce la medesima condizione per innescare processi di sviluppo locale.

Il framework territoriale nel processo di diffusione del fenomeno delle startup a vocazione sociale

Monica Maglio
2019-01-01

Abstract

Per lunghi anni, l’innovazione è stata associata al progresso tecnologico, riducendo ogni sua forma a soluzioni proposte da macchine e strumenti in grado di risolvere con automatismo le diverse sfide. Inoltre, al concetto di tecnologia spesso viene attribuito un carattere di impersonalità, di indifferenza rispetto alle ripercussioni prodotte sugli individui e sulla collettività. Solanto alle soglie del Terzo Millennio il tema dell’innovazione sociale ha acquisito grande rilevanza ed è divenuto di straordinaria attualità, anche per il mondo della ricerca. I fattori che hanno determinato questo apparente disinteresse sono stati culturali e territoriali: da un lato, si sosteneva che le innovazioni più meritevoli di ricevere finanziamenti erano soprattutto quelle utili alla crescita industriale; dall’altro, si sottovalutava la capacità dell’innovazione sociale di innescare processi di sviluppo locale. Da tale premessa, il lavoro si propone di approfondire la realtà delle startup e di dedicare attenzione in particolare a quelle innovative, illustrando gli interventi legislativi che hanno dato avvio alla loro nascita e presentando la distribuzione geografica delle stesse. All’interno della macro-categoria di startup innovative viene evidenziata la variante «a vocazione sociale» (SIAVS), per poi indagare alcune essenziali condizioni abilitanti alla creazione di un ambiente startup friendly. L’analisi a scala regionale evidenzia che l’approccio relazionale dell’azione territoriale accomuna i casi di studio più significativi, al punto da diventare decisivo nel determinare la diffusione del fenomeno in specifiche aree. Infatti in alcuni casi - pure se vi è una tendenza all’innovazione sociale - non insistono omogenee condizioni abilitanti all’emersione del fenomeno, nonché adeguate capacità di metterle in rete per comporre un ecosistema innovativo. I risultati tenderanno a sostenere che le startup innovative a vocazione sociale (SIAVS) non sono solo frutto della buona volontà o del genio individuale, ma nascono in contesti precisi: prevalentemente urbani e metropolitani, là dove vi è un tessuto economico e imprenditoriale dinamico, nonché un coordinamento politico. Insomma, le SIAVS non si distribuiscono in modo uniforme ma tendano a concentrarsi in quelle aree geografiche in cui vi è un’interazione tra i diversi attori chiave, pubblici e privati (es. università, associazioni, istituti di ricerca e istruzione, camere di commercio, reti di impresa esistenti, acceleratori e incubatori, intermediari finanziari) che contribuiscono alla valorizzazione delle specificità delle stesse startup; adottano politiche di sostegno e misure volte ad incoraggiare la replicazione dell’innovazione; hanno un ruolo nel rendere il sociale un fenomeno aziendale visibile. In conclusione, le startup nascono e crescono là dove c’è un sistema che le vuole e crea le condizioni perché ciò possa avverarsi. Essere un territorio startup friendly è una responsabilità di molti soggetti al punto che l’ambiente geografico di riferimento diventa un soggetto attivo integrato e complesso che gode di conoscenze localizzate condivisibili mediante dinamiche relazionali. Tale “spessore territoriale” costituisce la medesima condizione per innescare processi di sviluppo locale.
2019
978-88-909832-8-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4724298
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