Tra le difficoltà incontrate dai docenti di lingua nei corsi di studio di Scienze Politiche vi è l’apparente mancanza di un focus professionale specifico nella proposta didattica di materiali autentici generalmente destinati al consumo di massa, quali articoli giornalistici, discorsi politici, pubblicità e altro. La macrodivisione tra scienze esatte e scienze sociali, due distinti domini a cui applicare le varietà professionali della lingua, presenta conseguenze concrete anche sull’insegnamento della stessa. I concetti relativi alle discipline tecnico-scientifiche sono, infatti, obiettivi ed equivalenti nelle varie culture e il linguaggio utilizzato per esprimere tali concetti è chiaro e inequivocabile. Al contrario, i costrutti culturali e socio-politici che caratterizzano le scienze sociali sembrano basarsi su convenzioni arbitrarie e, di conseguenza, anche il linguaggio utilizzato per denotarli appare ambiguo: i concetti di “democrazia” o di “rappresentanza“, ad esempio, si rivelano connotativi più che denotativi, in quanto possono essere associati ad una pluralità di significati e vanno interpretati all’interno di un determinato quadro socio-politico e ideologico piuttosto che nel contesto disciplinare di riferimento. Il presente lavoro intende illustrare il percorso didattico e i risultati di un corso di lingua e linguistica inglese (rivolto a studenti della laurea magistrale) basato sullo studio dell’ironia, della satira e della parodia applicate al discorso mediatico sia attraverso i canali tradizionali (televisione, cinema, musica, jokes) che le pratiche contemporanee quali culture jamming e mash-up. Tale studio ha la caratteristica di mettere in discussione la società stessa, spostando il focus dell’analisi dalla società così com’è alla società criticata dall’interno. L’obiettivo di tale approccio critico è quello di incoraggiare gli studenti ad interrogarsi sullo status quo e ad esprimere i loro punti di vista, nonché, dato il carattere culture-bound dell’ironia, di sviluppare la consapevolezza delle differenze interculturali, fondamentale per chi si accinge a intraprendere un percorso professionale nel campo delle relazioni internazionali. Il valore aggiunto di tale approccio è costituito dalla constatazione che la mancanza di una specificità disciplinare che caratterizza i corsi di scienze politiche può essere sopperita dalla introduzione alla scrittura accademica e alle tecniche di presentazione per scopi sociali, come, tra l’altro, auspicato dal Consiglio d’Europa nella descrizione del livello C1 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue. Inoltre, i lavori finali degli studenti, nonché i loro interventi attivi durante il corso, si sono rivelati stimolanti e forieri di nuove idee per successive lezioni, nell’ottica di un processo educativo e comunicativo realmente e piacevolmente bidirezionale.

Diciamolo con ironia: discorso mediatico, satira e ironia in un corso di scienze politiche

Paola Attolino
2019-01-01

Abstract

Tra le difficoltà incontrate dai docenti di lingua nei corsi di studio di Scienze Politiche vi è l’apparente mancanza di un focus professionale specifico nella proposta didattica di materiali autentici generalmente destinati al consumo di massa, quali articoli giornalistici, discorsi politici, pubblicità e altro. La macrodivisione tra scienze esatte e scienze sociali, due distinti domini a cui applicare le varietà professionali della lingua, presenta conseguenze concrete anche sull’insegnamento della stessa. I concetti relativi alle discipline tecnico-scientifiche sono, infatti, obiettivi ed equivalenti nelle varie culture e il linguaggio utilizzato per esprimere tali concetti è chiaro e inequivocabile. Al contrario, i costrutti culturali e socio-politici che caratterizzano le scienze sociali sembrano basarsi su convenzioni arbitrarie e, di conseguenza, anche il linguaggio utilizzato per denotarli appare ambiguo: i concetti di “democrazia” o di “rappresentanza“, ad esempio, si rivelano connotativi più che denotativi, in quanto possono essere associati ad una pluralità di significati e vanno interpretati all’interno di un determinato quadro socio-politico e ideologico piuttosto che nel contesto disciplinare di riferimento. Il presente lavoro intende illustrare il percorso didattico e i risultati di un corso di lingua e linguistica inglese (rivolto a studenti della laurea magistrale) basato sullo studio dell’ironia, della satira e della parodia applicate al discorso mediatico sia attraverso i canali tradizionali (televisione, cinema, musica, jokes) che le pratiche contemporanee quali culture jamming e mash-up. Tale studio ha la caratteristica di mettere in discussione la società stessa, spostando il focus dell’analisi dalla società così com’è alla società criticata dall’interno. L’obiettivo di tale approccio critico è quello di incoraggiare gli studenti ad interrogarsi sullo status quo e ad esprimere i loro punti di vista, nonché, dato il carattere culture-bound dell’ironia, di sviluppare la consapevolezza delle differenze interculturali, fondamentale per chi si accinge a intraprendere un percorso professionale nel campo delle relazioni internazionali. Il valore aggiunto di tale approccio è costituito dalla constatazione che la mancanza di una specificità disciplinare che caratterizza i corsi di scienze politiche può essere sopperita dalla introduzione alla scrittura accademica e alle tecniche di presentazione per scopi sociali, come, tra l’altro, auspicato dal Consiglio d’Europa nella descrizione del livello C1 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue. Inoltre, i lavori finali degli studenti, nonché i loro interventi attivi durante il corso, si sono rivelati stimolanti e forieri di nuove idee per successive lezioni, nell’ottica di un processo educativo e comunicativo realmente e piacevolmente bidirezionale.
2019
9788854950856
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4726445
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