Questa riflessione mira a valutare quanto una corretta associazione “gesto/parola” –, che non è universalmente univoca come tendenzialmente si è portati a pensare –, possa offrire al locutore capace di riconoscere queste “parole silenziose” l’occasione di conquistare quel vantaggio necessario per padroneggiare il dibattito. Poiché, solo osservando il proprio interlocutore si smette di essere centrati sulla propria comunicazione e si riesce anche a percepire cosa stia pensando, se sta ascoltando, se si è distratto e se andando altrove con la mente stia già preparando la sua arringa difensiva. Percepire tutte queste micro-sfumature permette di farsi capaci di cambiare subitamente rotta, di non avere più bisogno di portare a termine il proprio discorso, ma piuttosto di risalire con la memoria al punto nel quale si è perso il contatto con l’altro, per sapere su cosa stia costruendo il proprio contraddittorio.
Le parole silenziose, il linguaggio della globalizzazione
Mariadomenica Lo Nostro
2019
Abstract
Questa riflessione mira a valutare quanto una corretta associazione “gesto/parola” –, che non è universalmente univoca come tendenzialmente si è portati a pensare –, possa offrire al locutore capace di riconoscere queste “parole silenziose” l’occasione di conquistare quel vantaggio necessario per padroneggiare il dibattito. Poiché, solo osservando il proprio interlocutore si smette di essere centrati sulla propria comunicazione e si riesce anche a percepire cosa stia pensando, se sta ascoltando, se si è distratto e se andando altrove con la mente stia già preparando la sua arringa difensiva. Percepire tutte queste micro-sfumature permette di farsi capaci di cambiare subitamente rotta, di non avere più bisogno di portare a termine il proprio discorso, ma piuttosto di risalire con la memoria al punto nel quale si è perso il contatto con l’altro, per sapere su cosa stia costruendo il proprio contraddittorio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.