Posto che la radice storica della formazione dei domini collettivi risiede nel fatto che la solidarietà intracomunitaria ha costituito un modello indispensabile per la sopravvivenza delle famiglie di numerosissime comunità, ancor più oggi assume rilievo il riconoscimento della centralità della comunità come soggetto neo-istituzionale del patrimonio civico e quindi il primato della comunità sul singolo. Lo spirito della legge del 20 novembre 2017, n. 168 rubricata "Norme in materia di domini collettivi” non viene letto in chiave meramente conservativa, ma anche dinamica, volta a comprendere l’attuale fase di sviluppo delle aree rurali, della montagna in particolare, le cui strategie fanno affidamento essenzialmente sul modello di sviluppo locale e su quello di sviluppo sostenibile. Non trattandosi di un paradigma ideologico, piuttosto di concreto esempio virtuoso, che in numerose comunità locali ha segnato e spinto la riconsiderazione di una serie di valori, connessi al dominio collettivo, primo tra tutti, la cultura della condivisione e della solidarietà. La valenza collettiva di alcune risorse e l’aspirazione a valorizzare un diverso modello di proprietà alternativo agli schemi tradizionali pubblicistico e a privatistico, unitamente al rinnovato ruolo delle collettività territoriali assumono una rilevante portata anche per il tema dei beni comuni, proprio perché svolgono la medesima funzione, che è quella di permettere il loro utilizzo in misura ragionevole, garantendone cioè un uso sostenibile che lo perpetui nel tempo, permettendo così un loro affidamento alle generazioni future.

L'evoluzione storico-normativa dei domini collettivi: dalle "Carte di Regole" alla legge n. 168 del 2017

Anna Fortunato
2018

Abstract

Posto che la radice storica della formazione dei domini collettivi risiede nel fatto che la solidarietà intracomunitaria ha costituito un modello indispensabile per la sopravvivenza delle famiglie di numerosissime comunità, ancor più oggi assume rilievo il riconoscimento della centralità della comunità come soggetto neo-istituzionale del patrimonio civico e quindi il primato della comunità sul singolo. Lo spirito della legge del 20 novembre 2017, n. 168 rubricata "Norme in materia di domini collettivi” non viene letto in chiave meramente conservativa, ma anche dinamica, volta a comprendere l’attuale fase di sviluppo delle aree rurali, della montagna in particolare, le cui strategie fanno affidamento essenzialmente sul modello di sviluppo locale e su quello di sviluppo sostenibile. Non trattandosi di un paradigma ideologico, piuttosto di concreto esempio virtuoso, che in numerose comunità locali ha segnato e spinto la riconsiderazione di una serie di valori, connessi al dominio collettivo, primo tra tutti, la cultura della condivisione e della solidarietà. La valenza collettiva di alcune risorse e l’aspirazione a valorizzare un diverso modello di proprietà alternativo agli schemi tradizionali pubblicistico e a privatistico, unitamente al rinnovato ruolo delle collettività territoriali assumono una rilevante portata anche per il tema dei beni comuni, proprio perché svolgono la medesima funzione, che è quella di permettere il loro utilizzo in misura ragionevole, garantendone cioè un uso sostenibile che lo perpetui nel tempo, permettendo così un loro affidamento alle generazioni future.
2018
978-88-97741-97-8
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