Il saggio discute della nozione di "culto civile" in opposizione a quella di "culto religioso". Questa nozione fu usata dai Gesuiti, a partire da Matteo Ricci, per indicare i culti che la "setta dei letterati" confuciana dedicava a Confucio e agli antenati. L'uso dell'opposizione religioso/politico in questo contesto mostra la impossibilità per i Gesuiti di comprendere le specificità della cultura cinese e la loro ingenua "universalizzazione" dell'esperienza europea. Tuttavia, questo universalismo aprioristico e fallace conteneva in se anche il germe di un diverso universalismo, meno prepotente, del dialogo e del confronto. Il saggio ne discute confrontando soprattutto le posizioni dei Gesuiti (in particolare Prospero Intorcetta, il primo traduttore della filosofia confuciana in latino) con quella di un loro ammiratore, G. W. Leibniz
Che cosa è precisamente un “culto civile”? I culti cinesi e l’altra faccia dell’universalità della ragione in Intorcetta e Leibniz
Francesco Piro
2020-01-01
Abstract
Il saggio discute della nozione di "culto civile" in opposizione a quella di "culto religioso". Questa nozione fu usata dai Gesuiti, a partire da Matteo Ricci, per indicare i culti che la "setta dei letterati" confuciana dedicava a Confucio e agli antenati. L'uso dell'opposizione religioso/politico in questo contesto mostra la impossibilità per i Gesuiti di comprendere le specificità della cultura cinese e la loro ingenua "universalizzazione" dell'esperienza europea. Tuttavia, questo universalismo aprioristico e fallace conteneva in se anche il germe di un diverso universalismo, meno prepotente, del dialogo e del confronto. Il saggio ne discute confrontando soprattutto le posizioni dei Gesuiti (in particolare Prospero Intorcetta, il primo traduttore della filosofia confuciana in latino) con quella di un loro ammiratore, G. W. LeibnizI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.