Nel contributo si svolgono brevi considerazioni sui possibili rapporti tra la nozione di bene comune (urbano) e quella di usi civici. In primo luogo, si tratteggiano i caratteri delle situazioni giuridiche soggettive imputate a una collettività territoriale: non solo gli usi civici (ossia le proprietà collettive o demaniali), ma anche gli altri diritti reali; si precisano poi le differenze che sussistono tra essi e i c.d. diritti d’uso su beni pubblici. Si esaminano poi le più recenti evoluzioni normative e giurisprudenziali in materia di usi civici . Dato che queste premesse dovrebbero dimostrare che nel diritto vigente i beni comuni urbani non sono (né possono essere) oggetto di diritti collettivi in senso tecnico, si tratteggiano i possibili contenuti di una legge che renda pienamente utilizzabile la categoria dei diritti collettivi per alcuni beni comuni. Si evidenzia poi come la nozione di uso pubblico possa essere utile in questo ambito, specie alla luce dell’idea “forte” di autonomia locale per come è stata disegnata dalla riforma costituzionale del 2001 (ma non sempre rispettata dal legislatore e dagli stessi amministratori). La conclusione è che il tema dei beni comuni urbani non chiama in causa tanto “un altro modo di possedere” quanto “un altro modo di amministrare”.

L’autogoverno dei beni comuni: l’uso civico

luca de lucia
2020-01-01

Abstract

Nel contributo si svolgono brevi considerazioni sui possibili rapporti tra la nozione di bene comune (urbano) e quella di usi civici. In primo luogo, si tratteggiano i caratteri delle situazioni giuridiche soggettive imputate a una collettività territoriale: non solo gli usi civici (ossia le proprietà collettive o demaniali), ma anche gli altri diritti reali; si precisano poi le differenze che sussistono tra essi e i c.d. diritti d’uso su beni pubblici. Si esaminano poi le più recenti evoluzioni normative e giurisprudenziali in materia di usi civici . Dato che queste premesse dovrebbero dimostrare che nel diritto vigente i beni comuni urbani non sono (né possono essere) oggetto di diritti collettivi in senso tecnico, si tratteggiano i possibili contenuti di una legge che renda pienamente utilizzabile la categoria dei diritti collettivi per alcuni beni comuni. Si evidenzia poi come la nozione di uso pubblico possa essere utile in questo ambito, specie alla luce dell’idea “forte” di autonomia locale per come è stata disegnata dalla riforma costituzionale del 2001 (ma non sempre rispettata dal legislatore e dagli stessi amministratori). La conclusione è che il tema dei beni comuni urbani non chiama in causa tanto “un altro modo di possedere” quanto “un altro modo di amministrare”.
2020
9788875901547
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4735306
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