Le ferrovie italiane hanno da sempre accompagnato lo sviluppo del Paese, già a partire dal 1839 con la realizzazione della prima linea ferrata dell’Europa continentale, espressione delle diverse epoche tecnologico-industriali susseguitesi nel tempo. Il loro ciclo di vita è stato determinato da numerosi e spesso imprevedibili fattori: i nuovi mercati, lo sviluppo impiantistico, il contesto sociale ed economico e i mutevoli scenari sociali. Dal dopoguerra in poi, numerosi segmenti di tratti ferroviari, in particolare quelli più obsoleti e lontani dai centri nevralgici, sono stati resi inattivi e via via abbandonati. Si tratta di un fenomeno che ha liberato dall’originaria funzione d’uso un vastissimo patrimonio immobiliare, composto da piccole stazioni, caselli, magazzini e sedimi ferroviari, spesso ubicati in aree rurali di alto valore paesaggistico o a ridosso di zone archeologiche di elevata importanza. Questo contributo riporta alcuni risultati di una ricerca mirata a ricostruire l’evoluzione storico-tecnologica della linea ferrata Sicignano degli Alburni-Lagonegro, i cui primi progetti furono redatti a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Conclusa nel 1892 e chiusa nel 1987 per consentire l’elettrificazione della linea Battipaglia-Potenza, la ferrovia non è stata più riattivata sebbene ufficialmente non ancora soppressa. Attraverso l’analisi documentaria, immagini d’epoca, rilievi in sito e restituzioni grafiche è possibile apprezzare un tratto ferroviario che, in un secolo di innovazioni e rivoluzioni, ha rappresentato un antidoto all’isolamento di paesi e borghi dell’entroterra campano, in attesa di essere recuperato e rivitalizzato. Il recupero degli antichi tracciati, infatti, si inserisce nell’attuale scenario di lotta agli sprechi, riutilizzo delle risorse e necessità di riuso. In particolare, la loro riconversione intelligente permette di raccontare ancora oggi la storia delle antiche linee, delle prime intuizioni tecnologiche e delle inedite scelte architettoniche, restituendo così l’intrinseco valore a interi territori e centri edificati.
Linee ferrate dismesse. La ferrovia del Vallo di Diano Sicignano degli Alburni-Lagonegro
Federica Ribera
;Pasquale Cucco
2020-01-01
Abstract
Le ferrovie italiane hanno da sempre accompagnato lo sviluppo del Paese, già a partire dal 1839 con la realizzazione della prima linea ferrata dell’Europa continentale, espressione delle diverse epoche tecnologico-industriali susseguitesi nel tempo. Il loro ciclo di vita è stato determinato da numerosi e spesso imprevedibili fattori: i nuovi mercati, lo sviluppo impiantistico, il contesto sociale ed economico e i mutevoli scenari sociali. Dal dopoguerra in poi, numerosi segmenti di tratti ferroviari, in particolare quelli più obsoleti e lontani dai centri nevralgici, sono stati resi inattivi e via via abbandonati. Si tratta di un fenomeno che ha liberato dall’originaria funzione d’uso un vastissimo patrimonio immobiliare, composto da piccole stazioni, caselli, magazzini e sedimi ferroviari, spesso ubicati in aree rurali di alto valore paesaggistico o a ridosso di zone archeologiche di elevata importanza. Questo contributo riporta alcuni risultati di una ricerca mirata a ricostruire l’evoluzione storico-tecnologica della linea ferrata Sicignano degli Alburni-Lagonegro, i cui primi progetti furono redatti a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Conclusa nel 1892 e chiusa nel 1987 per consentire l’elettrificazione della linea Battipaglia-Potenza, la ferrovia non è stata più riattivata sebbene ufficialmente non ancora soppressa. Attraverso l’analisi documentaria, immagini d’epoca, rilievi in sito e restituzioni grafiche è possibile apprezzare un tratto ferroviario che, in un secolo di innovazioni e rivoluzioni, ha rappresentato un antidoto all’isolamento di paesi e borghi dell’entroterra campano, in attesa di essere recuperato e rivitalizzato. Il recupero degli antichi tracciati, infatti, si inserisce nell’attuale scenario di lotta agli sprechi, riutilizzo delle risorse e necessità di riuso. In particolare, la loro riconversione intelligente permette di raccontare ancora oggi la storia delle antiche linee, delle prime intuizioni tecnologiche e delle inedite scelte architettoniche, restituendo così l’intrinseco valore a interi territori e centri edificati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.