Nel gennaio del 1958, grazie ad un finanziamento dell’Istituto per lo sviluppo economico dell’Italia meridionale (Isveimer) su fondi della International Bank for Reconstruction and Development (Birs) prendeva avvio, a ponente della cinta urbana di Salerno, la vicenda imprenditoriale della «Marzotto Sud» , consociata del vicentino «Gruppo Marzotto». Nasceva, l’azienda salernitana, con l’obiettivo strategico della Capogruppo veneta di entrare nell’emergente segmento di mercato delle confezioni maschili. Lo stabilimento sarebbe stato realizzato in un’area rientrante nella nuova politica di industrializzazione del Sud inaugurata dalla proroga e dal rifinanziamento, nel 1957, della «Cassa per il Mezzogiorno» (Casmez) . Infatti, l’impianto della fabbrica di confezioni in un’area depressa come quella del salernitano avrebbe consentito alla Marzotto di beneficiare di prestiti agevolati da parte di istituzioni finanziarie nazionali e internazionali . I rapporti dell’Azienda salernitana con gli organismi dell’intervento straordinario sarebbero durati, pur se in maniera travagliata, per quasi un venticinquennio. Tra gli anni ’70-’80, nonostante le continue iniezioni di liquidità e gli interventi propulsivi promossi dalla Casmez, dall’Isveimer e dal Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno (C.M.M.) , la «Marzotto Sud» accumulò pesanti cadute dei livelli di produttività e di redditività tali da costringere la proprietà, nell’ottobre del 1983, a chiudere ex abrupto lo stabilimento. Il corpo di fabbrica della «Marzotto Sud», divenuto negli anni una sorta di ‘scheletro’ industriale e di ‘mina vagante’ ambientale, dopo annose controversie e dopo l’assegnazione definitiva (luglio 2017) del lotto, da parte del tribunale fallimentare di Napoli, alla società «Iniziative immobiliari», è ancora in attesa di definitiva risistemazione, con una probabile destinazione a fini residenziali e turistico-alberghieri che rischia di cancellare con un autentico ‘colpo di spugna’ una vicenda imprenditoriale ricca di storia, simbolo delle contraddizioni di un modello di industrializzazione, quale quello dell’intervento straordinario, che pure era nato con fondate prospettive di crescita del tessuto socio-economico meridionale.

Marzotto Sud: i «frammenti» di un’esperienza da preservare nel patrimonio archeologico industriale

Santillo Marco
2021-01-01

Abstract

Nel gennaio del 1958, grazie ad un finanziamento dell’Istituto per lo sviluppo economico dell’Italia meridionale (Isveimer) su fondi della International Bank for Reconstruction and Development (Birs) prendeva avvio, a ponente della cinta urbana di Salerno, la vicenda imprenditoriale della «Marzotto Sud» , consociata del vicentino «Gruppo Marzotto». Nasceva, l’azienda salernitana, con l’obiettivo strategico della Capogruppo veneta di entrare nell’emergente segmento di mercato delle confezioni maschili. Lo stabilimento sarebbe stato realizzato in un’area rientrante nella nuova politica di industrializzazione del Sud inaugurata dalla proroga e dal rifinanziamento, nel 1957, della «Cassa per il Mezzogiorno» (Casmez) . Infatti, l’impianto della fabbrica di confezioni in un’area depressa come quella del salernitano avrebbe consentito alla Marzotto di beneficiare di prestiti agevolati da parte di istituzioni finanziarie nazionali e internazionali . I rapporti dell’Azienda salernitana con gli organismi dell’intervento straordinario sarebbero durati, pur se in maniera travagliata, per quasi un venticinquennio. Tra gli anni ’70-’80, nonostante le continue iniezioni di liquidità e gli interventi propulsivi promossi dalla Casmez, dall’Isveimer e dal Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno (C.M.M.) , la «Marzotto Sud» accumulò pesanti cadute dei livelli di produttività e di redditività tali da costringere la proprietà, nell’ottobre del 1983, a chiudere ex abrupto lo stabilimento. Il corpo di fabbrica della «Marzotto Sud», divenuto negli anni una sorta di ‘scheletro’ industriale e di ‘mina vagante’ ambientale, dopo annose controversie e dopo l’assegnazione definitiva (luglio 2017) del lotto, da parte del tribunale fallimentare di Napoli, alla società «Iniziative immobiliari», è ancora in attesa di definitiva risistemazione, con una probabile destinazione a fini residenziali e turistico-alberghieri che rischia di cancellare con un autentico ‘colpo di spugna’ una vicenda imprenditoriale ricca di storia, simbolo delle contraddizioni di un modello di industrializzazione, quale quello dell’intervento straordinario, che pure era nato con fondate prospettive di crescita del tessuto socio-economico meridionale.
2021
9788829706280
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