Nel contesto odierno caratterizzato da società fluide e organizzazioni flessibili, i percorsi professionali sono costellati di transizioni. Il concetto di sé viene spesso modificato “attraverso” i cambiamenti personali e professionali. La riflessività biografica diventa quindi fondamentale per collegare passato, presente e futuro in una narrazione coerente e funzionale alla costruzione di identità. Narrarsi aiuta a capire meglio i motivi conduttori della propria esistenza e a “farsi strada” nel mondo, seguendo progetti e percorsi di apprendimento. Nell’ambito di un progetto di ricerca-azione per l’inclusione scolastica, sono state raccolte 25 biografie professionali di altrettanti assistenti specialistici. L’assistente specialistico è una figura cruciale per l’inclusione nella scuola secondaria di secondo grado che, tuttavia, presenta ancora contorni professionali scarsamente definiti anche a causa del vuoto normativo sui requisiti di accesso e sui percorsi formativi. I vissuti degli assistenti sono spesso intrisi di difficoltà, percezioni di inadeguatezza e “invisibilità”, conflitti con altre figure che non riconoscono appieno il loro ruolo. Per questi motivi, in collaborazione con una cooperativa che fornisce il servizio di assistenza specialistica a oltre 40 scuole di Roma, abbiamo deciso di organizzare gruppi di riflessione per gli assistenti, interamente dedicati alla narrazione e alla condivisione dei percorsi professionali. Siamo partiti dal presupposto che, come evidenziato da numerose e autorevoli fonti, la narrazione e la condivisione delle esperienze aiutino a far emergere convergenze e divergenze, a rielaborare vissuti conflittuali e a superare le “incongruenze” percepite, favorendo la riflessione e l’apprendimento trasformativo. Scrivendo, analizzando e condividendo le proprie biografie professionali, gli assistenti hanno potuto riflettere sui loro motivi conduttori e strategie di sviluppo personale. Le storie professionali sono unite da temi trasversali, integranti, che la narrazione aiuta a identificare. Raccontarsi è importante per «non mollare il filo», per attribuire significati all’esperienza e direzione agli sviluppi futuri. Nelle loro narrazioni, gli assistenti ritrovano il passato nel presente, e il presente nel passato: «anziché ricordare, le persone ricostruiscono il passato, cosicché avvenimenti trascorsi vengono a sostenere scelte attuali e a gettare le basi per movimenti futuri: non si tratta dunque del presente che trae insegnamento dal passato, ma del passato che trae insegnamento dal presente, rimodellandosi per adattarsi ai bisogni correnti» (Savickas, 2005, p.43).

«Non mollare mai quel filo». La riflessività biografica in una ricerca-formazione per l’inclusione

Zanazzi Silvia
2020-01-01

Abstract

Nel contesto odierno caratterizzato da società fluide e organizzazioni flessibili, i percorsi professionali sono costellati di transizioni. Il concetto di sé viene spesso modificato “attraverso” i cambiamenti personali e professionali. La riflessività biografica diventa quindi fondamentale per collegare passato, presente e futuro in una narrazione coerente e funzionale alla costruzione di identità. Narrarsi aiuta a capire meglio i motivi conduttori della propria esistenza e a “farsi strada” nel mondo, seguendo progetti e percorsi di apprendimento. Nell’ambito di un progetto di ricerca-azione per l’inclusione scolastica, sono state raccolte 25 biografie professionali di altrettanti assistenti specialistici. L’assistente specialistico è una figura cruciale per l’inclusione nella scuola secondaria di secondo grado che, tuttavia, presenta ancora contorni professionali scarsamente definiti anche a causa del vuoto normativo sui requisiti di accesso e sui percorsi formativi. I vissuti degli assistenti sono spesso intrisi di difficoltà, percezioni di inadeguatezza e “invisibilità”, conflitti con altre figure che non riconoscono appieno il loro ruolo. Per questi motivi, in collaborazione con una cooperativa che fornisce il servizio di assistenza specialistica a oltre 40 scuole di Roma, abbiamo deciso di organizzare gruppi di riflessione per gli assistenti, interamente dedicati alla narrazione e alla condivisione dei percorsi professionali. Siamo partiti dal presupposto che, come evidenziato da numerose e autorevoli fonti, la narrazione e la condivisione delle esperienze aiutino a far emergere convergenze e divergenze, a rielaborare vissuti conflittuali e a superare le “incongruenze” percepite, favorendo la riflessione e l’apprendimento trasformativo. Scrivendo, analizzando e condividendo le proprie biografie professionali, gli assistenti hanno potuto riflettere sui loro motivi conduttori e strategie di sviluppo personale. Le storie professionali sono unite da temi trasversali, integranti, che la narrazione aiuta a identificare. Raccontarsi è importante per «non mollare il filo», per attribuire significati all’esperienza e direzione agli sviluppi futuri. Nelle loro narrazioni, gli assistenti ritrovano il passato nel presente, e il presente nel passato: «anziché ricordare, le persone ricostruiscono il passato, cosicché avvenimenti trascorsi vengono a sostenere scelte attuali e a gettare le basi per movimenti futuri: non si tratta dunque del presente che trae insegnamento dal passato, ma del passato che trae insegnamento dal presente, rimodellandosi per adattarsi ai bisogni correnti» (Savickas, 2005, p.43).
2020
978-88-6760-708-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4758466
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