“Ri-tornare” come ringraziamento e domanda che rilancia e rinvia a nuove interlocuzioni. C’è nella circolarità delle etnografie un patto che si rinnova sempre e che permette la realizzazione di quella intimità etnografica necessaria al dischiudersi nell’incontro e alla mutua comprensione. Ma ad un ritornare come “restituzione”, come dono e confronto, oggi nel lavoro etnografico si affianca un ritornare diverso, che non presuppone più una iniziale separazione che si può ricomporre nell’unità (o circolarità) del confronto, ma nasce da una “condivisione”, di prospettive, di progetto. Un guardare (e un agire) “insieme”, un processo che è ancor più visibile nel campo dei patrimoni culturali dove assistiamo ad un nuovo protagonismo di territori e soggetti locali. I saggi raccolti nel volume partono da questo mutamento di prospettiva che caratterizza l’antropologia dei patrimoni culturali, materiali e immateriali, dalla restituzione alla condivisione; essi partono da campi, approcci e metodologie talora diversi, ma tutti si interrogano in merito alla circolarità del lavoro etnografico, pensando alla interpretazione e alla scrittura dei dati individuati sul campo come risultato pubblico atteso del mestiere di antropologo, come dono circolare dell’incontro tra mondi, ma anche come impegno, engagement con comunità e istituzioni locali frutto di investimenti professionali o di natura etica. Dinamica e ambivalente è la relazione che sempre si tesse nei campi etnografici e che rappresenta oggi sia un’occasione di sguardo auto-riflessivo per gli studi demoetnoantropologici, che un banco di prova per l’antropologia applicata, la deontologia e la postura del ricercatore, la pertinenza e l’incidenza del ruolo dell’antropologia nei territori e presso le comunità impegnate nella relazione etnografica.

Ri-tornare. Pratiche etnografiche tra comunità e patrimoni culturali

Katia Ballacchino;
2020-01-01

Abstract

“Ri-tornare” come ringraziamento e domanda che rilancia e rinvia a nuove interlocuzioni. C’è nella circolarità delle etnografie un patto che si rinnova sempre e che permette la realizzazione di quella intimità etnografica necessaria al dischiudersi nell’incontro e alla mutua comprensione. Ma ad un ritornare come “restituzione”, come dono e confronto, oggi nel lavoro etnografico si affianca un ritornare diverso, che non presuppone più una iniziale separazione che si può ricomporre nell’unità (o circolarità) del confronto, ma nasce da una “condivisione”, di prospettive, di progetto. Un guardare (e un agire) “insieme”, un processo che è ancor più visibile nel campo dei patrimoni culturali dove assistiamo ad un nuovo protagonismo di territori e soggetti locali. I saggi raccolti nel volume partono da questo mutamento di prospettiva che caratterizza l’antropologia dei patrimoni culturali, materiali e immateriali, dalla restituzione alla condivisione; essi partono da campi, approcci e metodologie talora diversi, ma tutti si interrogano in merito alla circolarità del lavoro etnografico, pensando alla interpretazione e alla scrittura dei dati individuati sul campo come risultato pubblico atteso del mestiere di antropologo, come dono circolare dell’incontro tra mondi, ma anche come impegno, engagement con comunità e istituzioni locali frutto di investimenti professionali o di natura etica. Dinamica e ambivalente è la relazione che sempre si tesse nei campi etnografici e che rappresenta oggi sia un’occasione di sguardo auto-riflessivo per gli studi demoetnoantropologici, che un banco di prova per l’antropologia applicata, la deontologia e la postura del ricercatore, la pertinenza e l’incidenza del ruolo dell’antropologia nei territori e presso le comunità impegnate nella relazione etnografica.
2020
9788855535038
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4758502
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