Il lockdown ha rappresentato un importante banco di prova per la maturità dell’associazionismo nell’essere un punto di riferimento per la popolazione. Le associazioni hanno dovuto ripensare il loro agire andando incontro a nuovi bisogni e alle necessarie limitazioni. Da un lato, la solidarietà e il senso di comunità hanno aggregato nuovi volontari, dall’altro si sono pesantemente aggravati i termini delle diseguaglianze e si rileva la fatica di qualsiasi riflessione rivolta al futuro in un presente tutto ancora transitorio. Di fronte a queste sfide, abbiamo voluto intervistare le associazioni operanti in un’area del Sud caratterizzata da un’elevata vulnerabilità socio-economica, quale l’area metropolitana di Napoli, aventi come target i giovani o contraddistinte dall’impegno dei giovani nell’associazione stessa. Attraverso 20 interviste semi-strutturate, condotte tra settembre e novembre 2020, si sono indagate le pratiche associative e come queste sono cambiate durante il lockdown, l’impegno dei giovani prima e durante il lockdown e le connessioni stabilite dalle associazioni per fronteggiare l’emergenza e una crescente fragilità. I risultati evidenziano come i giovani siano effettivamente difficili da coinvolgere nel volontariato, ma rilevano anche come in molti casi la pandemia abbia funzionato da attivatore di giovani della comunità, in condizioni normali non impegnati in pratiche di solidarietà, che sono resi disponibili ad aiutare laddove c’era bisogno. Inoltre, le associazioni hanno dato grande prova di maturità modificando o reinventando completamente le loro pratiche per essere davvero al servizio della popolazione e, in alcuni casi, anche ripensando e ricostruendo logiche di relazione con altri attori.
Giovani, solidarietà e reti sociali in zone vulnerabili del Sud in tempo di Covid
Stefania Leone
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2021-01-01
Abstract
Il lockdown ha rappresentato un importante banco di prova per la maturità dell’associazionismo nell’essere un punto di riferimento per la popolazione. Le associazioni hanno dovuto ripensare il loro agire andando incontro a nuovi bisogni e alle necessarie limitazioni. Da un lato, la solidarietà e il senso di comunità hanno aggregato nuovi volontari, dall’altro si sono pesantemente aggravati i termini delle diseguaglianze e si rileva la fatica di qualsiasi riflessione rivolta al futuro in un presente tutto ancora transitorio. Di fronte a queste sfide, abbiamo voluto intervistare le associazioni operanti in un’area del Sud caratterizzata da un’elevata vulnerabilità socio-economica, quale l’area metropolitana di Napoli, aventi come target i giovani o contraddistinte dall’impegno dei giovani nell’associazione stessa. Attraverso 20 interviste semi-strutturate, condotte tra settembre e novembre 2020, si sono indagate le pratiche associative e come queste sono cambiate durante il lockdown, l’impegno dei giovani prima e durante il lockdown e le connessioni stabilite dalle associazioni per fronteggiare l’emergenza e una crescente fragilità. I risultati evidenziano come i giovani siano effettivamente difficili da coinvolgere nel volontariato, ma rilevano anche come in molti casi la pandemia abbia funzionato da attivatore di giovani della comunità, in condizioni normali non impegnati in pratiche di solidarietà, che sono resi disponibili ad aiutare laddove c’era bisogno. Inoltre, le associazioni hanno dato grande prova di maturità modificando o reinventando completamente le loro pratiche per essere davvero al servizio della popolazione e, in alcuni casi, anche ripensando e ricostruendo logiche di relazione con altri attori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.