Dibattendo di sostenibilità, il premio Nobel Elinor Ostrom ha affermato che la comprensione del processo che conduce al miglioramento o al deterioramento delle risorse naturali è ancora limitata, poiché i diversi settori scientifici utilizzano concetti e linguaggi diversi per descrivere e spiegare Sistemi Socio Ecologici (SESs) complessi e le scienze ecologiche e sociali si sono sviluppate in maniera indipendente e risultano difficilmente coniugabili (2009, p. 419). Da tali parole si evince come tanto gli approcci quanto il ‘pensiero’ tradizionale siano generalmente orientati alla soluzione di problemi discreti, fallendo spesso nel comprendere e nello spiegare le relazioni sottostanti problematiche complesse come quelle poste dalla sostenibilità (Blake et al., 2009; Bennett et al., 2009; Barreteau et al., 2010; Siebert, 2011; Brondizio et al., 2016). Negli ultimi decenni, le sfide della sostenibilità e dello sviluppo sostenibile hanno attratto l’attenzione di un numero crescente di studiosi appartenenti a diversi ambiti disciplinari, molti dei quali hanno contribuito alla nascita del corpus di conoscenze della ‘Sustainability Science’ (Kates et al., 2001; Komiyama e Kazuhiko, 2006; Schoolman et al., 2012; Kajikawa et al., 2014). Non una nuova disciplina, ma un insieme organico di conoscenze, il cui sviluppo pone non pochi problemi di carattere, innanzitutto, metodologico (Kates, 2011; Wiek et al., 2012; Kajikawa et al., 2014; Takeuchi et al., 2017; Saviano et al., 2019b). Per ottenere la conoscenza necessaria non solo a preservare le risorse naturali, ma anche a garantire giustizia sociale ed efficienza economica (Clark e Dickson, 2003) è, infatti, necessario armonizzare il contributo di diversi ambiti disciplinari, abbandonando i tradizionali approcci riduzionistici in virtù di approcci più olistici, capaci, cioè, di raccordare prospettive diverse (Glavič e Lukman, 2007). In tale ottica, la sostenibilità si potrebbe configurare come una sorta di meta-disciplina (Mihelcic et al., 2003), capace di travalicare i confini che, tradizionalmente, separano le tre macro aree delle scienze ambientali, delle scienze sociali e delle scienze economiche (Hadorn et al., 2008). Così interpretata, la scienza della sostenibilità assume anche una connotazione transdisciplinare che la orienta alla risoluzione di problemi reali nella loro unitarietà (Hadorn et al., 2008; Gibbs, 2015; Farioli et al., 2018; Saviano et al., 2018a), favorendo lo sviluppo di una conoscenza ‘socialmente robusta’, capace di contribuire all’avanzamento della scienza e della pratica della sostenibilità (Scholz e Steiner 2015). Emerge, quindi, la necessità di utilizzare le conoscenze prodotte in diversi contesti disciplinari per collaborare alla risoluzione di problemi comuni (Max-Neef, 2005; Nicolescu, 2014; Lawrence, 2015). Tale necessità, di agevole concezione sul piano teorico, presenta non poche criticità sul piano pratico dovute soprattutto alla difficoltà di dialogo tra i diversi ambiti del sapere che, seguendo una linea di sviluppo tipicamente verticale, ovvero di tipo specialistico, hanno formato nel tempo schemi interpretativi specifici dei diversi ambiti problematici indagati; tale specificità diventa spesso ostacolo all’interazione trasformando i confini in barriere (Barile et al., 2012; Barile e Saviano, 2013). La natura complessa della sostenibilità richiede, pertanto, approcci capaci di supportare l’integrazione di teorie e pratiche attinenti ai diversi ambiti scientifici e operativi, così da poter giungere alla creazione di un corpus di conoscenze condiviso a livello scientifico, istituzionale e industriale che recuperi l’unitarietà del reale (Barile et al., 2013; Van Kerkoff, 2014; Miller et al., 2014). Si evidenzia così l’esigenza di approfondire il problema metodologico al fine di individuare modelli e approcci di riferimento per il dialogo inter e transdisciplinare in contesti multi-attore e multi-prospettici di co-creazione di conoscenza.
La co-creazione di conoscenza transdisciplinare per la sostenibilità: il contributo di modelli T-shaped
Marialuisa Saviano;
2019-01-01
Abstract
Dibattendo di sostenibilità, il premio Nobel Elinor Ostrom ha affermato che la comprensione del processo che conduce al miglioramento o al deterioramento delle risorse naturali è ancora limitata, poiché i diversi settori scientifici utilizzano concetti e linguaggi diversi per descrivere e spiegare Sistemi Socio Ecologici (SESs) complessi e le scienze ecologiche e sociali si sono sviluppate in maniera indipendente e risultano difficilmente coniugabili (2009, p. 419). Da tali parole si evince come tanto gli approcci quanto il ‘pensiero’ tradizionale siano generalmente orientati alla soluzione di problemi discreti, fallendo spesso nel comprendere e nello spiegare le relazioni sottostanti problematiche complesse come quelle poste dalla sostenibilità (Blake et al., 2009; Bennett et al., 2009; Barreteau et al., 2010; Siebert, 2011; Brondizio et al., 2016). Negli ultimi decenni, le sfide della sostenibilità e dello sviluppo sostenibile hanno attratto l’attenzione di un numero crescente di studiosi appartenenti a diversi ambiti disciplinari, molti dei quali hanno contribuito alla nascita del corpus di conoscenze della ‘Sustainability Science’ (Kates et al., 2001; Komiyama e Kazuhiko, 2006; Schoolman et al., 2012; Kajikawa et al., 2014). Non una nuova disciplina, ma un insieme organico di conoscenze, il cui sviluppo pone non pochi problemi di carattere, innanzitutto, metodologico (Kates, 2011; Wiek et al., 2012; Kajikawa et al., 2014; Takeuchi et al., 2017; Saviano et al., 2019b). Per ottenere la conoscenza necessaria non solo a preservare le risorse naturali, ma anche a garantire giustizia sociale ed efficienza economica (Clark e Dickson, 2003) è, infatti, necessario armonizzare il contributo di diversi ambiti disciplinari, abbandonando i tradizionali approcci riduzionistici in virtù di approcci più olistici, capaci, cioè, di raccordare prospettive diverse (Glavič e Lukman, 2007). In tale ottica, la sostenibilità si potrebbe configurare come una sorta di meta-disciplina (Mihelcic et al., 2003), capace di travalicare i confini che, tradizionalmente, separano le tre macro aree delle scienze ambientali, delle scienze sociali e delle scienze economiche (Hadorn et al., 2008). Così interpretata, la scienza della sostenibilità assume anche una connotazione transdisciplinare che la orienta alla risoluzione di problemi reali nella loro unitarietà (Hadorn et al., 2008; Gibbs, 2015; Farioli et al., 2018; Saviano et al., 2018a), favorendo lo sviluppo di una conoscenza ‘socialmente robusta’, capace di contribuire all’avanzamento della scienza e della pratica della sostenibilità (Scholz e Steiner 2015). Emerge, quindi, la necessità di utilizzare le conoscenze prodotte in diversi contesti disciplinari per collaborare alla risoluzione di problemi comuni (Max-Neef, 2005; Nicolescu, 2014; Lawrence, 2015). Tale necessità, di agevole concezione sul piano teorico, presenta non poche criticità sul piano pratico dovute soprattutto alla difficoltà di dialogo tra i diversi ambiti del sapere che, seguendo una linea di sviluppo tipicamente verticale, ovvero di tipo specialistico, hanno formato nel tempo schemi interpretativi specifici dei diversi ambiti problematici indagati; tale specificità diventa spesso ostacolo all’interazione trasformando i confini in barriere (Barile et al., 2012; Barile e Saviano, 2013). La natura complessa della sostenibilità richiede, pertanto, approcci capaci di supportare l’integrazione di teorie e pratiche attinenti ai diversi ambiti scientifici e operativi, così da poter giungere alla creazione di un corpus di conoscenze condiviso a livello scientifico, istituzionale e industriale che recuperi l’unitarietà del reale (Barile et al., 2013; Van Kerkoff, 2014; Miller et al., 2014). Si evidenzia così l’esigenza di approfondire il problema metodologico al fine di individuare modelli e approcci di riferimento per il dialogo inter e transdisciplinare in contesti multi-attore e multi-prospettici di co-creazione di conoscenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.