È notorio come il meccanismo del whistleblowing (letteralmente “soffi are nel fischietto”), ideato ed applicato negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna abbia oggi trovato una diffusa applicazione negli altri ordinamenti nazionali grazie anche all’inserimento in norme convenzionali e nel quadro delle organizzazioni internazionali. I casi di corruzione o altre tipologie di illeciti sul posto di lavoro riempiono sempre più frequentemente i titoli dei quotidiani, ancor più oggi per effetto della persistente crisi finanziaria e della crisi pandemica, che hanno accresciuto quella sensazione di privazione dei diritti civili, che spinge le persone a denunciare la corruzione, la frode e l’ingiustizia. Obiettivo del presente lavoro sarà verificare la “tenuta” e i necessari “adeguamenti” dell’attuale legge italiana n. 179/201714 rispetto alle disposizioni della Direttiva, da trasporsi negli ordinamenti degli Stati membri entro il 17 dicembre 2021, salvo una deroga per il settore privato, che, tra l’altro, pone maggiori perplessità in sede attuativa. La tutela del whistleblower nell’ordinamento italiano, che distingue tra settore pubblico e settore privato, risente, infatti, di una diversità di approcci che non trovano riscontro nella Direttiva. Tanto richiede un’opera di ripensamento della legislazione italiana in materia, pena l’inefficacia dello strumento nella lotta alla corruzione, anche a fronte della sua natura “multiforme” e ad applicazione multilivello.

Il whistleblowing come strumento "multilivello" della lotta alla corruzione

TERESA RUSSO
2021-01-01

Abstract

È notorio come il meccanismo del whistleblowing (letteralmente “soffi are nel fischietto”), ideato ed applicato negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna abbia oggi trovato una diffusa applicazione negli altri ordinamenti nazionali grazie anche all’inserimento in norme convenzionali e nel quadro delle organizzazioni internazionali. I casi di corruzione o altre tipologie di illeciti sul posto di lavoro riempiono sempre più frequentemente i titoli dei quotidiani, ancor più oggi per effetto della persistente crisi finanziaria e della crisi pandemica, che hanno accresciuto quella sensazione di privazione dei diritti civili, che spinge le persone a denunciare la corruzione, la frode e l’ingiustizia. Obiettivo del presente lavoro sarà verificare la “tenuta” e i necessari “adeguamenti” dell’attuale legge italiana n. 179/201714 rispetto alle disposizioni della Direttiva, da trasporsi negli ordinamenti degli Stati membri entro il 17 dicembre 2021, salvo una deroga per il settore privato, che, tra l’altro, pone maggiori perplessità in sede attuativa. La tutela del whistleblower nell’ordinamento italiano, che distingue tra settore pubblico e settore privato, risente, infatti, di una diversità di approcci che non trovano riscontro nella Direttiva. Tanto richiede un’opera di ripensamento della legislazione italiana in materia, pena l’inefficacia dello strumento nella lotta alla corruzione, anche a fronte della sua natura “multiforme” e ad applicazione multilivello.
2021
978-88-351-2113-8
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