La ricerca “Qualità ambientale e produzioni certificate nel Comune di Capaccio” costituisce un interessante spunto di riflessione su una serie di profili che appresso si indicano. Innanzitutto, non si può non segnalare la proficua collaborazione tra i due soggetti coinvolti, la Camera di Commercio salernitana e l’Osservatorio dell’Appennino meridionale: in un’epoca di selvaggia logica di riduzione delle risorse, spesso anche a danno di settori rilevanti, l’Ente camerale, finanziando l’iniziativa, ha dato prova del fatto che il problema non è di ridurre indiscriminatamente il sostegno alla ricerca ma di indirizzare le risorse a finalità di ricaduta socio-economica immediata. In questo senso sia consentito porre l’accento sul ruolo dell’Osservatorio, fin qui riuscito esempio di sinergia tra enti pubblici - Università degli studi di Salerno e Regione Campania - affinché le competenze possano fluire in maniera circolare e mettersi al servizio effettivo del territorio. E così è stato nella ricerca in questione: geografi, chimici, giuristi, inseriti in un progetto a naturale vocazione interdisciplinare e con uno sforzo ben superiore al compenso ricevuto (ma questo è proprio del contesto no-profit dell’ente pubblico), hanno realizzato un lavoro, sia permesso dire, senza precedenti, per metodologia e risultati. Quanto a questi ultimi, l’altro aspetto da sottolineare è la “sorprendente” scoperta che il territorio che la Camera ha indicato come “paradigmatico” della ricerca è meno rovinato – ed anzi, non lo è affatto! – di quanto i luoghi comuni sul Mezzogiorno degradato potessero far pensare. Gli esiti del lavoro sono ora affidati alla comunità locale perché siano motivo di approfondimento, costituiscano stimolo a far sempre meglio e diano impulso alla valorizzazione di quanto di buono è stato rinvenuto. Soltanto così si può aprire lo scenario di un rilancio del Sud, senza vittimismi, ma con lo sforzo deciso per rimuovere discriminazioni e “dolose” rappresentazioni alterate della realtà.

Aspetti Territoriali in Qualità ambientale e produzioni certificate nel comune di Capaccio

Mariagiovanna Riitano
2015-01-01

Abstract

La ricerca “Qualità ambientale e produzioni certificate nel Comune di Capaccio” costituisce un interessante spunto di riflessione su una serie di profili che appresso si indicano. Innanzitutto, non si può non segnalare la proficua collaborazione tra i due soggetti coinvolti, la Camera di Commercio salernitana e l’Osservatorio dell’Appennino meridionale: in un’epoca di selvaggia logica di riduzione delle risorse, spesso anche a danno di settori rilevanti, l’Ente camerale, finanziando l’iniziativa, ha dato prova del fatto che il problema non è di ridurre indiscriminatamente il sostegno alla ricerca ma di indirizzare le risorse a finalità di ricaduta socio-economica immediata. In questo senso sia consentito porre l’accento sul ruolo dell’Osservatorio, fin qui riuscito esempio di sinergia tra enti pubblici - Università degli studi di Salerno e Regione Campania - affinché le competenze possano fluire in maniera circolare e mettersi al servizio effettivo del territorio. E così è stato nella ricerca in questione: geografi, chimici, giuristi, inseriti in un progetto a naturale vocazione interdisciplinare e con uno sforzo ben superiore al compenso ricevuto (ma questo è proprio del contesto no-profit dell’ente pubblico), hanno realizzato un lavoro, sia permesso dire, senza precedenti, per metodologia e risultati. Quanto a questi ultimi, l’altro aspetto da sottolineare è la “sorprendente” scoperta che il territorio che la Camera ha indicato come “paradigmatico” della ricerca è meno rovinato – ed anzi, non lo è affatto! – di quanto i luoghi comuni sul Mezzogiorno degradato potessero far pensare. Gli esiti del lavoro sono ora affidati alla comunità locale perché siano motivo di approfondimento, costituiscano stimolo a far sempre meglio e diano impulso alla valorizzazione di quanto di buono è stato rinvenuto. Soltanto così si può aprire lo scenario di un rilancio del Sud, senza vittimismi, ma con lo sforzo deciso per rimuovere discriminazioni e “dolose” rappresentazioni alterate della realtà.
2015
978-88-9400-891-3
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