La recente vicenda della demolizione dell’edificio dell’ex Catasto in via de Gasperi a Napoli ha accesso un significativo dibattito circa il futuro delle opere di architettura moderna in disuso e non sottoposte ad alcuna forma di tutela. L’edificio, che fi no a qualche anno fa ha ospitato uffici, caduto in abbandono è stato poi rivenduto e demolito per fare spazio a un nuovo complesso edilizio con un cospicuo numero di appartamenti privati. La vicenda si è prestata a numerose critiche che hanno riguardato la necessità di rivedere la demolizione come strumento di trasformazione urbana. Questo caso locale si avvicina ai tantissimi altri casi che continuamente in Italia e all’estero sono dibattuti per la necessità di adeguamenti funzionali e di manutenzioni. Questo contributo propone di riconsiderare la demolizione totale a favore di una strategia che utilizzi la porosità come strumento per riscrivere la relazione tra spazio e struttura. In particolare, gli edifici costruiti in epoca moderna, essendo caratterizzati dall’indipendenza del telaio strutturale dall’organizzazione spaziale, si prestano ad azioni di trasformazione attraverso parziali e controllate erosioni di parti dell’edificio. Distinguendo la struttura dall’organizzazione spaziale è possibile produrre porosità all’interno dell’edificio. Alla parziale e progressiva decostruzione di porzioni dell’edificio corrisponde la possibilità di costruire nuove relazioni tra le parti, tra l’edificio stesso e la città, con nuove possibilità visive e spaziali. Il tema della porosità come strumento per la riscrittura della relazione tra struttura e spazio viene affrontato attraverso questioni teoriche, con commenti e riletture di testi di riferimento, e attraverso sperimentazioni progettuali su casi studio.
La porosità come strumento per la riscrittura della relazione tra struttura e spazio nei processi di trasformazione urbana
Alessandra COMO
;Luisa SMERAGLIUOLO PERROTTA
2022-01-01
Abstract
La recente vicenda della demolizione dell’edificio dell’ex Catasto in via de Gasperi a Napoli ha accesso un significativo dibattito circa il futuro delle opere di architettura moderna in disuso e non sottoposte ad alcuna forma di tutela. L’edificio, che fi no a qualche anno fa ha ospitato uffici, caduto in abbandono è stato poi rivenduto e demolito per fare spazio a un nuovo complesso edilizio con un cospicuo numero di appartamenti privati. La vicenda si è prestata a numerose critiche che hanno riguardato la necessità di rivedere la demolizione come strumento di trasformazione urbana. Questo caso locale si avvicina ai tantissimi altri casi che continuamente in Italia e all’estero sono dibattuti per la necessità di adeguamenti funzionali e di manutenzioni. Questo contributo propone di riconsiderare la demolizione totale a favore di una strategia che utilizzi la porosità come strumento per riscrivere la relazione tra spazio e struttura. In particolare, gli edifici costruiti in epoca moderna, essendo caratterizzati dall’indipendenza del telaio strutturale dall’organizzazione spaziale, si prestano ad azioni di trasformazione attraverso parziali e controllate erosioni di parti dell’edificio. Distinguendo la struttura dall’organizzazione spaziale è possibile produrre porosità all’interno dell’edificio. Alla parziale e progressiva decostruzione di porzioni dell’edificio corrisponde la possibilità di costruire nuove relazioni tra le parti, tra l’edificio stesso e la città, con nuove possibilità visive e spaziali. Il tema della porosità come strumento per la riscrittura della relazione tra struttura e spazio viene affrontato attraverso questioni teoriche, con commenti e riletture di testi di riferimento, e attraverso sperimentazioni progettuali su casi studio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.