La corsa all’Artico porta l’attenzione su una parte della Terra, inesplorata, dotata di risorse, contendibile e contesa ma non, presumibilmente, oggetto di guerre di conquista, soprattutto se si considera che la gran parte delle risorse energetiche sono allocate in spazi marittimi di sfruttamento esclusivo già assegnati e nella disponibilità degli Stati e, in ogni caso estraibili con difficoltà e ad alti costi. Oltre alle opportunità offerte alla navigazione marittima, le grandi Potenze Stati Uniti, Federazione Russa e Cina in primis, ma anche Canada, Argentina e Cile puntano ai Poli poiché ingabbiano sotto i loro ghiacci circa l’ delle risorse mondiali, da quelle energetiche quali gas e petrolio a quelle minerarie, ivi incluse le terre rare di cui la Cina è ghiotta. La corsa all’accaparramento di queste risorse si è fatta più aspra e competitiva man mano che il disgelo le ha rese più accessibili: tra lotte ambientaliste da un lato e militarizzazione (effettiva, tentata o dissimulata a seconda dei casi) dall’altro. Il Polo nord è diventato non solo il nuovo vero terreno di scontro ma anche la nuova frontiera strategica (seppur non geografica) che alcune Potenze hanno individuato per proiettare la loro potenza (l’ultimo Piano strategico presentato da Pechino lo dimostra). Ne deriva uno scenario di competizione condizionato dalla proiezione di quel che la scienza riuscirà a far conoscere e a utilizzare e, quindi, preventivo.
Polo artico. Nuove frontiere geopolitiche per le grandi potenze
Teresa Amodio
2022-01-01
Abstract
La corsa all’Artico porta l’attenzione su una parte della Terra, inesplorata, dotata di risorse, contendibile e contesa ma non, presumibilmente, oggetto di guerre di conquista, soprattutto se si considera che la gran parte delle risorse energetiche sono allocate in spazi marittimi di sfruttamento esclusivo già assegnati e nella disponibilità degli Stati e, in ogni caso estraibili con difficoltà e ad alti costi. Oltre alle opportunità offerte alla navigazione marittima, le grandi Potenze Stati Uniti, Federazione Russa e Cina in primis, ma anche Canada, Argentina e Cile puntano ai Poli poiché ingabbiano sotto i loro ghiacci circa l’ delle risorse mondiali, da quelle energetiche quali gas e petrolio a quelle minerarie, ivi incluse le terre rare di cui la Cina è ghiotta. La corsa all’accaparramento di queste risorse si è fatta più aspra e competitiva man mano che il disgelo le ha rese più accessibili: tra lotte ambientaliste da un lato e militarizzazione (effettiva, tentata o dissimulata a seconda dei casi) dall’altro. Il Polo nord è diventato non solo il nuovo vero terreno di scontro ma anche la nuova frontiera strategica (seppur non geografica) che alcune Potenze hanno individuato per proiettare la loro potenza (l’ultimo Piano strategico presentato da Pechino lo dimostra). Ne deriva uno scenario di competizione condizionato dalla proiezione di quel che la scienza riuscirà a far conoscere e a utilizzare e, quindi, preventivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.