In the early medieval Latin West, the ontological triad of substantia, virtus and operatio is based purely on the Neoplatonic model, which draws on the works of the pseudo-Dionysius, mostly mediated by the reading of John Scottus Eriugena. Starting from the first readers of the Eriugena, found in the school of Auxerre, the triad is introduced to Latin philosophical and theological thought along underground channels: this is testified by occasional mentions of the triad by authors such as Hugh of St. Victor, Isaac of Stella, Hugh Etherianus (who uses it to justify the doctrine of the Filioque by analogy) and Thomas Gallus (whose commentary of the pseudo-Dionysius writings would then introduce the triad into the Parisian university setting). Being used in different contexts, from the sermon to the theological commentary, the doctrine of the triad also appears in the middle of Scholasticism by authors such as Henry of Ghent, Henry Bate of Malines, Humbert of Preuilly, Giles of Rome and John of Mallinges, confirming the fact of the development of Aristotelian metaphysics in the late Middle Ages from a neo-Platonic speculative framework.

La triade dell’essere substantia, virtus e operatio si innesta nell’Occidente latino altomedievale prettamente sul modello neoplatonico, che attinge dalle opere dello pseudo-Dionigi, mediate per lo più dalla lettura di Giovanni Scoto. A partire dai primi lettori dell’Eriugena, rinvenibili nella scuola di Auxerre, la triade entra perciò nel pensiero filosofico e teologico latino percorrendo canali sotterranei: ciò è testimoniato da menzioni occasionali della triade in autori come Ugo di San Vittore, Isacco della Stella, Ugo Eteriano (che la utilizza per giustificare per via analogica la dottrina del Filioque) e Tommaso Gallo (il cui commento al corpus degli scritti dello pseudo-Dionigi immetterà la triade nel mondo universitario parigino). Utilizzata dunque in differenti contesti, dal sermone al commento teologico, la dottrina della triade si presenta anche nel cuore della Scolastica in autori come Enrico di Gand, Enrico Bate di Malines, Umberto di Preuilly, Egidio Romano e Giovanni di Mallinges, confermando il dato dello sviluppo della metafisica aristotelica bassomedievale a partire da un impianto speculativo neoplatonico.

La triade dell’essere da Eirico di Auxerre a Egidio Romano

Antonio Sordillo
2022-01-01

Abstract

In the early medieval Latin West, the ontological triad of substantia, virtus and operatio is based purely on the Neoplatonic model, which draws on the works of the pseudo-Dionysius, mostly mediated by the reading of John Scottus Eriugena. Starting from the first readers of the Eriugena, found in the school of Auxerre, the triad is introduced to Latin philosophical and theological thought along underground channels: this is testified by occasional mentions of the triad by authors such as Hugh of St. Victor, Isaac of Stella, Hugh Etherianus (who uses it to justify the doctrine of the Filioque by analogy) and Thomas Gallus (whose commentary of the pseudo-Dionysius writings would then introduce the triad into the Parisian university setting). Being used in different contexts, from the sermon to the theological commentary, the doctrine of the triad also appears in the middle of Scholasticism by authors such as Henry of Ghent, Henry Bate of Malines, Humbert of Preuilly, Giles of Rome and John of Mallinges, confirming the fact of the development of Aristotelian metaphysics in the late Middle Ages from a neo-Platonic speculative framework.
2022
La triade dell’essere substantia, virtus e operatio si innesta nell’Occidente latino altomedievale prettamente sul modello neoplatonico, che attinge dalle opere dello pseudo-Dionigi, mediate per lo più dalla lettura di Giovanni Scoto. A partire dai primi lettori dell’Eriugena, rinvenibili nella scuola di Auxerre, la triade entra perciò nel pensiero filosofico e teologico latino percorrendo canali sotterranei: ciò è testimoniato da menzioni occasionali della triade in autori come Ugo di San Vittore, Isacco della Stella, Ugo Eteriano (che la utilizza per giustificare per via analogica la dottrina del Filioque) e Tommaso Gallo (il cui commento al corpus degli scritti dello pseudo-Dionigi immetterà la triade nel mondo universitario parigino). Utilizzata dunque in differenti contesti, dal sermone al commento teologico, la dottrina della triade si presenta anche nel cuore della Scolastica in autori come Enrico di Gand, Enrico Bate di Malines, Umberto di Preuilly, Egidio Romano e Giovanni di Mallinges, confermando il dato dello sviluppo della metafisica aristotelica bassomedievale a partire da un impianto speculativo neoplatonico.
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