Il numero monografico di «Acting Archives Review» è l’esito di un progetto editoriale, coordinato da Aurora Egidio, nato nella primavera del 2022, poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. A seguito degli episodi di boicottaggio e di ostracismo nei confronti della cultura russa emersi in Europa e nel mondo e della repentina e traumatica interruzione degli scambi culturali, il progetto si è posto l’obiettivo di ri-narrare il teatro russo, rammentando attraverso fatti, esperienze e scelte artistiche l’impatto che la cultura teatrale russa ha avuto nel panorama internazionale. La raccolta di saggi di studiosi italiani e stranieri, coronata dalla testimonianza di Grigorij Služitel’, attore e scrittore russo fuggito in esilio a seguito degli eventi bellici, copre un arco temporale che dal primo Novecento si spinge fino ai giorni nostri, attuando diverse prospettive. Da una parte, si pone l’accento sullo sguardo dello straniero, che attraverso un’indagine attenta e sensibile, è in grado di rintracciare la natura autentica dell’opera di un autore russo, cogliendo al contempo l’occasione di rielaborare la propria poetica. È il tema dei saggi di Federica Mazzocchi, dedicato alla messa in scena del Giardino dei ciliegi, realizzata da Luchino Visconti al Teatro Stabile di Roma nel 1965, e di Livia Di Lella, dedicato alla riduzione teatrale dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij realizzata da Jacques Copeau nel 1911. Un caso esemplare dell’apertura verso l’esterno della cultura teatrale russa, del desiderio di tessere relazioni e stabilire contatti proficui oltrefrontiera viene invece ricostruito nel saggio di Donatella Gavrilovich, dedicato alla tournée compiuta negli Stati Uniti da Vera Komissarževskaja nel 1908. Viene infine rovesciata la prospettiva, raccontando due esperienze di intensa sperimentazione realizzate in Russia, che creano un’interferenza importante con la cultura occidentale. Il saggio di Vadim Ščerbakov, fondato su documenti e testimonianze rare, ricostruisce la lunga fase di elaborazione del sistema attorico mejerchol’diano e della biomeccanica, soffermandosi sulle premesse teoriche messe a punto nello Studio di via Borodinskaja e sull’importanza dell’esperienza personale vissuta da Mejerchol’d come giovane interprete al Teatro d’Arte di Mosca, al fianco di Stanislavskij. Michaela Bohmig, invece, ricorrendo a ricordi personali e appunti presi negli anni della perestrojka, integrati da una cospicua rassegna stampa, offre una articolatissima ricognizione dell’esperienza dei Teatri-studio attivi a Mosca in quel periodo, realtà alternative al circuito dei teatri ufficiali, che possono finalmente avvalersi di un repertorio più ampio, includendo testi stranieri fino a poco tempo prima preclusi, e possono sperimentare una forma di regia che può guardare ai modelli occidentali e all’esperienza delle avanguardie storiche. In allegato ai saggi di Donatella Gavrilovich e Federica Mazzocchi sono pubblicati materiali d’archivio inediti, attinti rispettivamente dai fondi del Museo Centrale Statale Teatrale “A.A. Bachrušin” di Mosca e dal Fondo Gastone Bosio del Civico Museo Biblioteca dell’Attore di Genova.

Acting Archives Review. Numero monografico dedicato al teatro russo

aurora egidio
2022

Abstract

Il numero monografico di «Acting Archives Review» è l’esito di un progetto editoriale, coordinato da Aurora Egidio, nato nella primavera del 2022, poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. A seguito degli episodi di boicottaggio e di ostracismo nei confronti della cultura russa emersi in Europa e nel mondo e della repentina e traumatica interruzione degli scambi culturali, il progetto si è posto l’obiettivo di ri-narrare il teatro russo, rammentando attraverso fatti, esperienze e scelte artistiche l’impatto che la cultura teatrale russa ha avuto nel panorama internazionale. La raccolta di saggi di studiosi italiani e stranieri, coronata dalla testimonianza di Grigorij Služitel’, attore e scrittore russo fuggito in esilio a seguito degli eventi bellici, copre un arco temporale che dal primo Novecento si spinge fino ai giorni nostri, attuando diverse prospettive. Da una parte, si pone l’accento sullo sguardo dello straniero, che attraverso un’indagine attenta e sensibile, è in grado di rintracciare la natura autentica dell’opera di un autore russo, cogliendo al contempo l’occasione di rielaborare la propria poetica. È il tema dei saggi di Federica Mazzocchi, dedicato alla messa in scena del Giardino dei ciliegi, realizzata da Luchino Visconti al Teatro Stabile di Roma nel 1965, e di Livia Di Lella, dedicato alla riduzione teatrale dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij realizzata da Jacques Copeau nel 1911. Un caso esemplare dell’apertura verso l’esterno della cultura teatrale russa, del desiderio di tessere relazioni e stabilire contatti proficui oltrefrontiera viene invece ricostruito nel saggio di Donatella Gavrilovich, dedicato alla tournée compiuta negli Stati Uniti da Vera Komissarževskaja nel 1908. Viene infine rovesciata la prospettiva, raccontando due esperienze di intensa sperimentazione realizzate in Russia, che creano un’interferenza importante con la cultura occidentale. Il saggio di Vadim Ščerbakov, fondato su documenti e testimonianze rare, ricostruisce la lunga fase di elaborazione del sistema attorico mejerchol’diano e della biomeccanica, soffermandosi sulle premesse teoriche messe a punto nello Studio di via Borodinskaja e sull’importanza dell’esperienza personale vissuta da Mejerchol’d come giovane interprete al Teatro d’Arte di Mosca, al fianco di Stanislavskij. Michaela Bohmig, invece, ricorrendo a ricordi personali e appunti presi negli anni della perestrojka, integrati da una cospicua rassegna stampa, offre una articolatissima ricognizione dell’esperienza dei Teatri-studio attivi a Mosca in quel periodo, realtà alternative al circuito dei teatri ufficiali, che possono finalmente avvalersi di un repertorio più ampio, includendo testi stranieri fino a poco tempo prima preclusi, e possono sperimentare una forma di regia che può guardare ai modelli occidentali e all’esperienza delle avanguardie storiche. In allegato ai saggi di Donatella Gavrilovich e Federica Mazzocchi sono pubblicati materiali d’archivio inediti, attinti rispettivamente dai fondi del Museo Centrale Statale Teatrale “A.A. Bachrušin” di Mosca e dal Fondo Gastone Bosio del Civico Museo Biblioteca dell’Attore di Genova.
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